La smart home e tutte le periferiche e i servizi ad essa correlati rappresentano un mercato da centinaia di milioni di euro; non mancano però le criticità da risolvere.
A fronte di un mercato in netta crescita e del grande interesse da parte di cittadini e utenti finali, le soluzioni per la casa intelligente sono ancora oggi da raffinare e migliorare sotto differenti aspetti, a partire dalla security, per arrivare all’ottimizzazione dei protocolli esistenti.
Proprio per snellire piattaforme e algoritmi di controllo, ma anche per sostenere una visione unificata per questo segmento di mercato, ULE Alliance promuove da tempo l’adozione dello standard DECT ULE, attualmente supportato da produttori di chip, dispositivi domotici e operatori Internet.
I device compatibili DECT ULE rappresentano probabilmente la migliore scelta possibile in ottica di sviluppo e supporto futuro. Si tratta di unità che non fanno affidamento su standard proprietari, basi di trasmissione o centraline di gestione “su misura” e sposano integralmente il concetto di “openess”.
Grazie a una piattaforma davvero innovativa, i sistemi DECT ULE sono connessi a Internet e controllati da un cordless DECT o dal router di casa. Ciò rende la rete domestica facile da installare e manutenere. In termini di performance e sicurezza, la portata del segnale DECT ULE raggiunge i 70 m nell’abitazione e oltre 300 m all’esterno, mentre il segnale è cifrato con crittografia AES a 128 bit sulla frequenza dedicata di 1,9 GHz.
Proprio la sicurezza, la facilità di controllo e la complessità rappresentano, secondo ULE Alliance, i principali punti critici delle attuali piattaforme in circolazione.
Chi ha scelto di installare in casa sensori, telecamere, sistemi di videosorveglianza e monitoraggio si è certamente imbattuto in soluzioni proprietarie vendute “a pacchetto” e funzionanti esclusivamente con componenti del medesimo brand.
In questo settore il Wi-Fi è utilizzato da molti produttori di soluzioni domotiche, una base comune per connettere dispositivi smart alla rete domestica. Si tratta di una piattaforma ormai ampiamente distribuita negli ambienti di tutti i giorni e, proprio per questo, maggiormente accettata e “nota”. Nonostante questo, i dispositivi che si collegano alla rete wireless esistente vanno a saturare la banda a disposizione e risultano sensibilmente più energivori rispetto ad altre piattaforme.
Molti pacchetti base per la smart home, anche per principianti, sfruttano il protocollo Zigbee, che offre un supporto wireless mesh, unitamente a una crittografia a 128 bit e un assorbimento energetico contenuto. Per contro, questa infrastruttura non brilla per velocità di trasmissione e portata.
Un altro protocollo ampiamente diffuso è Z-Wave, che richiede un Hub compatibile per gestire i dispositivi collegati e tramite il quale è possibile controllare la rete domestica, senza l’uso di App proprietarie. Come per Zigbee, con il quale non è compatibile, si evidenzia il limite del raggio d’azione, in questo caso di circa 35 metri, eventualmente estensibile sino a 180 metri aggregando quattro dispositivi.
Tra i sistemi di comunicazione senza fili più diffusi rientra a pieno titolo lo standard Bluetooth, più recentemente declinato in Bluetooth Low-Energy (BLE) o “Bluetooth Smart”, proprio per gestire sensori e device IoT. Trattandosi di un protocollo per reti PAN, nonostante i consumi ridotti e la semplicità di configurazione, BLE risulta molto limitato in termini di portata, che non supera i 10 metri nominali.
Tra gli standard di settore, KNX vanta solide radici e costituisce un punto di riferimento per la building automation. Vanta una grande interoperabilità tra le componenti e le applicazioni ma, per contro, adotta un’architettura che può rivelarsi complessa da governare e articolata da installare, per via della necessità di installare unità domotiche per ogni funzione abilitata.
Più recente e particolarmente promettente, Thread è un protocollo IP wireless sviluppato da Google/Nest in collaborazione con Samsung, Freescale e Arm, che mira a unire i prodotti della domotica in un solo protocollo d’avanguardia capace di operare su un hardware già esistente. In questo ecosistema, i dispositivi Thread sono indirizzabili tramite IP, un dettaglio che consente di collegare con molta facilità le reti Thread a Internet e che semplifica l’integrazione con le applicazioni Cloud.
In definitiva, nonostante l’ampio e variegato panorama di device e protocolli, la ULE Alliance si adopera per la semplificazione delle piattaforme esistenti e sostiene attivamente la tecnologia ULE, una soluzione di rete wireless sicura, di maggior portata e caratterizzata dalla grande stabilità.
Il sistema supporta comunicazioni vocali e video a due vie integrate e permette soluzioni domestiche complete per mezzo di una configurazione semplice e a basso costo. Giganti del settore come Panasonic, Crow, Gigaset e Sercomm hanno sviluppato diversi sensori e dispositivi in grado di sfruttare tutti i vantaggi di ULE per le proprie soluzioni smart, una tecnologia supportata anche da diversi produttori di router domestici.