Una ricerca di IDC su 172 imprese italiane di classe enterprise ha individuato 4 stadi di avanzamento per trasformare i dati in fattore produttivo e competitivo. Infatti per cogliere le nuove sfide dei mercati occorre una cultura aziendale che sia centrata sul dato. In altre parole, l’abilità di impiegare strumenti analitici avanzati, di visualizzare e interpretare relazioni implicite fra dati eterogenei, e di indirizzare tali competenze a un supporto immediato e costante dei processi decisionali richiede un balzo oltre i tradizionali paradigmi di analisi, introducendo nuove soluzioni, nuovi processi e nuove figure professionali.
L’impresa che intende affrontare la sfida della trasformazione digitale deve necessariamente evolvere a una dimensione del tutto nuova.
I sistemi di business intelligence e business analytics esistono da decenni, non sempre però hanno prodotto un reale supporto decisionale.
È quindi necessario spostare la focalizzazione dai big data, dagli analytics o dal machine learning alle decisioni, così da sfruttare le informazioni per un vantaggio competitivo che non si esaurisca nell’immediato.
Entro il 2021, prevede IDC, una grande impresa su quattro avrà creato un processo di interpretazione del dato basato su un’ampia articolazione di figure professionali specifiche e indipendenti, per sfruttare nel miglior modo possibile il fattore produttivo e decisionale del nuovo millennio, l’informazione.
La ricerca di IDC indaga come, attualmente, si posizionano le aziende, soprattutto in Italia, in questo percorso di gestione del dato come fattore competitivo.
Sulle 172 imprese italiane di classe enterprise prese in esame, quasi la metà del campione (il 43%) si trova al primo stadio, cioè devono ancora concludere la fase di razionalizzazione dei propri sistemi e della propria strategia digitale, e non riescono ancora a trarre un vantaggio competitivo concreto dai dati.
Al secondo stadio appartiene il 25% delle grandi aziende italiane. Dato che viene considerato come uno strumento indispensabile per progredire nei processi di automazione industriale, ovvero rappresenta un valore soltanto se consente di automatizzare meglio i processi.
Nel terzo stadio risiede il 23% del campione analizzato da IDC, imprese che impiegano i dati per consolidare un vantaggio immediato nei confronti dei concorrenti senza procedere necessariamente attraverso l’automazione, ma migliorando l’efficacia dei processi di pianificazione e controllo.
Infine, al quarto stadio, il più avanzato, appartiene il 9% delle grandi aziende italiane: realtà che IDC colloca in una fase profonda di trasformazione, capaci di gestire i dati non solo per automatizzare i processi o migliorare la pianificazione e il controllo, ma per competere sul terreno dell’innovazione a lungo termine.
Per aiutare le aziende a trasformarsi per competere sul mercato, il 30 maggio a Milano si terrà “Roadmap to Intelligent Enterprise: le nuove strategie per competere nell’economia della conoscenza”, evento organizzato da MicroStrategy in collaborazione con IDC.
Gli analisti di IDC e gli esperti di MicroStrategy illustreranno le nuove tendenze nell’ambito degli analytics e condivideranno le loro esperienze su temi quali il data-driven decision making e l’intelligence process workflow, per spiegare alla platea di Cio e innovation manager cosa stiano concretamente facendo le grandi imprese in Italia e in Europa per affrontare la sfida della trasformazione in Intelligent Enterprise.