Roberto De Nicolò, Digital Evangelist di IC406, l’incubatore realizzato da Auriga, ci spiega opportunità e sfide imminenti legate al mondo dell’Open Finance.
Il settore bancario e finanziario sta attraversando un passaggio epocale: il 2020 è stato definito l’anno zero della rivoluzione finanziaria, dove la tecnologia ha un ruolo fondamentale nel definire i nuovi scenari. Anno di svolta da una parte per l’affermarsi dell’Open Banking con la PSD2, dall’altro per la collaborazione che i diversi operatori dell’ecosistema stanno mettendo in campo.
A testimoniarlo, c’è il panorama competitivo, profondamente cambiato: tra i soggetti che operano nel settore e che offrono servizi innovativi ci sono oggi nuovi player, in grado di proporsi sul mercato con servizi finanziari pur non essendo il loro core business.
In questo scenario, si assiste al passaggio dall’Open Banking all’Open Finance, ovvero all’applicazione dell’Open Innovation – approccio che prevede la spinta continua verso l’innovazione attraverso uno scambio di idee e progettualità tra più soggetti, all’interno di una vera e propria community, dove l’avanzamento è frutto dell’impegno di tutti e dei risultati condivisi – al settore finanziario e assicurativo, affinché le idee e le opportunità di business nascano anche all’esterno della propria azienda, a vantaggio dell’esperienza dell’utente finale.
Ma cosa permette il dialogo e la collaborazione tra diversi attori secondo l’ottica Open Finance?
Sono le piattaforme software basate su tecnologie aperte e condivise a svolgere questo compito. Permettono lo scambio agevole di dati ed elaborazioni, l’attivazione di nuovi servizi, la creazione di ecosistemi di collaborazione tra i diversi soggetti che in alcuni casi si pongono come aggregatori di idee innovative. Queste piattaforme si stanno affermando sempre di più e in Europa se ne contano già 48, come rilevato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano. Finora, però, sono pochi i soggetti che vanno oltre la PSD2 e i servizi tradizionali: secondo l’Osservatorio, la maggior parte delle piattaforme (79%) non offre API oltre la PSD2 e la grande maggioranza si focalizza su servizi tradizionali in ambito banking, mentre solo il 31% mette a disposizione connettori accessibili a chiunque (Open API).
Perché? L’innovazione, anche nel settore della finanza come in qualsiasi altro settore, è una fiamma che prende chi da essa si lascia avvolgere. Proprio per questo, la spinta non può essere soltanto la necessità di adeguarsi alle normative. L’innovazione deve essere un processo strategico pianificato e condiviso. Finora, salvo straordinari ma purtroppo sporadici casi, la quasi totalità di operazioni di apertura tecnologica, di ibridazione, di innovazione in ambito Open Finance in Italia è stata fatta sulla necessità di ottemperare a regole imposte da una disciplina legislativa nuova.
E se l’introduzione della PSD2 è stata comunque una spinta positiva, è dalle persone e dalle idee messe a fattor comune che oggi si deve trovare nuova linfa. È attraverso la collaborazione tra i molteplici attori in campo che questo può avvenire.
Grazie al ruolo svolto dalle startup, prima di tutto, questo processo di contaminazione e collaborazione può avvenire. Da tempo è infatti riconosciuto il ruolo che le startup possono svolgere nell’apportare innovazione in ambito bancario e assicurativo, nel mettere a disposizione delle aziende nuove tecnologie e conoscenze di frontiera, oltre alla possibilità di testare le soluzioni innovative in un ambiente con rischi ridotti e all’opportunità di sperimentare nuovi ambiti e mercati.
Il Fintech è una rivoluzione, che porta alla convergenza del mondo della finanza con quello dei dati, vero motore di questo cambiamento epocale. È nella capacità di valorizzare e sfruttare la mole di dati a disposizione, nella loro analisi e condivisione con terze parti, che la banca costruisce il nuovo modello di “as a service” offrendo al cliente un’esperienza dal valore aggiunto da offrire al cliente.
Nello scenario che così viene a delinearsi, in cui la banca diventa una piattaforma aperta attraverso cui i clienti usufruiscono dei servizi in modalità “pay per use”, le FinTech forniscono gli strumenti per abilitare questi servizi. Sono infatti le FinTech a essere depositarie degli algoritmi che a partire dallo scorso decennio hanno migliorato l’esperienza d’uso e disintermediato quelle che erano state per anni funzioni esclusive delle banche.
L’apporto tecnologico delle FinTech permetterà l’automazione e l’efficientamento di alcuni processi interni delle banche tradizionali, affinché siano più competitive e in grado di proporre ai clienti prodotti innovativi, user friendly e digitali. Difficilmente, infatti, le banche possono sviluppare internamente le tecnologie per fare questo passaggio, ma si affidando invece a chi – le FinTech – ha le capacità, le competenze e le risorse per disporre di queste soluzioni all’avanguardia.
È però importante mettere l’accento su un tema critico: il trasferimento tecnologico dalla startup alla catena di produzione rappresenta ancora una sfida che non va sottovalutata. Se questo passaggio viene realizzato, può consentire la trasformazione delle idee in realtà integrabili e promettenti, altrimenti tutto il potenziale resta solo sulla carta. Passare dall’ambito della ricerca e sviluppo a quello del business e del mercato è un processo piuttosto complesso e prevede un lungo percorso in più fasi, che comprendono l’individuazione di un modello di business scalabile e l’implementazione della tecnologia nella produzione, ma soprattutto necessita di un approccio mentale aperto all’innovazione e alla collaborazione con altri e nuovi soggetti.
Le banche tradizionali si trovano quindi difronte a importanti sfide e grandi opportunità. Se sapranno, con velocità, sviluppare nuove strategie digitali su vasta scala, servizi a valore aggiunto, esperienze innovative per i clienti, potranno conquistare quegli spazi di mercato che saranno generati dall’aumento dei pagamenti digitali. Inoltre, possono ottenere benefici anche dalla trasformazione digitale delle filiali per migliorare l’esperienza dei clienti, garantire una maggiore qualità dei servizi offerti e ridurre i tempi operativi per la banca e per la sua clientela, oltre a ottenere un contenimento dei costi. Per fare questo, è necessario non solo collaborare con le Fintech, ma soprattutto farsi guidare dalle persone, da quelle in grado di guardare oltre i confini del proprio settore, intravedendo la novità e l’innovazione per portarla all’interno dei processi aziendali.
Non basta solo essere aperti… Dobbiamo diventare… creativi e più coraggiosi!