Il backup è una semplice e necessaria operazione da effettuare sul proprio computer per tenerlo al sicuro. Ma, secondo Panda, utenti vanno spronati a farlo. Ogni anno al mondo vengono generati circa 1,8 zettabyte di file (fonte Icd Digital Universe). Questa mole di dati, personali o lavorativi, è soggetta ai rischi più comuni della sicurezza informatica: furti, virus, attacchi strutturali alla memoria fisica dove sono salvati.
Il processo di backup è uno dei pilastri della sicurezza informatica, ed è bene chiarire che è necessario avere più copie di dati salvate su ubicazioni diverse. La diversificazione dei salvataggi è la misura di sicurezza più efficace contro gli attacchi ransomware.
È possibile distinguere tre tipologie di backup del PC:
-Backup dei dati su hard disk esterno
Con Windows è possibile fare una copia di backup dei dati presenti sul computer e salvarli su un’unità esterna, un hard disk portatile o una chiavetta USB. In caso di un attacco ransomware o di danneggiamento del sistema a causa di un malware, potremo reinstallare il sistema operativo e recuperare tutti i dati dalla nostra copia di backup.
Il principale limite di questa soluzione è la lentezza del trasferimento dati, per cui fare il backup periodico diventa poco pratico per chi ha molti GB di dati. Inoltre, è necessario un’unità esterna che è soggetta ad un logoramento o può essere smarrita, soprattutto nel caso delle chiavette USB.
-Backup nel cloud
Oltre a salvare una copia di sicurezza su un’unità esterna, Panda Security consiglia di utilizzare un servizio di backup in cloud. In aggiunta ad una velocità di trasferimento notevole, il principale vantaggio è che i dati vengono frammentati e salvati su una rete di server sparsi per il mondo. In questo modo per un hacker è molto più difficile accedervi e la ridondanza dei dati è significativamente maggiore rispetto a quella ottenuta creando copie di backup su unità esterne.
Un passaggio preliminare di fondamentale importanza, per ognuna di queste modalità, è la scansione antivirus completa del sistema o dei file copiati. Se si copia un sistema infetto questo potrebbe risultare inutilizzabile o portatore del virus su altri dispositivi.
-Clone del sistema
In aggiunta ai due metodi precedenti, è possibile usufruire di software che permettono di clonare il sistema. Il clone, a differenza della copia di backup, conterrà anche il sistema operativo e le relative impostazioni, richiedendo un tempo molto lungo ed uno spazio di archiviazione molto ampio.
Un metodo alternativo è la creazione di un punto di ripristino di Windows, ovvero un’immagine del sistema con le informazioni contenute nel computer in un momento dato. È un procedimento meno sicuro perché il punto di ripristino viene salvato sullo stesso hard disk interno del sistema operativo, per cui se il computer è danneggiato perde anche l’immagine di sistema creata.
Panda Security consiglia di non affidarsi ad un’unica procedura ma di utilizzare sia il backup periodico in cloud, sia su unità esterna. L’obiettivo di aumentare la ridondanza dei dati è percorribile tramite il contemporaneo utilizzo di un servizio cloud che non richieda alcuna gestione da parte dell’utente – il programma crea ed aggiorna una copia dei dati che si vuole preservare – e di una copia su un supporto esterno.
Inoltre, Panda Security suggerisce di tenere periodicamente aggiornati entrambi i backup: per un uso soprattutto personale del computer è auspicabile impostare la sincronizzazione dati del cloud almeno una volta alla settimana. Per le copie di sicurezza su unità esterne il processo è sicuramente più lungo e si scontra con la possibile pigrizia degli utenti. Il consiglio più importante è quello di non procrastinare molto la copia dei file: essendo più difficile da attaccare, si può ridurre la frequenza di salvataggio ad una ogni due settimane massimo su un supporto esterno, ma resta necessario per avere sempre copie aggiornate per ripristinare il computer in caso di attacchi informatici o guasti.