Secondo uno studio Xerox, le aziende sono in corsa per integrare attività che contemplino l’utilizzo dei Big Data, anche se persistono seri problemi che rallentano l’acquisizione del valore.
I dirigenti aziendali affermano che sono molte le sfide da affrontare nell’implementazione di strategie basate sui Big Data, che includono sicurezza, privacy e qualità dei dati.
Lo studio, commissionato e condotto in Europa da Forrester Consulting per conto di Xerox, ha inoltre rilevato che la mancanza di preparazione degli utenti e un’inadeguata gestione del cambiamento stanno ostacolando quella trasformazione aziendale che le soluzioni basate sui Big Data sono in grado di offrire.
L’analisi è basata su una ricerca condotta tra 330 alti dirigenti provenienti dall’Europa Occidentale, dipinge un ritratto del percorso aziendale dei Big Data, descrivendo nel dettaglio come fattori quali la “maturità” dei Big Data e la bassa qualità di questi abbiano un impatto significativo per le imprese:
• I Big-Data sono un driver decisionale chiave per il 2015: il 61% delle organizzazioni afferma che le decisioni che verranno prese nel corso del prossimo anno si baseranno, probabilmente, più sull’intelligence guidata dai dati, che non su fattori quali sensazioni istintive, opinioni ed esperienza.
• I dati imprecisi si rivelano un costo: eppure, il 70% delle aziende trova ancora dati inaccurati nei propri sistemi e il 46% crede che questo abbia un impatto negativo sui propri affari, in quanto sono necessari ulteriori ricalcoli o l’eliminazione di quei dati considerati inutilizzabili.
• Sicurezza dei dati e privacy: il 37% degli intervistati giudica la sicurezza dei dati e la privacy come alcune delle sfide più grandi che si trovano ad affrontare, quando si tratta di mettere a punto una strategia basata sui Big Data.
• Il 48% delle aziende tedesche deve confrontarsi con problemi legati alla qualità dei dati – più della media europea (34%).
• È probabile che le aziende tedesche incorrano in numerosi problemi legati alla sicurezza dei dati e alla privacy (47% contro una media continentale del 37%).
• Il Belgio è particolarmente colpito da problemi legati alla mancanza di preparazione degli utenti (39%) e di supporto da parte dei dirigenti (36%).
• La preoccupazione principale della Francia è dovuta alla mancanza di accesso ai dati dei clienti o di terzi (39%).
• Il 36% degli intervistati inglesi ritiene che la mancanza di preparazione degli utenti andrà a colpire le loro capacità di implementare una strategia basata sui big data.
• In Olanda, la sfida principale risiede nella mancanza di accesso ai dati interni, dovuta a strozzature tecniche (36%).
Lo studio ha messo in luce che solo il 20% degli intervistati possiede competenze elevate in termini di gestione dei Big Data; sono, questi, i cosiddetti “Datavanzati”; il 31% dei partecipanti al sondaggio, invece, mostra di essere evidentemente in ritardo nell’approccio a queste tecnologie (sono i “ritar-data-ri”). La maggioranza degli intervistati (49%) è suddivisa tra questi due gruppi e si definisce come “Data-esploratori”.
La differenza, in termini di qualità dei dati, tra i Datavanzati e i Ritar-data-ri, è molto marcata. Quasi il 38% dei Datavanzati afferma di non aver mai trovato informazioni imprecise o fuorvianti all’interno del proprio set di dati, mentre solo il 19% dei cosiddetti Ritar-data-ri afferma lo stesso.
Inoltre, il 33% dei Datavanzati ha la massima fiducia nell’analisi dei Big Data quando si tratta di prendere decisioni esecutive, di contro al solo 17% dei Ritar-data-ri.
Le aspettative aziendali riguardo ai Big Data rimangono alte, a dispetto della presenza di dati imprecisi. Complessivamente, ci si aspetta che l’adozione di soluzioni basate sui Big Data trasformi le aziende attraverso un coinvolgimento più forte del cliente (55%), all’interno dei team (54%) e il supporto di una maggior produttività dei dipendenti (54%).
Più della metà degli intervistati (55%) dichiara che non dispongono di processi sufficientemente forti da assicurare una vera qualità dei dati. Per raggiungere questo obiettivo, il 33% delle persone coinvolte nello studio ha in programma di assumere nuovi data engineer nei prossimi 12-24 mesi, e il 30% assumerà anche sviluppatori per data governance e data scientist.
Creare legami con esperti esterni è una delle strategie grazie alle quali i dirigenti sperano di ottenere dei progressi. Lo studio mostra che il 30% degli intervistati progetta di creare partnership con provider esterni per accelerare i progetti basati sui big data nei prossimi 12 mesi. Il 59% degli intervistati sarebbe propenso a stipulare un contratto con due fornitori, il primo dei quali apporterebbe la sua profonda conoscenza del settore, mentre il secondo dovrebbe essere un’azienda specializzata in analisi.