Overland-Tandberg RDX QuikStation 4 è un prodotto completo, affiancato da un servizio di assistenza strutturato e competente, nonché da una buona libreria di documenti e manuali per la configurazione e l’installazione.
Nonostante ciò, la prima configurazione e la gestione delle diverse funzionalità richiede competenze IT e di networking non proprio di livello base.
L’azienda semplifica i passaggi principali includendo un pieghevole che guida l’installatore passo passo, per completare l’intera procedura senza intoppi. Al di là del montaggio fisico nell’armadio, il setup iniziale prevede la connessione di almeno una porta Ethernet alla rete aziendale, dalla quale prenderà un IP assegnato via DHCP.
Per individuare l’IP della macchina o per assegnarne uno specifico è disponibile in bundle una chiavetta USB, sulla quale è necessario caricare rispettivamente i file network.info o network.conf, prima di connetterla alla porta frontale dell’appliance.
In alternativa è possibile avviare uno dei tanti software di network discovery facilmente reperibili sul Web o, ancora, connettere un display alla porta VGA e interagire con l’interfaccia testuale Linux.
Una volta eseguiti questi passaggi, il dispositivo sarà raggiungibile via browser all’indirizzo specificato. L’interfaccia di default è essenziale, priva di fronzoli e un poco austera. Bastano però pochi minuti per prendere confidenza con i menu a tendina e la sezione centrale del pannello dove, di volta in volta, sono visualizzate le informazioni richieste (configurazione, monitoraggio, diagnostica).
A livello di supporto è possibile espellere, cancellare o clonare i differenti media inseriti e impostare una specifica unità in modo che appaia all’host come un disco fisso. In termini di gestione logica, invece, è possibile impostare la protezione di accesso con l’autenticazione CHAP e definire gli elenchi degli iniziatori host consentiti.
Per le prove abbiamo adottato unità rimovibili da 3 – 4 TByte e abbiamo apprezzato la possibilità di configurare le cartucce secondo differenti modalità, in base alle esigenze. Le singole unità possono essere infatti indirizzate come singoli Target iSCSI, o come obiettivo di backup fisso per l’impiego con ambienti Windows e software di backup.
In aggiunta, i drive connessi sono configurabili come una sola unità logica, sia in modalità “removable”, sia “fixed disk” o, ancora, in modalità Protected Logical Volume.
Questo tipo di setup abilita l’uso di tutte le cartucce connesse come un solo contenitore logico e permette di attivare la ridondanza di sicurezza con fault tolerance di un disco, in modo del tutto analogo a quanto avviene in un ecosistema RAID 5, spesso adottato su macchine NAS o server.
Il passaggio tra le varie modalità avviene in modo guidato tramite un wizard apposito; le attività di riconfigurazione richiedono l’espulsione di tutte le cartucce connesse, il riavvio e una procedura automatica di setup, per un totale di 5 -6 minuti.