L’Osservatorio MECSPE, in collaborazione con GRS Research & Strategy, presenta una nuova ricerca che valuta il Piano Nazionale Industria 4.0 del Ministro Calenda.
A quasi un anno di distanza dalla presentazione del Piano Nazionale Industria 4.0 in Italia, l’Osservatorio MECSPE e GRS Research & Strategy ne analizzano gli effetti sulle PMI del settore manifatturiero.
Secondo i risultati della ricerca, il 66% degli imprenditori giudica positivamente o discretamente gli effetti sul settore, seppur segnalando la necessità di un piano pluriennale e di una maggiore attenzione rivolta alle PMI. Tra le iniziative previste dal Piano si attribuisce grande rilevanza all’iper-ammortamento per i macchinari funzionali alla digitalizzazione (69,7%), al credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (57,4%), al miglioramento delle infrastrutture digitali abilitanti (54,6%) e alla de-fiscalizzazione dei premi di produzione (51,1%).
Risultano in generale positive anche le reazioni agli investimenti proposti. Il 46,1% degli intervistati dichiara che continuerebbe a destinare parte del fatturato in innovazione anche in assenza di agevolazioni, mentre il 22,7% continuerebbe a farlo pur riducendo gli investimenti. Solo il 3,9% smetterebbe totalmente.
Inoltre, quasi la metà degli intervistati (43,7%) si sente in linea con le competenze richieste per l’Industria 4.0, mentre il 19% ritiene di stare precedendo le azioni dei competitor. Secondo il 67,6% degli imprenditori, l’innovazione digitale è in grado di migliorare la qualità del lavoro, mentre il 49,3% è convinto che i dipendenti la vedano come un’opportunità anziché una minaccia.
Per quel che riguarda le competenze richieste al personale, il livello è giudicato alto dal 19,3% degli intervistati e medio da quasi 7 imprenditori su 10. Per migliorare la formazione il 62,8% delle aziende adotta o ha intenzione di adottare delle attività dedicate alle competenze digitali, rivolgendosi a professionisti e consulenti esterni (12,8%) o adottando metodi tradizionali come letture, confronti e dibattiti, corsi (18,9%). Infine, il 9,5% si affida al supporto di strumenti tecnologici.
Le PMI della meccanica e della subfornitura, che ad oggi hanno introdotto nuove tecnologie abilitanti, hanno privilegiato la sicurezza informatica (59,5%), la connettività (53,4%), la simulazione (28,2%), la produzione additiva (26,7%), il cloud computing (24,4%) e l’Internet of Things (IoT, 22,1%), che saranno oggetto di ulteriori investimenti da qui al 2018. Entro la fine del prossimo anno, dunque, IoT sarà presente nel 22,1% delle aziende, la sicurezza informatica e il cloud computing nel 20,6%, la realtà aumentata nel 15,3%, mentre i big data risultano l’innovazione più gradita e diffusa (22,9%).
La digitalizzazione raggiunta in azienda è alta, soprattutto in ambito progettazione e sviluppo (61,2%) e relazione con il cliente e canali di vendita (60,4%). Tra gli effetti attesi, il 63,2% prevede fino al 15% di aumento dei ricavi, mentre il 71,2% prospetta una buona riduzione dei costi. Per quanto riguarda gli investimenti, l’86,2% è disposto ad investire una quota del fatturato per trasformare l’impresa in una Fabbrica Intelligente, e circa il 30% intende superare la quota del 10%. Solo il 13,8% non intende effettuare investimenti.
I principali fattori di rallentamento della digitalizzazione includono il rapporto incerto tra investimenti e benefici (per il 46,2% delle aziende), l’arretratezza delle imprese con cui si collabora (43,1%), la mancanza di competenze interne (29,2%), l’assenza di infrastruttura adeguata e gli investimenti richiesti (26,2%), la mancanza di una chiara visione del management (24,6%) e i timori sulla sicurezza (17,7%).
L’indagine ha coinvolto quasi 300 aziende di settore in Italia e si inserisce in un quadro di rinnovato ottimismo in relazione agli sviluppi futuri del mercato. Oltre il 60% degli imprenditori intervistati parla infatti di performance aziendale molto positiva, e quasi il 50% dichiara fatturati in crescita.
Maruska Sabato, Project Manager, MECSPE
I dati dell’Osservatorio MECSPE mostrano segnali senza dubbio incoraggianti, non solo per i numeri che si registrano sul fronte dell’export e per il fatturato delle aziende, nettamente in aumento rispetto allo scorso anno ma anche per il fatto che quasi 9 aziende su 10 si dicano disposte a investire nei prossimi anni nella trasformazione della loro impresa in una Fabbrica Intelligente. Questo trend indica grande attenzione e forte interesse nei confronti delle tecnologie abilitanti, percepite oramai in maniera diffusa come un utile strumento per migliorare sistemi e processi produttivi. La sfida che bisogna affrontare adesso è quella della formazione: occorre aumentare il livello di competenze digitali di tutti gli operatori del manifatturiero, affinché si possano cogliere, nel più efficace dei modi, le opportunità offerte dalla tecnologia.