Christopher O’Malley, CEO di Compuware, evidenzia il percorso che le aziende dovranno compiere per disporre di un comparto IT realmente agile, per una vera trasformazione digitale.
Le aziende di tutto il mondo sono alle prese con la trasformazione digitale e molte stanno scoprendo che il team che in azienda si occupa del digital si muove spesso a un ritmo decisamente più rapido rispetto all’organizzazione IT tradizionale.
Piuttosto che lottare per convincere l’IT tradizionale a confrontarsi con il programma digitale, le aziende scelgono di abbracciare un modello che Gartner ha indicato come “bimodal IT”, ovvero dividere l’organizzazione in due parti che procedono con ritmi differenti: la prima, più lenta e indirizzata ai servizi IT tradizionali, la seconda rivolta al mondo digital, che punta all’agilità e alla velocità.
Questa suddivisione consentirebbe alle aziende di colmare il divario digitale all’interno delle proprie organizzazioni, operando attraverso due modelli integrati e coerenti, ma profondamente diversi tra loro e sfruttando i vantaggi di entrambi gli approcci. Recentemente gli aspetti che rientrano nel “modello 2”, più moderno e rapido, improntato alle best practice di giganti come Amazon e Google, hanno ottenuto particolare attenzione; tuttavia il cuore delle infrastrutture IT rientra ancora in buona parte del “modello 1”, tradizionale, industrializzato e complesso nella trasformazione, che implica la considerazione di aspetti fondamentali come la sicurezza o la compliance.
In realtà, il modello bimodale nasconde un pericolo: non realizzare una vera trasformazione digitale dell’azienda ma “mettere una pezza” all’interno della propria organizzazione, un approccio che nel tempo rischia di non pagare. Trasformare l’IT tradizionale è difficile ed è come se Gartner suggerisse ai CIO di non preoccuparsi e concentrare i propri sforzi di innovazione solo su quella parte dell’azienda che si muove a ritmo spedito. Certo questa è la risposta rassicurante che molti vogliono sentire ma non quella di cui hanno bisogno!
La soluzione? Rimuovere i pregiudizi e gli ostacoli che frenano l’innovazione e promuovere una trasformazione totale dell’infrastruttura IT. La trasformazione dell’IT tradizionale non deve essere lasciata in secondo piano, non esistono scorciatoie all’innovazione!
Il mainframe, ad esempio, che per Gartner rientrerebbe per definizione nel “modello 1” è in realtà una piattaforma veloce, affidabile, sicura ed economica che, se gestita correttamente, può diventare il motore di elaborazione strategico delle transazioni, chiave del successo delle applicazioni digitali moderne.
In uno scenario dove le aziende cercano di distinguersi grazie a servizi e applicazioni mobile e web all’avanguardia, il mainframe può rappresentare un importante fattore di differenziazione competitiva. Perché questo avvenga, deve essere continuamente alimentato e innovato. Se non viene sfruttato nel modo corretto, come per altro tutta l’infrastruttura tradizionale, può, infatti, rivelarsi il collo di bottiglia dell’intero sistema.
Molti sono gli ostacoli ancora da superare, il mainframe ad esempio è ancora gestito dalla maggior parte dei CIO in una prospettiva a “silos”. Per raggiungere gli obiettivi dell’azienda e promuovere una vera trasformazione digitale é invece necessario rompere gli schemi di un pensiero a “silos” e far sì che tutta l’infrastruttura si evolva in modo agile.
Servirà un impegno comune e consistente per promuovere strumenti idonei, processi e una cultura adeguata in grado di guidare la collaborazione e l’integrazione tra i team IT tradizionali e digital.
Un valido aiuto nel processo di modernizzazione dell’IT viene ancora una volta dai DevOps, i cui principi abbracciati negli anni ‘80 dal lean manufacturing e traslati al mondo del software, hanno rappresentato un ottimo percorso per la crescita dell’IT. Oggi è necessario applicare questi principi non solo ai sistemi distribuiti ma anche all’infrastruttura tradizionale.
Se le pratiche DevOps non sono allineate, gli sviluppatori mainframe e non, i responsabili del test e delle operation, elaborano tutti visioni diverse e utilizzano metriche differenti per misurare le prestazioni. Una corretta metodologia DevOps, al contrario, garantirà che tutti lavorino e condividano un insieme di strumenti e indicatori, concordando sulla definizione di ciascun indicatore e sul suo metodo di misurazione.
In conclusione, l’agilità deve riguardare tutta l’infrastruttura. Sarà un percorso complesso ma è l’obiettivo che bisogna necessariamente porsi per ottenere una reale trasformazione digitale: integrare pienamente lo sviluppo applicativo, la gestione dei dati e le operation della piattaforma mainframe e del mondo distribuito nei DevOps per garantire realmente l’agilità dell’IT al mondo enterprise.