Le tecnologie di storage si stanno evolvendo particolarmente rapidamente offrendo, da un lato, maggiore capacità per singolo drive, dall’altro, prestazioni sempre più elevate. Il mercato ha accolto da diversi anni unità Solid State, composte da memorie ad alte performance e che vanno a integrare l’offerta dei produttori al fianco delle unità meccaniche. Più recentemente si sono affacciati modelli ibridi che, in modo differente in base all’approccio del produttore, promettono di coniugare il meglio dei due mondi, velocità e capacità, tutto in uno.
Se, infatti, da un lato i modelli SSD offrono sicuramente prestazioni superiori, il costo-per-GByte è ancora nettamente superiore rispetto ai modelli magnetici. Se perciò dovete sostituire o integrare una configurazione esistente può essere vantaggioso abilitare una struttura con un drive SSD e uno convenzionale.
Ma se lo spazio non fosse sufficiente per una simile architettura? Notebook e MiniPC, nella maggior parte dei casi, non contemplano sufficiente spazio per installare più di un hard disk.Ed è proprio in questo caso che le unità ibride trovano ragion d’essere. Chi antepone le prestazioni alla capacità e può investire qualcosa in più opterà certamente per una soluzione unicamente basata su memorie ma, nonostante questo, per buona parte degli scenari d’uso comune, un modello SSHD può fare la differenza rispetto ai “normali” hard disk.
Per valutare quale scelta possa essere più interessante in base al contesto operativo, abbiamo messo alla prova due recenti unità dei listino Toshiba, i veloci SSD Q Series Pro e i promettenti modelli ibridi SSHD. A seguire l’analisi tecnica dei due modelli e la prova comparativa con differenti suite di benchmark. È bene precisare che non si tratta di un test ideato per individuare il device migliore in assoluto, ma di una prova che possa indirizzare la scelta e la corretta valutazione dei dispositivi. Di fatto, la direzione che prenderanno i test al banco è già chiara, ancor prima di partire.