Secondo una ricerca promossa dall’azienda RSA, i consumatori falsificano i loro dati online per evitare di condividere le informazioni personali con le aziende. Scopo dell’indagine Data Privacy and Security quello di far luce sul valore che oggi i consumatori attribuiscono alla sicurezza delle informazioni personali, evidenziando fino a che punto si spingerebbero per proteggerle e quale possa essere l’impatto di business conseguente per le organizzazioni.
Con il coinvolgimento di oltre 7.500 consumatori in Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, la ricerca commissionata dal player mondiale in ambito cybersecurity, ha messo in evidenza che il 41% dei consumatori nel mondo – e il 30% in Italia – ammette di aver intenzionalmente falsificato le informazioni personali e i dati al momento della registrazione per prodotti e servizi online, rivelando un forte e continuo scetticismo rispetto a come vengono utilizzate le proprie informazioni. In Italia questo dato è ancora più significativo se si guarda ai consumatori più giovani, che nel 47% dei casi dichiarano di avere falsificato intenzionalmente le informazioni.
Lo scetticismo dei consumatori appare evidente e il 55% degli intervistati nel mondo, il 56% in Italia, ha dichiarato che eviterà di fornire dati personali a un’azienda che sa aver venduto o utilizzato i dati senza consenso in passato. Inoltre, il 78% degli intervistati (64% in Italia) ha affermato che la reputazione dell’azienda rispetto alla gestione dei dati dei clienti ha influito sulle sue decisioni di acquisto portandoli nel 69% dei casi (64% in Italia) alla scelta di boicottare completamente un’azienda che abbia ripetutamente mostrato mancanza di rispetto per la protezione dei dati dei clienti.
Le preoccupazioni degli italiani
Nel sondaggio RSA risulta che in Italia le due principali preoccupazioni sono la protezione delle credenziali bancarie e finanziarie e delle informazioni di sicurezza, come le password. A spaventare gli italiani, sono in particolare il furto monetario (78% degli intervistati), il furto di identità (77%) e la pubblicazione di informazioni imbarazzanti o sensibili (54%). Il 49% (contro una media globale del 36%) dichiara di temere di essere ricattato con immagini o messaggi privati rubati.
Tali livelli elevati di preoccupazione sono probabilmente il risultato di una maggiore consapevolezza delle violazioni dei dati da parte del pubblico in generale, con tre quarti dei consumatori nel nostro Paese (75% rispetto a una media del 72%) che affermano di essere più consapevoli di tali minacce rispetto a cinque anni fa.
Falsificare le informazioni personali non è, però, l’unico modo in cui i consumatori cercano di proteggere i propri dati online. Otto italiani su dieci dichiarano di limitare attivamente la quantità di informazioni personali che mettono online o condividono con le aziende – e per quelle organizzazioni che hanno faticato in passato per mantenere le informazioni sicure, le conseguenze possono essere gravi.
Esiste anche un aspetto positivo: per vincere le preoccupazioni relative ai dati rubati, i consumatori sono disposti a premiare quelle aziende in grado di provare che i dati vengono gestiti in modo responsabile – con la metà degli intervistati nel mondo (58% nel nostro Paese) che si dichiara più disponibile ad acquistare prodotti da un’azienda che può dimostrare seriamente di saper proteggere i propri dati.
Le informazioni personali che vengono falsificate più spesso nel nostro Paese sono:
– Numero di telefono (17%)
– Data di nascita e indirizzo email (10%)
– Indirizzo di casa (13%)
Le ragioni principali per cui accade ciò sono:
– Non voler ricevere comunicazioni non richieste (come chiamate, SMS, e-mail) da parte delle aziende (41% dei casi)
– Non voler essere catalogato a fini commerciali (42%)
– Ritenere che i dati richiesti siano irrilevanti al fine del prodotto / servizio offerto (40%)
– Non fidarsi dell’azienda che dovrebbe trattare i propri dati (27%)