Maurizio Desiderio, Country Manager per l’Italia e Malta, F5 Networks, ci spiega come l’AI sia al servizio delle applicazioni nell’era delle “conscious app”.
Siamo nell’era delle app; senza più alcun limite, perché la programmazione e lo sviluppo non sono più limitati dal punto di vista tecnologico e il potere delle idee si può esprimere liberamente.
Gli esperti prevedono che in futuro la nostra mente rappresenterà l’unica barriera al raggiungimento di una saggezza e un benessere condiviso. Per tutti noi, l’avvento delle “applicazioni cognitive” e l’adozione crescente dell’intelligenza artificiale (AI) implicheranno, infatti, la capacità di prendere decisioni più intelligenti. Anche dal punto di vista delle aziende, l’impatto delle “conscious app” sarà consistente e determinerà una rapida evoluzione mentre tecnologie come la biometria ci renderanno cyber-cittadini sempre più esperti dal punto di vista digitale.
Dai risultati della ricerca Future of App commissionata da F5 e condotta da Foresight Factory, intervistando consumatori, esperti del settore e aziende sull’evoluzione tecnologica dei prossimi anni, appare evidente che le applicazioni saranno in grado di rimodellare il comportamento delle persone e trasformare profondamente i modelli di business nei prossimi decenni. Con un’economia sempre più guidata dai dati, diverrà palese la necessità di scegliere nuovi approcci nella gestione dei rischi e della privacy che includeranno sempre più l’utilizzo dell’AI e delle tecniche di machine learning, per consentire agli sviluppatori delle app di continuare a innovare in modo costante, in un ecosistema human-to-machine sempre più dipendente e interconnesso.
L’integrazione dell’AI nelle abitudini quotidiane offrirà un nuovo livello di compressione ai consumatori, dando loro maggiore potere quando si troveranno ad analizzare e scegliere nuovi servizi e la fiducia svolgerà sempre più un ruolo chiave per sbloccare nuove strade alle aziende. Penso che raggiungeremo il punto in cui l’applicazione sarà in grado di consigliarci rispetto alla scelta di un servizio o alla necessità di effettuare un acquisto. L’app sarà quindi utilizzata sempre più in un’ottica consulenziale e, a mio avviso, uno dei ruoli principali che l’intelligenza artificiale svolgerà nel prossimo futuro sarà quello di trasformandosi in un vero e proprio consulente personale mentre si utilizza l’applicazione stessa.
È interessante notare come molti esperti sottolineando come in futuro anche l’open source vivrà una costante crescita, che rappresenterà però una sfida in termini di controllo della qualità e richiederà standard comuni al fine di garantire una maggiore affidabilità e sicurezza. Regolamentare l’open source sarà però difficile: specialmente dal punto di vista della responsabilità, quando ci si trova davanti alla violazione di un’identità, l’adozio di strumenti open porterà a più domande che risposte. Da una prospettiva di sicurezza, Rebecca Parsons CTO di Thoughtworks, ha commentato: “Più le persone saranno consapevoli dell’esistenza di minacce come le back door, più il loro interesse si rivolgerà all’open source, dove è la comunità stessa nel suo complesso a prendersi cura del codice ed è in grado di confermare che questo sia sicuro, e non nasconda back door”.
Nuove possibilità e orizzonti
La realtà è che avere delle applicazioni più intelligenti sarà fondamentale per la trasformazione stessa dell’’economia digitale e per la nascita di un mondo veramente interattivo. La realtà aumentata (AR) e la biometria alimenteranno un futuro nel quale le nostre interfacce con le applicazioni apriranno nuove possibilità di scambio, intrattenimento e soluzione per sfide complesse. Il processo produttivo avverrà con maggiore continuità grazie all’interconnessione tra la tecnologia e l’essere umano, offrendo a quest’ultimo una sensorialità potenziata, con prodotti e soluzioni che comprendono la realtà aumentata. Ad esempio, le lenti a contatto che permetteranno di vedere al buio e che, secondo la nostra ricerca, i giovani della Y generation in Italia bramano con impazienza di poter avere (oltre il 65% degli intervistati).
A questo proposito il fondatore di Pixelbug, azienda specializzata in soluzioni di AR ha dichiarato: “Prevediamo che entro il 2020 un terzo dei consumatori utilizzerà applicazioni che, in forme di verse, implicano l’utilizzo della realtà aumentata, in particolare per il commercio, dove ipotizziamo notevoli applicazioni nell’ambito della vendita al dettaglio”.
In sintesi, le applicazioni, sempre più intelligenti, diverranno un mediatore nel nostro accesso e nella nostra percezione del mondo fisico: ci avviamo a grandi passi verso il concetto di “transumanesimo” che vedrà le applicazioni embedded migliorare le nostre capacità di ragionamento e accelerare un processo decisionale più consapevole e l’ecosistema software-centrico delle applicazioni tenere sotto controllo persino i nostri parametri vitali.
Restano sicuramente delle ombre su questo scenario futuristico: i pericoli di “nuove realtà” intrise e manipolate dal crimine informatico che minacciano il futuro delle applicazioni. I professionisti della cyber-sicurezza lottano senza sosta contro i bot e faticano a proteggere i dati sensibili, che rappresentano l’essenza di ogni individuo.
Ma anche in questo caso, a prescindere dall’intelligenza artificiale, la consapevolezza sta conquistando nuovo terreno e già oggi, come attesta la nostra ricerca, oltre l’80% degli intervistati in Italia dichiara di volere che le aziende esercitino un controllo maggiore sui dati personali in loro possesso. La battaglia della sicurezza, quindi, si gioca sempre più sulla abilità dei singoli individui e delle aziende di proteggere in modo consapevole la propria “coscienza”.