Un’attenta analisi da parte di F5 Networks mette in chiaro l’evoluzione del cloud e della delivery del servizio secondo il modello ibrido. Di fatto, il mercato ha adottato il cloud, una lettura superficiale delle analisi disponibili conferma quest’affermazione: la maggioranza degli intervistati dichiara di aver adottato, o di voler adottare, soluzioni cloud.
Tuttavia, scavando appena sotto la superficie di queste informazioni, si trovano realtà molto differenti. Una percentuale significativa di clienti ha scelto soluzioni cloud, ma solo pochi fra loro hanno realmente spostato applicazioni nel cloud. Per esempio, quando abbiamo chiesto alle aziende quale percentuale delle app sono state spostate nel cloud, il 58% ha indicato che meno della metà delle proprie applicazioni sarebbero state spostate.
Quindi, quanti lo faranno davvero? Meno del 6%. Anche Tata Consulting, in una ricerca sull’adozione delle applicazioni cloud, ha evidenziato che, in media, le aziende hanno il 24% delle applicazioni sulla nuvola. La percentuale può variare, ovviamente, ma questo basta a farci capire che le aziende non sono sufficientemente nel cloud e non lo saranno presto.
Ciò significa che ci sono ancora molte applicazioni da spostare nel cloud e che, in generale, il modello ibrido vince.
Non sorprende sapere che il 74% delle aziende ha scelto una strategia di hybrid cloud. Questo significa che, comunque, l’IT e i CIO devono cambiare strategia e iniziare a guardare alla migrazione delle applicazioni nel cloud anziché semplicemente all’adozione di soluzioni cloud più o meno generiche. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che spostare alcune applicazioni nel cloud, tenerne alcune in casa e utilizzare un modello SaaS per altre ha un impatto sulla sicurezza, sul controllo degli accessi e sulla gestione delle prestazioni.
Sposare la soluzione “ibrida”, dunque, se non gestita correttamente rischia di portare ad un aumento della complessità dei deployment.
Il risultato è che è davvero difficile applicare un controllo degli accessi ad applicazioni che risiedono in cloud pubblici, replicando i modelli tradizionali di autenticazione e autorizzazione che governavano l’accesso di utenti e consumatori quando accedevano alla medesima applicazione ospitata nel data center aziendale. Questo ha un impatto negativo, soprattutto dal punto di vista della “end user experience” e sulle prestazioni. In modo simile, applicare servizi di accelerazione o di miglioramento delle performance nella rete aziendale quando le applicazioni sono nel cloud potrebbe non portare i benefici attesi. Alcuni servizi dovrebbero essere più vicini all’utente – Single Sign On, servizi di navigazione sicura, servizi di Global Availability – altri più vicini alle applicazioni – SSL Offloading3, load balancing, web application firewall. Ma quando le app sono “fuori” e l’utente è “dappertutto”, è tutto molto più complicato.
Così come il Content Delivery Network è nato per spostare il contenuto più vicino all’utente e per migliorare i tempi di risposta delle critical application, in futuro ci sarà bisogno di nuovi modelli di delivery del servizio che sposino il concetto di “hybrid” e spostino i servizi più vicino alle app e agli utenti che le utilizzano.
L’ibrido sarà la regola, non solo per il cloud o per i data center, ma per ogni cosa.