A 50 anni dall’allunaggio dell’Apollo 11, pochi sanno che nella missione vennero usate delle cuffie Plantronics (le cosiddette Snoopy, ufficialmente MS50).
Oggi Poly, la nuova società nata dall’unione di Plantronics e Polycom, ricorda alcuni aspetti curiosi che hanno riguardato quelle cuffie entrate di diritto nella storia dell’umanità. A partire dal fatto che sono state progettate in soli 11 giorni.
La scelta della Nasa è caduta sulle MS50 per la capacità di realizzare tecnologie leggere e di alta qualità utilizzando microfoni dinamici che eliminavano ogni rischio di cortocircuito o scosse elettriche (ovviamente molto pericolose in presenza di una quantità elevata di ossigeno). Lo “Snoopy Cap” è il soprannome dato al tappo che incorpora il sistema di comunicazione (CCA) – che gli astronauti indossarono per quasi tutto il tempo di volo – per la sua somiglianza con il famoso personaggio del fumetto dei Peanuts.
Ma le curiosità che riguardano oggetti e persone di quella missione sono anche altre. Nel 2015, ad esempio, è stata promossa una raccolta di fondi finalizzata a preservare la tuta indossata da Neil Armstrong in occasione dello sbarco sulla luna, vero simbolo della conquista dello spazio. Molto deteriorata, non era esposta al pubblico dal Washington Air and Space Museum (dove è preservata anche la capsula Apollo 11) sin dal 2006.
Sul sito di crowdfunding Kickstarter è stato quindi lanciato un appello per le donazioni denominato “Reboot the Suit”: in un mese, 9.477 persone hanno donato ben 642.028 dollari. Questo ha permesso di restaurarne parti importanti, anche se alcuni, come i guanti, sono ormai irrimediabilmente deteriorati.
Al loro ritorno sulla Terra, gli astronauti Armstrong, Aldrin e Collins furono sottoposti al controllo doganale, proprio come qualsiasi viaggiatore che entri negli Stati Uniti.
Passaporto, numero di volo (Apollo 11), itinerario (Luna / Honolulu, Hawaii), tutto era dettagliato, fino al contenuto del “bagaglio”: 22 chili di polvere e rocce lunari!
Ed è con un tocco di umorismo che indicaronio nella casella “possibilità di portare agenti infettivi suscettibili di causare un’epidemia”: da determinare!
Ironia della sorte, i tre astronauti sono stati messi in quarantena per circa tre settimane dopo il loro rientro sulla terra, poiché si temeva che avessero contratto un virus.
Uno degli aspetti su cui spesso ci si è interrogati è il motivo della designazione di Neil Armstrong come comandante della missione e conseguentemente primo uomo a mettere piede sulla luna. Christopher Kraft, direttore delle operazioni di volo alla NASA per le missioni Apollo, rivela nella sua autobiografia che la personalità di Neil, “calma, tranquilla, tranquilla, con totale fiducia”, ha giocato molto nella scelta. Ed è stato proprio perché non ha chiesto di esserlo che Armstrong è diventato l’uomo che ha segnato la storia delle conquiste umane.
Un’altra ipotesi sottolinea che la NASA voleva che fosse un civile a muovere primi passi sulla Luna, per evitare che questa missione venisse equiparata a una conquista militare. Neil si era unito alla NASA come civile, a differenza di Buzz che era rimasto un militare.