Citrix si interroga sul reale impatto della pandemia sui lavoratori, e non solo. Smart e remote working “forzati” hanno stravolto le abitudini.
A tratteggiare gli scenari odierni sono intervenuti Fabio Luinetti, Country Manager Italy di Citrix, e Francesca Parviero, Digital learning experience designer. È stata l’occasione per mettere a fuoco tendenze e commentare assieme una nuova ricerca realizzata da Citrix e OnePoll.
Lavorare da casa è meglio? Gli uffici chiuderanno? Quali sono le conseguenze del lavoro remotizzato per un tempo prolungato? Sono solo alcune delle domande che, in molti, in questi mesi di pandemia, si sono posti.
Per alcuni dipendenti, il lavoro da casa è un cruccio difficile da conciliare con spazi e tempi famigliari. Altri, invece, iniziano a considerare l’idea di non tornare più al lavoro secondo le modalità e i meccanismi adottati fino ad oggi.
Smart working Citrix
Sui mille lavoratori italiani intervistati, una significativa percentuale (57%) sta iniziando a prendere in considerazione l’idea di lasciare le grandi città. Si stravolge quindi la logica che vede le metropoli quale centro d’attrazione per intraprendere una carriera professionale importante. Ma la pandemia e i conseguenti lockdown hanno portato a un cambiamento del sentiment generale.
In un tempo pre-Covid, il 31% delle persone intervistate consideravano ininfluente la residenza in una grande città per fare carriera. Valore che oggi è salito al 45%.
Ma c’è di più, analizzando la vita nelle metropoli come osservatori critici, gli interpellati oggi credono che stare in città abbia effetti negativi (13% contro il 9% del periodo pre-pandemico).
Lo smart working degli ultimi 12 mesi prelude a una fuga dalla città?
Probabilmente no, in definitiva, ma certamente ha innescato un certo cambio culturale che potrebbe definire, nel tempo, un certo “flusso migratorio” verso la periferia e i centri più piccoli.
Una buona parte (76%), durante la pandemia ha scoperto di poter svolgere il proprio lavoro da ovunque. Il lavoro flessibile da casa alletta tre interpellati su quattro, convinti si possano svolgere attività professionali e trovare un buon equilibrio anche per gli aspetti della vita privata, prima sacrificati.
Chi sta già progettando uno spostamento dai grandi centri urbani predilige località a misura d’uomo, ma all’interno della stessa regione di residenza (11%). Taluni ipotizzano solo un cambio di città, mentre altri sono alla ricerca di una città più piccola, ma in uno stato diverso (6%).
Smart working Citrix – Lavorare da casa funziona?
La risposta è “sì”, per molti aspetti, e “no” per altri.
Svolgere attività di lavoro tra le mura domestiche, laddove possibile, significa poter ottimizzare il tempo che si dedica all’azienda e alla propria famiglia. Quasi la metà degli intervistati ritiene che si raggiungano superiori livelli di produttività.
Si tagliano inoltre le emissioni nocive degli autoveicoli e lo stress legato al pendolarismo.
Il 53% sposerebbe in toto la causa del remote working, arrivando ad accettare una riduzione dello stipendio per un ruolo che consenta di lavorare da casa al 100%.
Tuttavia, lavorare da casa può facilmente diventare un incubo. Ciò è vero soprattutto se non si dispone di un adeguato spazio dove esercitare la propria attività. Occorre separazione tra le ore dedicate al lavoro e quelle per i propri cari: con bambini per casa, questo non è sempre possibile.
Anche per questo motivo, il 19% afferma di essere più produttivo in ufficio e il 43% vorrebbe tornare a lavorare full time una volta che sia sicuro farlo, anche se
potesse continuare a farlo da casa.
Nel complesso, gli scenari tracciati da Citrix e OnePoll aiutano a identificare un sensibile cambiamento di rotta nel mondo del lavoro. Giovani e senior sono pronti a ridefinire il loro modo di interfacciarsi con le aziende e il business. Maggiore serenità di vita, possibilità di interazione con la famiglia e una superiore produttività sono le direttrici che potrebbero davvero sradicare taluni obsoleti meccanismi instaurati nelle aziende da molti decenni.