Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato di Cisco Italia, ed Enrico Mercadante, South Specialist and Innovation Leader, hanno presentato alla stampa le strategie di Cisco per creare innovazione, in particolare in relazione all’intelligenza artificiale. Hanno anche illustrato i risultati di una ricerca sul livello di preparazione delle aziende circa l’AI. All’evento ha partecipato Sergio Matteo Savaresi, Professore del Politecnico di Milano, che ha illustrato i risultati ottenuti finora con un progetto per la guida autonoma delle automobili.
Le strategie di Cisco per l’innovazione
Gianmatteo Manghi ha descritto la strategia di Cisco per stimolare l’innovazione, basata per molti anni anche sull’acquisizione di aziende (più di 200, due in Italia).
Questo metodo ha portato alla recente acquisizione di Splunk, operazione annunciata a settembre e che verrà completata entro la prossima estate. Si tratta dell’operazione di più grande valore nella storia di Cisco. La tecnologia di Splunk consentirà a Cisco di potenziare gli strumenti per osservare il funzionamento delle applicazioni e delle reti, per individuare i problemi e per rendere più efficaci le soluzioni di cyber security.
L’innovazione per Cisco è anche ricerca e sviluppo, centrata su temi come la sostenibilità, la gestione dei dati, le applicazioni. In questi settori l’azienda ha investito sette miliardi di dollari nell’anno fiscale concluso a luglio, un aumento del 15% rispetto all’anno precedente. Parte di questi soldi sono andati ai due centri in Italia, con quasi 200 ingegneri tra Vimercate e Pisa.
Cisco è attiva nel miglioramento dei luoghi di lavoro, sia aziendali sia ibridi. Per questo offre soluzioni per favorire la comunicazione remota in un’ottica di sostenibilità e di collaborazione, per controllare la salubrità degli ambienti e per rafforzare la cyber security.
In tutti questi aspetti l’intelligenza artificiale assumerà un ruolo importantissimo. Ma l’AI deve rispettare principi anche etici, essere trasparente nei confronti dei clienti, essere collaborativa. Per esempio, l’AI implementata in WebEx, la soluzione Cisco per le videoconferenze e i webinar, fornisce, a chi non ha potuto partecipare, la sintesi di quanto è stato detto durante un incontro, evidenziando richieste e riferimenti indirizzati all’utente.
Per innovare ancora di più, l’azienda ha in programma di aprire una nuova sede in Gae Aulenti a Milano. Il sito sarà inaugurato prima dell’estate e sarà ispirato a tutti i principi di sostenibilità, accoglienza e collaborazione. Sarà accessibile non solo agli impiegati ma anche ai clienti e ai partner.
Un altro aspetto che Cisco ritiene di importanza fondamentale è la formazione. L’azienda ha 350 corsi Academy, forma più di 60.000 persone all’anno, si impegna a insegnare anche nelle carceri e nelle scuole, tramite volontari che istruiscono studenti, genitori e insegnanti.
Le aziende e l’AI: Cisco AI readiness survey
Enrico Mercadante ha presentato i risultati di un’indagine che Cisco ha condotto intervistando 8.000 organizzazioni a livello globale (circa 30 nazioni), con almeno 500 dipendenti e di cui circa 200 in Italia. L’indagine, volta a misurare lo stato di prontezza delle aziende nei confronti dell’AI, è significativa soprattutto alla luce delle importanti evoluzioni tecnologiche e sociali che stiamo vivendo oggi e che arriveranno nel prossimo futuro.
Se adesso si parla molto dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni, domani avremo a che fare con i computer quantistici, che potenzieranno enormemente l’AI e che renderanno praticamente inutili buona parte delle tecnologie attuali in ambito di cyber security, tecnologie oggi più importanti che mai visto il crescere delle connessioni e delle cyber minacce. Il calcolo quantistico richiederà anche reti di comunicazione molto più performanti di quelle attuali. Cisco, nel suo centro di sviluppo delle tecnologie ottiche a Vimercate, è già al lavoro su questo aspetto.
L’intelligenza artificiale è il punto focale di molti sforzi delle aziende per aggiornarsi, anche a causa di quanto velocemente l’AI è entrata nella nostra società, arrivando direttamente agli utenti finali e saltando gli step intermedi in cui le società usano questa tecnologia per migliorare i propri processi e per costruire servizi e prodotti più efficaci.
Tutto questo pone tantissima pressione sulle aziende, come è evidente dai dati raccolti da Cisco con l’indagine: il 97% delle organizzazioni nei prossimi sei mesi ha urgenza di fare qualcosa. E questa urgenza viene dagli investitori, dai consumatori, dai team tecnologici interni. C’è la paura di essere lasciati indietro e di aver perso terreno, perché l’84% delle società pensa che l’AI avrà un impatto molto significativo, mentre solo poche ritengono di essere immuni da questo trend. Le aziende intervistate contano di usare l’AI nelle infrastrutture, nella cyber security e nell’interazione con i clienti finali.
L’indagine ha evidenziato il grado di preparazione all’AI da parte delle organizzazioni, con un punteggio in sei aree principali: la strategia, l’infrastruttura, i dati, la governance dei processi, i talenti, la cultura aziendale. Il tutto è stato sintetizzato in un indice, che dà un’idea globale del livello di prontezza. In breve, solo il 14% delle società è veramente pronto per l’AI. In Italia questa cifra si riduce all’8%.
Per quanto riguarda la strategia, il 95% delle organizzazioni ne ha una, con l’84% focalizzata sull’IT. Per l’infrastruttura, il 95% sa che l’impatto sarà molto importante, però solo il 13% sta lavorando sulle proprie reti interne. I dati da dare all’AI devono essere preparati in modo che siano comprensibili, utili e neutri. A questo proposito, il 59% delle aziende ha già raggiunto un buon livello di consistenza delle informazioni.
Per la governance, ovvero la gestione dei processi, solo il 38% delle società ha veramente messo in piedi le procedure necessarie per garantire che l’AI rispetti le leggi e l’etica. In questo campo l’Italia è molto indietro: si arriva solo al 9%.
A proposito dei talenti, cioè delle persone competenti sull’AI all’interno delle organizzazioni, il 98% di queste investirà in corsi di formazione, ma in Italia solo l’11% è pronto. Infine, con la cultura aziendale si misura quanto i dipendenti sono preparati ai cambiamenti che l’AI comporta. In questo campo solo il 7% del mondo lavorativo si dice pronto a livello di trasformazione culturale.
In definitiva, il 61% delle aziende crede di avere solo un anno per mettere in piedi una strategia, altrimenti ci sarà un impatto negativo sui processi. Questa strategia si concretizza nel lavorare sulle infrastrutture, su come i dati sono organizzati, sulle persone, sulla governance e sui controlli.
Al di là delle informazioni ricavate da questa indagine, Cisco sottolinea l’importanza di una AI responsabile. Affidare scelte e automazione a un algoritmo può essere un bene, ma bisogna istituire una struttura che consenta di eliminare il bias dai dati, che permetta di correggere il comportamento degli algoritmi dell’AI quando le risposte sono errate o discriminanti. Le aziende, e Cisco lo sta già facendo, devono approntare un meccanismo di feed back e di trasparenza, l’AI non può essere una black box.
Le auto a guida autonoma: un nuovo paradigma per la mobilità
Sergio Matteo Savaresi sta sviluppando un progetto sulle tecnologie per la guida autonoma dei veicoli, un progetto del Politecnico di Milano che impiega anche software e hardware forniti da Cisco Italia. Il team di ricercatori guidati dal professore ha modificato una Maserati MC20 dotandola dei sensori e dell’elettronica necessari per la guida autonoma, in modo che il veicolo è stato in grado di percorrere da solo circa 200 chilometri della Mille Miglia 2023.
Secondo il professore, solo la guida autonoma consentirà di risolvere i problemi della mobilità attuale, caratterizzata da una quantità enorme di veicoli utilizzati molto poco. Per Savaresi, questa tecnologia potenziata dall’AI permetterà di eliminare le auto di proprietà, sostituendole con un servizio on demand basato su un numero limitato di veicoli che si muovono da soli e che passano continuamente da un utente all’altro.
Gli scogli da superare per una soluzione di questo tipo non sono solo tecnologici ma anche politici e sociali. La maggior parte delle persone e dei governanti, infatti, non accetta che la tecnologia attuale di guida autonoma possa commettere errori, nonostante sui grandi numeri sia già adesso più affidabile di un guidatore umano medio.
A questo proposito, ha fatto molto scalpore il grave incidente avvenuto il 2 ottobre a San Francisco, in cui un veicolo a guida autonoma dell’azienda Cruise ha imprigionato sotto le sue ruote una donna travolta da un’altra macchina guidata da una persona. Il mezzo automatico non è stato responsabile dell’incidente, ma il fatto che si sia bloccato sulla gamba della vittima ha provocato molte critiche sul sistema di guida autonoma sviluppato da Cruise, un’azienda del gruppo General Motors. A seguito di questi eventi, pochi giorni dopo il Dipartimento dei Trasporti della California ha ritirato i permessi alla circolazione dei robotaxi di Cruise. Quest’ultima, il 16 novembre, ha sospeso del tutto il servizio.
Per superare situazioni di questo tipo è necessario fare molta sperimentazione, sperimentazione a cui sta contribuendo il team di Savaresi, che negli anni scorsi ha partecipato a diverse gare di mezzi a guida automatica, vincendone alcune negli Stati Uniti. Questa ricerca ha portato alla partecipazione alla Mille Miglia 2023, caratterizzata da un percorso su normali strade urbane ed extra urbane, molto sfidanti per un sistema di guida autonoma.
Il progetto proseguirà con la partecipazione alla Mille Miglia 2024 (11 – 15 giugno) con una GranCabrio Folgore, auto elettrica sempre di Maserati. L’obiettivo è di gareggiare in modalità autonoma lungo tutto il percorso.