Aggiungere alla rete un kit Netgear Orbi è una vera passeggiata, pur non disponendo di grandi conoscenze tecniche. I più tecnici apprezzeranno il buon grado di configurazione degli apparati, anche se non abbiamo riscontrato feature uniche. Al tempo stesso saranno meno entusiasti della totale assenza di LED di stato che possano indicare le attività in corso sulle porte e via wireless.
Il satellite Orbi, comunque subordinato alla componente router per funzionare, può essere interrogato direttamente ma incorpora un’interfaccia strutturata principalmente per la diagnostica e la reportistica. Le attività di configurazione e controllo possono essere svolte anche attraverso Netgear Genie e le App a supporto del prodotto, per iOS e Android.
Durante le prove abbiamo potuto apprezzare il lavoro svolto dall’azienda per rendere il prodotto davvero easy-to-use, non abbiamo rilevato problemi o alcun difficoltà, sia utilizzando il kit come router primario, sia in configurazione access point, a valle di una infrastruttura esistente. I menu sono di facile comprensione anche se l’applicazione di alcune impostazioni può richiedere più che qualche secondo, in alcuni casi.
Netgear ci ha fornito due adattatori USB 3.0 – A6210, ideali per verificare le prestazioni wireless di Orbi
Una menzione per le porte USB e il sistema di condivisione automatico ReadyShare è doverosa. Entrambi gli apparati dispongono di un connettore USB, che però è di tipo 2.0, capace di velocità massima teorica di 480 MBps. Questa scelta appare decisamente in controtendenza con la ricerca di performance dell’intera architettura e va a limitare il trasferimento dati da storage locali connessi. Non solo, la condivisione automatica avviene per una sola porta e un solo device; pur collegando due storage, di fatto, avremo accesso a uno solo. Tutto questo a patto di non voler raggiungere la condivisione “assente” in modo manuale attraverso l’IP e il nome della cartella. La cartella ReadyShare condivisa è inoltre molto lenta a comparire e ad aggiornarsi.
Durante le prove abbiamo misurato l’assorbimento degli apparati. Entrambe le unità hanno registrato consumi analoghi: circa 5 W in fase di boot-up, 7,3 W in fase di standby/bassa attività e fino a 11,2 W se sottoposti a un intenso carico di lavoro.
Considerando il consumo in fase di attesa (7,3 W da moltiplicare per i due device), stupisce la mancanza di una funzione di risparmio energetico impostabile via Web o un meccanismo automatico capace di limitare i consumi in assenza di connessioni.