Vertiv: in Europa cloud e colocation continuano a crescere

In Europa cloud e colocation sono in continua crescita

Peter Lambrecht, Vice President Sales Data Center Applications per Vertiv in EMEA: il mercato cloud e colocation si espande con successo in tutto il mondo. Ad esempio nel Nord America il 57% afferma di voler incrementare l’utilizzo di cloud computing o colocation nei prossimi due anni, e questa tendenza è in atto anche nel resto del mondo, inclusa l’Europa.

In generale, le motivazioni sono le stesse, in Nord America e in Europa. I data center stanno diventando più complessi, quindi le aziende stanno cercando di esternalizzare le attività, affidando le proprie esigenze IT in outsourcing a strutture specializzate. In questo modo le risorse interne possono dedicarsi maggiormente al business. Inoltre, le richieste di capacità aumentano senza fine, di conseguenza diventa scoraggiante pensare di continuare a investire in ampliamenti del data center o in un nuove strutture. Fornitori di computing di terze parti possono eliminare questi problemi.

Questo è importante perché l’Europa è sede di alcuni dei più attivi hub di colocation nel mondo. Sicuramente ci sono altri fattori, legati solo all’Europa, che guidano la diffusione e l’adozione della colocation. Ad esempio, la Brexit sta modificando la situazione dei proprietari di data center e dei provider di cloud e colocation, complicando le problematiche relative alla proprietà e al trasferimento dei dati e, in alcuni casi, spingendo le aziende a modificare le proprie strategie IT.

Londra al momento è al primo posto a livello globale, in base alla classifica stilata dal Cloudscene la più grande directory mondiale di data center di colocation, fornitori di servizi cloud e fabric di rete, mentre Amsterdam, Francoforte e Parigi occupano rispettivamente il secondo, il terzo e il quinto posto. Amsterdam è tra i mercati di colocation in più rapida crescita nel mondo, con 292 MW di capacità e il 22% di market share in EMEA.

In base al report di CBRE sui Data Center in Europa nel Q2 2017, i primi sei mesi dello scorso anno hanno visto una crescita dell’offerta combinata di 74 MW, con la previsione di altri 120 MW entro la sua fine. Questo ha reso il 2017 un anno record per la colocation in Europa. Prepariamoci a qualcosa di più nel 2018. L’utilizzo della realtà virtuale e dell’intelligenza artificiale è aumentato, inoltre, le reti di comunicazione 5G e i requisiti di computing guidati dall’Internet of Things fanno crescere l’esigenza di capacità maggiori, in modo più rapido di quanto la maggior parte dei data center aziendali possa supportare. I provider di colocation, inoltre, sono generalmente all’avanguardia nell’evoluzione tecnologica e hanno perfezionato i propri processi di crescita per rispondere all’aumento di richieste .

Uno dei principali benefici dei colocator è la loro interconnettività con altri data center e reti, ma la connettività potrebbe essere compromessa quando il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea. Liam Philips, senior associate di Reed Smith, citato nel report BroadGroup’s Colocation Market Quarterly Q3 2017, afferma che Brexit sta innescando un aumento delle richieste di “diritto di migrazione” a medio termine dai data center del Regno Unito ad altri situati in Europa continentale. La comunità internazionale, infatti, ha maggiore consapevolezza della sicurezza dei dati e sta adottando leggi per la definizione della proprietà e della sovranità dei dati; di conseguenza l’isolazionismo del Regno Unito diventerà più problematico.

Da tenere in considerazione il GDPR (General Data Protection Regulation) attivo da maggio 2018. Il GDPR richiederà ai paesi di sapere dove sono situate le informazioni e limiterà ancora di più la loro condivisione oltre confine. Con il Regno Unito fuori dall’Unione Europea, bisognerà valutare gli eventuali impatti sulla compliance al GDPR. Il GDPR non sarà l’unica iniziativa legislativa che influenzerà il mondo del data center in Europa. La MiFID II, la normativa europea che disciplina i servizi di investimento, verrà applicata indicativamente nello stesso periodo.

La MiFID II stabilisce che le organizzazioni che forniscono servizi finanziari ai clienti debbano registrare e archiviare tutte le comunicazioni relative a una transazione. Ciò creerà un significativo aumento della necessità di capacità storage, in quanto tutte le telefonate, i messaggi vocali, le email, i messaggi, le riunioni e le conversazioni registrate nonchè ogni altra interazione, dovranno essere raccolte e archiviate. È molto probabile che questi requisiti di archiviazione dati si estendano ben oltre le capacità IT esistenti della banca o di altro istituto finanziario tradizionale.

Le stime suggeriscono che il 48% circa delle aziende in Europa sposterà i dati in data center nuovi o diversi per prepararsi al GDPR e alla MiFID. Sarà quindi probabile che trasferiscano i dati nel paese o nei paesi più vantaggiosi per le loro operazioni. Quindi, dove andranno?
Sarà difficile che le aziende investano in propri data center nuovi per rispettare la conformità alle prossime normative e, almeno nel breve termine, potrebbero ricorrere ai provider di colocation. Ciò ha determinato in parte il tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 7,8% previsto tra i colocator in Europa dal 2015-2020 (la proiezione è del 18,5% per i fornitori cloud).
Tutto questo rende il 2018 un anno ricco di avvenimenti, con la crescita della colocation in Europa. Il luogo esatto in cui avverrà tale incremento ci dirà molte cose sulla direzione che sta prendendo il mercato.