Alessandro Vercellotti e Brunella Martino di Legal for Digital offrono un’interpretazione critica di ChatGPT e Intelligenza Artificiale, sottolineandone luci e ombre. Ad oggi, l’AI risulta essere una tecnologia adottabile in molteplici ambiti. Uno studio del Parlamento Europeo, infatti, ha stimato un aumento del 11%-37% della produttività lavorativa raggiungibile entro il 2035 grazie all’AI. Inoltre sfruttare questa tecnologia nell’ambito dei servizi pubblici potrebbe portare, entro il 2030, a una riduzione delle emissioni globali di gas serra pari a 1.5%-4%.
ChatGPT e Intelligenza Artificiale
Dunque, l’Intelligenza Artificiale è destinata ad avere un notevole impatto politico e socioeconomico. Tuttavia, se è vero che può rappresentare un’opportunità, è altrettanto vero che risulta sempre più sofisticata, pervasiva. Talvolta non trasparente, da rappresentare un rischio per l’uomo anche in termini di tutela dei diritti fondamentali.
Pro e contro nell’utilizzo e implicazioni legali
Negli ultimi mesi si è parlato molto di ChatGPT, uno strumento di Intelligenza Artificiale conversazionale, che ha suscitato un certo interesse. Sollevando però anche alcuni interrogativi. Si tratta di una chat che consente di riprodurre il linguaggio naturale. Quando un utente compone un messaggio, ChatGPT elabora un input che permette di generare una risposta coerente rispetto al contenuto della conversazione.
Machine learning e deep learning
Questo è possibile grazie a due aspetti dell’IA su cui si basa ChatGPT. Primo: il machine learning, il cosiddetto apprendimento automatico secondo cui i sistemi riescono a imparare dai dati che rilevano, identificare in modo autonomo dei modelli ricorrenti e prendere decisioni riducendo al minimo l’intervento umano. Poi il deep learning, basato su algoritmi che simulano le reti neurali del cervello umano e che permettono un apprendimento definito profondo o gerarchico.
Essendo così caratterizzato, ChatGPT porta con sé possibili implicazioni problematiche. Come la generazione di fake news, intesa come diffusione di informazioni false, e anche la classificazione errata di alcuni contenuti ritenuti ingannevoli, pur non essendo tali. Oppure la lesione della privacy di eventuali soggetti coinvolti. O il configurarsi di reati come diffamazione, calunnia, diffusione di informazioni discriminanti, violazione del diritto d’autore.
ChatGPT e la violazione del diritto d’autore
L’Intelligenza Artificiale può facilitare la creazione delle opere di ingegno, ma apre ad alcuni dibattiti. Nello specifico, ChatGPT ha una portata internazionale, il che rende difficile normarne l’utilizzo in modo universalmente condiviso. In quanto ogni Stato ha un proprio ordinamento giuridico.
Molti gli interrogativi ancora irrisolti
Alessandro Vercellotti di Legal for Digital
Per chiarire questo aspetto dobbiamo fare una premessa. Secondo le normative italiane, i software e l’Intelligenza Artificiale sono privi di personalità giuridica. Perciò in quanto tali non possono essere riconosciuti come inventori. Sempre secondo tali normative, perché venga stabilita la brevettabilità o la registrabilità, occorre identificare l’inventore.Quindi, a chi va attribuita l’originalità dell’opera prodotta? E, di conseguenza, a chi possono essere attribuiti i diritti morali – ossia la paternità che è inalienabile. Oltre ai diritti patrimoniali di sfruttamento economico dell’opera stessa? Sono domande che – a mio parere – devono necessariamente essere approfondite. Così da giungere a una normativa che abbia come obiettivo primario la tutela dell’uomo, soprattutto nei diritti fondamentali.
Aspetti legali di ChatGPT e Intelligenza Artificiale, luci e ombre
Dal mese di febbraio è stata introdotta ChatGPTPlus una versione pagamento di Chat GPT che offre una serie di vantaggi.
Alessandro Vercellotti di Legal for Digital
Ad oggi non si sa moltissimo, se non che verrà garantito l’utilizzo del chatbot anche durante le ore di punta. Saranno assicurati tempi di risposta più rapidi, l’accesso prioritario a nuove funzionalità e miglioramenti che però non sono stati ancora specificati dall’azienda. Dal punto di vista legale quindi aspettiamo di vedere le reali differenze e la portata delle stesse.
Il pericolo di sostituire l’uomo
Rimane aperto, infine, un ulteriore dibattito: è chiaro come l’Intelligenza Artificiale riesca ad essere un supporto per l’uomo. Ma il timore che possa addirittura sostituirlo è fondato?
Brunella Martino di Legal for Digital
L’AI è capace di sostituire l’uomo in quelle attività ripetitive, come la trascrizione. Ad esempio, un domani potrebbe sostituirlo in quei lavori di trascrizione, per i quali i software garantirebbero la massima cristallizzazione delle informazioni.Il mio consiglio è quello di mettere qualità nel proprio lavoro – che è ciò che può distinguere il nostro operato da quello di una macchina. Ma è anche quello di farsi coadiuvare dall’Intelligenza Artificiale. Questi strumenti hanno indubbiamente la possibilità di elaborare un quantitativo notevole di dati, ma non raggiungono le capacità intellettive dell’uomo.