Hard disk, a che punto è il mercato storage?

Il decimo compleanno degli hard disk WD RED offre l'occasione per fare il punto sul mercato con Davide Villa, Director Business Development EMEAI di WD.

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Compie 10 anni la gamma di hard disk WD RED prodotta da Western Digital in modo specifico per l’impiego all’interno di NAS. Rispetto a quella del 2012, la gamma oggi è molto più articolata per soddisfare le esigenze attuali del mercato dello storage. Per tracciare una panoramica di quanto è successo in questi 10 anni, e di quanto succederà nel breve-medio futuro, abbiamo incontrato Davide Villa, Director Business Development EMEAI di Western Digital.

– Molti dicono che il mercato degli hard disk sta definitivamente crollando. È vero?

Nonostante molti ritengano che si riduca anno dopo anno, il mercato degli hard disk è invece solido e anche in crescita. In termini di unità, effettivamente diminuisce perché ormai i pc non usano più un hard disk, ma dal punto di vista della capacità e delle revenue è decisamente in crescita. Più in dettaglio, in termini di unità, si è passati dai 300 milioni di hard disk che si vendevano nel 2019 ai circa 210 milioni di quest’anno. Per quanto riguarda invece la capacità globale, siamo passati da circa 900 exabyte nel 2019 a 1.400 exabyte quest’anno (1 exabyte equivale a 1 milione di TB). E le previsioni sono di un forte aumento: +22% il CAGR. Questo vuol dire che nel 2026 arriveremo a vendere 4.500 exabyte di capacità di storage. Ne consegue che per i prossimi 5 anni il fatturato è previsto abbia una crescita media del 3% annuo.

Le applicazioni consumer stanno gradualmente scomparendo e l’utilizzo dell’hard disk all’interno del pc si sta comportando di conseguenza. Rimane per i pc desktop dei gamer, che vogliono avere alte performance sulle SSD e altissime capacità sugli hard disk. Questo comporta che nel mercato desktop lo share delle SSD sia superiore al 70%. Se invece guardiamo al mercato notebook ha ormai sorpassato il 95%. Si prevede arriverà al 100% nei prossimi due anni.

Se da una parte le applicazioni consumer sono sempre meno, dall’altra aumentano le applicazioni professionali, tra cui facciamo rientrare anche i NAS, e per le quali l’hard disk rimane l’elemento principe su cui salvare i dati e lo rimarrà negli anni a venire.

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– Oggi dove si usano maggiormente gli hard disk?

I maggiori “consumatori” di hard disk sono i data center. Nel nostro caso, questo coinvolge le famiglie Gold e Ultrastar che vengono utilizzate in maniera massiva da tutti i fornitori di cloud. Anche nel mercato della videosorveglianza c’è una crescita rilevante nella richiesta di hard disk. La videosorveglianza prevede scritture continue che non si conciliano con la durata degli SSD e non richiede prestazioni estreme, pertanto l’hard disk rimane il supporto di storage ideale per questo mercato.

Quello dei NAS è un mercato vasto e rimarrà tale. È in crescita, in particolare in Italia. Questo perché non siamo grandi amanti del cloud in assoluto e quindi i dati vogliamo tenerceli in casa o in azienda. Ed è ai NAS che si rivolge la nostra famiglia RED, per la quale ci aspettiamo tassi di crescita positivi, in particolare spinti dall’adozione di capacità più alte.

Infatti, mentre prima la capacità media era intorno ai 3 TB adesso siamo intorno ai 5,5 TB e la tendenza è a salire: noi forniamo già il taglio da 22 TB. Iniziamo poi a vedere che i modelli con capacità superiore a 8 TB già oggi “pesano” di più sul nostro fatturato rispetto a quelli inferiori a 8 TB.

Attualmente, il rapporto in termini di exabyte tra gli hard disk e gli SSD venduti è di 6 a 1 a favore degli hard disk. Prevediamo che da qui al 2026 il rapporto scenderà a 4 a 1, sempre a favore dell’hard disk.

Negli anni passati noi e i nostri competitor non abbiamo dovuto investire sulla capacità manufatturiera per produrre hard disk perché potevamo beneficiare del fatto che si riducessero le quantità. Non dovevamo potenziare le nostre fabbriche perché sfruttavamo il fatto che producevamo meno prodotti di fascia consumer e più hard disk di alta gamma. Adesso siamo arrivati a un punto in cui è crescita pura. Quindi, dobbiamo investire anche in nuove fabbriche. Non solo in nuove tecnologie, ma anche in capacità produttiva perché anche le unità cresceranno.

– Quali sono le novità tecnologiche di spicco del settore?

Per quanto ci riguarda, la più importante l’abbiamo introdotta a novembre dell’anno scorso ed è una nuova tecnologia che si chiama optiNAND. Questa ci ha permesso di aumentare in capacità all’interno del formato da 3,5 pollici.

Si tratta di una tecnologia che riunisce in maniera sinergica le nostre due competenze, cioè memorie flash e hard disk. Dopo l’acquisizione di SanDisk abbiamo inserito all’interno dell’hard disk delle memorie flash però non per creare un hard disk ibrido, ma per gestire i metadata quindi la telemetria del disco. Questo ci ha permesso di guadagnare spazio e di avere oggi 2,2 TB per disco all’interno del nostro taglio da 22 TB, che utilizza 10 dischi. Il risparmio di spazio è quindi il grande vantaggio che offre optiNAND, ma offre anche benefici in termini di prestazioni e affidabilità. Quest’ultima è data dalla tecnologia Armor Cache. In pratica, ci permette di avere le stesse performance che avremmo in cache mode enable anche se la cache è disattivata.

Per avere più precisione nella ricerca di un dato che è fisicamente sempre più piccolo all’interno del disco abbiamo poi introdotto una testina mobile con tre snodi.

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– Quali sono oggi le preferenze delle imprese tra SSD e hard disk?

All’interno delle imprese le due tecnologie non si escludono, anzi direi che sono complementari. Vediamo che la richiesta che cresce di più è quella di apparecchi per archiviazione e backup. Negli ultimi anni è una richiesta legata anche ai problemi creati dai ransomware. Questi hanno sensibilizzato gli utenti riguardo la necessità di avere una copia protetta dei dati sull’hard disk. Così, nel caso si sia vittima di un attacco, si può ripristinare la situazione in tempi ragionevoli. Allo stesso tempo, gli SSD vengono utilizzati come primary storage, sfruttando la loro velocità di gestione con i dati usati più di frequente.

– I NAS hanno democratizzato l’archiviazione di grossi volumi di dati, rendendola accessibile a piccole imprese e prosumer. Quali considerazioni può fare su questo segmento di mercato?

Il mercato del NAS è vasto. Ci sono privati che li usano in ambito domestico per tenere foto, video e film oppure con funzionalità ibride in modo da includere anche la videosorveglianza. Qui l’esigenza è fondamentalmente di avere un basso costo e un’elevata affidabilità per assicurare la protezione del dato. L’hard disk usato deve essere disegnato per supportare tali funzionalità e avere capacità medie. Salvo rari casi, non vediamo l’esigenza di capacità estreme in un uso domestico. I NAS per la casa possono tendenzialmente ospitare due o quattro dischi.

La nostra gamma prodotti RED prevede tre sottofamiglie: RED pensata proprio per un uso domestico, RED Plus per le aziende medie e RED Pro per le aziende più strutturate. Sia RED sia RED Plus possono essere usati per supportare il carico di lavoro che si può avere in NAS con un massimo di 8 bay. RED Pro indirizza invece un mercato più professionale e viene usato in NAS fino a 24 bay. In pratica, un RED plus è perfetto per un commercialista o per uno studio di avvocati, mentre un RED Pro invece è più adatto a un utilizzo in piccole e medie aziende dove c’è bisogno di gestire una maggiore quantità di dati. Proprio per questo, vediamo che sulle gamme RED Plus e Pro le capacità salgono enormemente. È lì dove si usa il taglio da 10 TB se non addirittura da 22 TB, che abbiamo introdotto di recente.

Sempre più spesso, poi, quando proponiamo hard disk RED Plus e RED Pro, i clienti ci chiedono anche SSD per fare del caching dei dati. Quindi, nei NAS un po’ più strutturati si tende a creare dei sistemi ibridi dove un SSD è utilizzato per fare caching dei dati più ricorrenti mentre l’hard disk invece viene usato per l’archiviazione o il salvataggio dei dati. Per questo motivo abbiamo introdotto il WD RED SSD dedicato in modo specifico al mercato Nas. Oltre che con interfaccia SATA, dalla fine dell’anno scorso è disponibile anche con interfaccia NVMe, che inizia a essere popolare sui NAS di più alta gamma.

– In dieci anni è evoluta notevolmente la famiglia WD RED…

Effettivamente oggi abbiamo cinque sottofamiglie all’interno della famiglia RED, ognuna pensata per soddisfare necessità specifiche ben identificate nel mondo dei NAS.

– Dando uno sguardo al futuro, cosa ci può anticipare?

Sul lato hard disk il futuro è adottare capacità sempre più alte. Nel mercato professionale i video vengono girati a 4K se non addirittura a 8K. Ovviamente crescendo la risoluzione del video cresce in maniera quasi esponenziale la dimensione del file che si crea. Infatti, un video a risoluzione 4K rispetto a un video girato a 1K occupa uno spazio 16 volte maggiore.

Anche nel mercato della videosorveglianza le videocamere hanno una risoluzione sempre maggiore e quindi anche il file che si crea è maggiore. In pratica, la priorità numero uno sul versante hard disk è crescere in capacità senza far aumentare i costi.
Inizia a essere anche più rilevante la richiesta di ridurre consumi e su questo ovviamente stiamo lavorando, come stanno del resto facendo tutti i competitor. Però non è semplice perché per crescere in capacità dobbiamo aggiungere dischi, memorie flash e altri componenti, ciascuno con un suo consumo. L’obiettivo su cui stiamo lavorando è di rilasciare hard disk sempre più efficienti da un punto di vista di consumo di corrente.

La priorità sugli SSD non invece è tanto crescere in capacità, ma di ottimizzare i costi e le prestazioni. Già passando dall’interfaccia SATA all’interfaccia NVMe di prima generazione abbiamo aumentato le performance di sei volte, adesso con l’interfaccia NVMe di generazione quattro abbiamo raddoppiato ulteriormente le performance. In futuro avremo prodotti con l’interfaccia PCI di generazione 5 che raddoppieranno ulteriormente le prestazioni.