Enrico Brunero, ITaaS SU Manager di Dimension Data Italia, ci illustra i vantaggi dell’automazione IT e la necessità, sempre più evidente, di trasformazione delle aziende.
– Il passaggio verso un’industria più efficiente ed efficace passa dall’automazione delle attività, quali elementi principali dovranno essere resi autonomi per primi?
Se il raggiungimento di una trasformazione digitale comporta un maggior avvicinamento dell’IT al business, per far ciò è necessario liberare risorse IT utili all’innovazione. Ecco perché, limitatamente alle infrastrutture, l’automazione di tutte le attività inerenti le operations routinarie rappresenta un enorme vantaggio.
Come evidenziato dal Report di Dimension Data, commissionato ad IDC, a oggi oltre il 50% del tempo speso dallo staff IT fa ancora riferimento ad aree quale il monitoring, il troubleshooting delle infrastrutture, la gestione di server, storage e delle reti e l’installazione o l’aggiornamento delle componenti software. Affidarsi a un partner, come Dimension Data, nell’erogazione di servizi elementari di operations e managament, automatizzando di fatto queste attività, consente di ridurre di oltre la metà il tempo del personale IT interno, che può così dedicarsi proattivamente al supporto delle nuove iniziative di business.
– IoT e Big Data spingeranno le aziende verso un cambiamento strutturale, necessario per sfruttare i vantaggi derivanti dalle grandi moli di dati. Quali aspetti risultano cruciali in questo processo? Perché?
È chiaro che la mole di dati prodotta con un approccio IoT è rilevante e richiede un diverso paradigma per lo storage, sempre più indirizzato verso il modello “Software Defined”. Questo implica che per sfruttare, gestire e beneficiare di questi dati il tema fondamentale è il modo con cui le aziende li utilizzano, trasformandoli agilmente in informazioni utili ai processi decisionali di business. Questo implica la centralità di una figura competente in data analytics, un data scientist, proprio perché gli analytics costituiscono uno dei nuovi pilastri che stanno contribuendo a trasformare la modalità di erogazione dei servizi agli utenti.
– Per una trasformazione digitale pienamente riuscita è indispensabile disporre di un adeguato pacchetto, che includa competenze e strumenti. Quali figure e strumenti reputate imprescindibili?
In sintesi, le aziende hanno bisogno di figure professionali che abbiano le capacità per muoversi all’interno di questi nuovi paradigmi, con nuove modalità di sviluppo e con strumenti per lo sviluppo differenti da quelli utilizzati sino a oggi.
Oltre a figure professionali che siano più vicine ai dipartimenti di business, nei dipartimenti IT sono oggi necessarie competenze di programmazione nell’ambito delle operation sull’infrastruttura. Orchestrazione, provisioning e deprovisioning, deployment di nuovi servizi sono tutte operazioni che traggono forte beneficio se automatizzate attraverso interfacce programmabili basate su API. Per poter beneficiare di questo modello è necessario che si “torni a programmare”, questa volta utilizzando nuovi strumenti, nuovi linguaggi nuovi modelli “agili”. Oggi, esiste un approccio ai servizi applicativi che sta andando sempre di più verso la creazione di micro servizi, e aggregazione di micro servizi, che velocizza il processo di messa in produzione di servizi completi grazie a nuovi modelli centrati su DevOps (ormai nemmeno più tanto nuovi). Tutto ciò implica un cambio del paradigma con cui vengono sviluppate le applicazioni e un processo in cui il mix di sviluppo e operations non è più separato ma costituisce un continuum. Di conseguenza questo costringe a considerare sia diversi strumenti per lo sviluppo sia competenze diverse – tanto più importanti quanto più le applicazioni sono rivolte al mondo del mobile proprio in virtù del modello del continuos improvement delle applicazioni e su cicli di vita di approvvigionamento, aggiunta di funzionalità o fine delle applicazione, che è diventato drammaticamente più breve rispetto alle applicazioni del passato.
– Non c’è dubbio che l’approccio ibrido sia attualmente quello più adottato e vincente. Secondo la vostra visione, quali sono i punti a favore di Hybrid Cloud e Hybrid IT?
Secondo noi tra i benefici offerti dall’Hybrid Cloud e l’Hybrid IT, sia la possibilità di sfruttare al meglio l’infrastruttura interna per erogare servizi, sia l’agilità e l’automazione che il modello cloud-based mette a disposizione in un’ottica di IaaS, SaaS e, in particolare in relazione alla domanda precedente, di PaaS. Chiaramente i motivi per cui un’azienda sceglie una modalità legata all’Hybrid IT o all’Hybrid Cloud, parte della visione più ampia dell’Hybrid IT, sono svariati: dalle tematiche legate ad applicazioni e dati che per motivi di compliance e sicurezza o di stabilità dei carichi applicativi richiedono di essere ospitati in infrastrutture proprie o dedicate, o in funzione di applicazioni dinamiche per loro natura o nativamente cloud. Ciò che ne deriva è un mix di risorse e di applicazioni interne, o in cloud o hosted al di fuori del perimetro aziendale che richiedono modelli di gestione e operations diversi.
– Quali sono i rischi, nel medio periodo, per le aziende che non attueranno processi di trasformazione?
Il rischio più evidente è che l’IT rimanga fuori dalle scelte strategiche. Il fatto di non riuscire a tenere il passo dei dipartimenti di business, che richiedono tempi di risposta molto più veloci rispetto a quelli tradizionali dell’IT, ha degli effetti negativi. In primis, le aziende non si fermano e quindi decidono di non ricorrere al proprio IT interno per ottenere ciò che è necessario per rimanere sul mercato, con un conseguente effetto negativo sul budget dell’IT. Anche se lo shadow IT costituisce di fatto un fenomeno reale e sgradito, per alcuni versi può funzionare come stimolo al cambiamento per i dipartimenti IT. Sgradito per quanto appena evidenziato e perché proprio per questioni di agilità e di ricerca di risorse con competenze diverse, i dipartimenti di business stanno iniziando a trattenere quote di budget per dotarsi al proprio interno di figure professionali per lo sviluppo di applicazioni, per l’analisi dei dati, business intelligence, tagliando fuori l’IT o quantomeno riducendone la disponibilità di budget.
In uno scenario evolutivo di tale portata, riteniamo che l’IT abbia un ruolo fondamentale a sostegno delle decisioni strategiche e non coinvolgerlo sarebbe un errore clamoroso. L’IT, pertanto, deve fare tutto quanto è in suo potere per accelerare questo suo processo di trasformazione e, in questo senso, Dimension Data si muove a supporto dei propri clienti nell’aiutare l’IT a mantenersi rilevante nei processi decisionali aziendali.
– Governance, rischio e compliance, quale attenzione avete riscontrato da parte dei responsabili d’azienda? Quali attività proponete per assicurare pieno controllo di queste direttrici?
Indubbiamente c’è una maggiore coscienza da parte delle aziende sulle tematiche di conformità alle normative e di sicurezza in quanto la filiera di produzione e fruizione di servizi e informazioni è cambiata. Infatti, se in passato questa era chiusa all’interno di confini aziendali ben definiti, oggi il paradigma è cambiato e chi fruisce o eroga servizi e informazioni si trova per lo più al di fuori del perimetro aziendale. Inoltre, il livello di attenzione verso la compliance, la governance e la gestione del rischio – storicamente più elevato nei settori quali l’healthcare, il finanziario e il farmaceutico – sta diventando rilevante per qualsiasi azienda e per qualsiasi mercato. Per rispondere a queste problematiche, che ci vengono poste sempre più frequentemente, e ridurre il rischio che deriva dal mancato allineamento alle normative – proprie dei settori o per tipologia aziendale, ma più in generale sulle modalità di gestione delle informazioni sensibili – mettiamo a disposizione un modello consulenziale grazie al quale, attraverso le nostre attività di assessment delle modalità di gestione dell’infrastruttura, delle applicazioni, dei servizi, dei dati e dei processi aziendali possiamo fornire indicazioni che poi si traducono molto frequentemente in roadmap di trasformazione, non solo dell’infrastruttura ma anche di processi e delle modalità di gestione, per garantire riduzione dei rischi, allineamento alle regole di compliance e più in generale miglioramento della governance di tutta la filiera produttiva.