Robert Pepper, Vice President for Global Technology Policy di Cisco, evidenzia come il costante sviluppo della tecnologia non comporti vantaggi diretti per tutti, generando evidenti diseguaglianze.
Trent’anni fa una commissione delle Nazioni Unite pubblicò il Maitland Report, proponendo che entro i primi anni del ventunesimo secolo ogni abitante del pianeta dovesse “avere facilmente accesso ad un telefono”, dati i benefici economici che se ne potevano trarre. Con questa affermazione, si intendeva che le persone dovessero trovarsi ad una distanza massima pari a “un giorno di cammino” da un telefono.
Chiunque avesse suggerito, allora, che oltre il 90% della popolazione mondiale si sarebbe trovata in una zona coperta da segnale cellulare mobile, e che oltre metà della popolazione mondiale avrebbe avuto in tasca un telefono, sarebbe stato bollato come un pazzo ottimista. Eppure, oggi viviamo in un mondo di connessioni broadband ad alta velocità, che nel 2014 raggiungevano oltre 3,4 miliardi di persone – quasi la metà della popolazione mondiale.
L’edizione 2015 del Global Information Technology Report, ed in particolare il capitolo 1.2, racconta la storia dell’ICT come potente volano per la crescita economica e discute delle barriere che ancora oggi impediscono di ottenere uno sviluppo più inclusivo. Dal momento che l’ICT ha un effetto moltiplicatore sui redditi e sulla crescita, i paesi e le persone che non sono connessi rimangono indietro. Per risolvere il problema del crescente divario di reddito, in particolare all’interno dei singoli paesi, si deve fare di più per ampliare l’adozione della banda larga, in particolare mettendo in pratica policy focalizzate sull’accesso universale, sulla possibilità di accedervi a costi sostenibili, sulla diffusione delle competenze digitali e sulla riduzione del divario di genere.
Il nuovo report evidenzia dei miglioramenti nell’ecosistema ICT italiano, rispetto al Networked Readiness Index (NRI) – una misura che prende in analisi la situazione in 143 Paesi, sulla base delle caratteristiche del settore ICT, della loro “prontezza” nello sfruttare la tecnologia, sul suo utilizzo e sull’impatto che essa produce. La posizione dell’Italia nella classifica 2015 NRI è migliorata di tre posizioni: il paese si colloca al cinquantacinquesimo posto su scala globale. I maggiori avanzamenti nel punteggio del paese si sono registrati nella classifica legata all’impatto dell’ICT (impatto economico e impatto sociale).
Negli ultimi vent’anni abbiamo raccolto prove certe per dimostrare che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in particolare Internet a banda larga, hanno un effetto moltiplicatore sul reddito. A livello di singoli paesi, i dati macroeconomici collegano la diffusione di telefonia fissa, telefonia mobile, uso di Internet e uso di connessioni broadband alla crescita del Prodotto Interno Lordo, con una relazione causale che si evidenzia sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo. Al crescere dell’intensità di utilizzo dei dati, cresce anche il reddito pro capite. Questo sempre più ampio insieme di prove mette in luce il fatto che abbiamo ormai superato abbondantemente i tempi del “paradosso di Solow”, tempi in cui nel 1987 l’economista premio Nobel Robert Solow affermava che ” si vedono gli effetti dell’era del computer ovunque, tranne che nelle statistiche sulla produttività”.
A livello microeconomico, le più recenti analisi evidenziano l’impatto che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono avere sulla crescita del reddito nelle fasce di popolazione “alla base della piramide economica”. La telefonia mobile, in particolare, si è diffusa nei paesi in via di sviluppo e questo “miracolo mobile” sta contribuendo alla crescita del reddito in quanto i cellulari non sono usati solamente come mezzo di comunicazione per condividere informazioni pubbliche e private, ma anche come strumenti educativi su cui fruire contenuti di formazione, come mezzi per trasferimenti di denaro e per il risparmio.
Un risultato diretto dell’adozione dell’ICT è il costante declino della povertà assoluta nelle regioni in via di sviluppo. Il tasso globale di estrema povertà (dato dal numero di persone che sopravvivono con meno di 1,25 dollari al giorno) è sceso da 1,9 miliardi di persone del 1981 a 1,3 miliardi di persone nel 2012, secondo la World Bank: i tassi di estrema povertà nei paesi in via di sviluppo sono diminuiti da oltre il 50% al 21%. Il declino è stato favorito dalla crescita nel lungo termine di Cina e India, della recente crescita registrata nei paesi africani e dall’impatto dei programmi sociali portati avanti in America Latina.
Il quadro è comunque meno uniforme se si guarda all’impatto dell’ICT sulla disuguaglianza di reddito. A livello globale, i più recenti dati World Bank mostrano che la disuguaglianza di reddito (la distribuzione del reddito fra tutti gli abitanti del pianeta) è in declino. Le analisi più recenti mostrano che la disuguaglianza globale di reddito è scesa costantemente, da un coefficiente Gini del 72,2 nel 1988 ad un 70,5 nel 2008, e la diminuzione è attribuita all’ampia crescita complessiva dei redditi della mediana globale (intorno al cinquantesimo percentile) della popolazione.
In ogni caso, la diminuzione della disuguaglianza di reddito a livello globale nasconde l’aumento della disuguaglianza di reddito che si osserva all’interno dei singoli paesi. La disuguaglianza di reddito interna sembra in crescita in molti paesi (sviluppati ed in via di sviluppo) ed una analisi del Fondo Monetario Internazionale suggersi che il progresso tecnologico, misurato come il valore delle azioni delle società ICT, ha un impatto statisticamente significativo sulla diseguaglianza. Le evidenze disponibili presentano un paradosso, in quanto le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stimolano la crescita economica e diminuiscono la disuguaglianza globale, ma allo stesso tempo contribuiscono all’incremento della disuguaglianza all’interno dei singoli paesi.
Questo paradosso si presenta in un momento in cui i benefici delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione devono ancora dispiegarsi pienamente nei confronti della popolazione a basso reddito. Ad esempio, gli effetti di rete e le esternalità che moltiplicano gli impatti dell’ICT richiedono che sia superata una soglia minima di adozione prima di iniziare a materializzarsi. Un’analisi evidenzia che una crescita del 10% dell’infrastruttura di telecomunicazioni ha un impatto positivo pari al 2,8% sul PIL, ma solo se si è prima raggiunta una soglia minima di “densità”.
In questo caso, la soglia è fissata al 24% della popolazione raggiunta dall’infrastruttura. In altre parole, i paesi sperimenteranno pienamente l’impatto sulla crescita dovuto all’ICT solo se la penetrazione supera quel livello. In modo simile, una analisi del 2009 aveva determinate che ritorni crescenti sull’investimento in broadband si verificano quando si raggiunge una massa critica di penetrazione – superiore al 20% (più di 20 persone su 100 hanno sottoscritto il servizio). Un maggiore accesso e adozione delle tecnologie ICT nei gruppi a basso reddito accelererà ulteriormente la crescita del reddito alla base della piramide economica.
Per contrastare la disparità nell’utilizzo dell’ICT fra classi a basso ed alto reddito, le azioni immediate si devono concentrare su chiudere il gap di adozione/penetrazione dell’ICT. Per assicurarsi che i benefici raggiungano la popolazione a basso reddito, si deve fare di più per aumentare la disponibilità e l’adozione di connessioni broadband, in particolare attuando policy che ottengano accesso universale, consentano a più persone di potersi economicamente permettere i costi necessari, migliorino le competenze digitali e chiudano il gap di genere. Queste policy includono:
1) Concentrare risorse pubbliche e incentive per costruire reti di accesso Internet in banda larga nelle comunità periferiche e non sufficientemente servite;
2) Connettere le scuole e le biblioteche a un servizio Internet in banda larga e assicurarsi che le scuole abbiano ampia connettività;
3) Eliminare la tassazione eccessiva su device e accessi, prendendo in considerazione sussidi mirati per determinate fasce di popolazione;
4) Sviluppare solidi percorsi formativi e programmi dedicati all’ICT;
5) Impegnarsi per ridurre il gap di genere nel settore ICT.
I dati contenuti nel Global Information Technology Report di quest’anno non lasciano dubbi sul fatto che l’adozione e l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione abbiano un effetto positivo sul reddito e sulla crescita nelle popolazioni e nei paesi a più basso reddito. Comunque, la sfida per accelerare l’adozione dell’ICT in particolare nei gruppi a basso reddito rimane aperta. Combinare l’impatto positivo dell’ICT sulla crescita economica con interventi mirati che abbiano l’obiettivo di alleviare la povertà migliorerà il benessere dei cittadini ovunque essi vivano, ma specialmente di quelli che si trovano in assoluta povertà, alla base della piramide economica.