Il punto di vista di Andrea Boscaro, formatore e divulgatore digitale, sull’evoluzione dei data center in Italia, tra crescita, squilibri e nuove sfide.
Il tema dei data center e del loro impatto ambientale nella transizione energetica e digitale è tra le sfide chiave che la Cop 30 sta affrontando in Brasile.
Negli ultimi tre anni, l’Italia ha conosciuto un’accelerazione straordinaria nella costruzione didata center . Secondo il Politecnico di Milano, nel solo biennio 2023–2024 sono stati investiti oltre 5 miliardi di euro. Con previsioni che superano i 10 miliardi entro il 2026.
Andrea Boscaro, divulgatore digitale, formatore e partner della società di consulenza The Vortex
Questo fenomeno, spesso narrato come la naturale infrastruttura del progresso digitale, si sta tuttavia consolidando in modo silenzioso e poco regolato, con impatti profondi sui territori, sulle reti e sull’equilibrio istituzionale. Uno degli aspetti più evidenti è la sproporzione territoriale.
La Lombardia, in particolare l’area metropolitana milanese, secondo la Data Center Map ospita circa il 35% della capacità installata italiana . “Questa concentrazione genera squilibri evidenti: hub che impattano sulla viabilità, esercitano pressione sull’infrastruttura elettrica, senza che esista al momento un vero piano regolatore digitale nazionale e senza che nessuna strategia imponga di bilanciare l’espansione dei poli hyperscale con interventi nei territori restanti del Paese, condannandoli ad un nuova forma di digital divide”, aggiunge l’esperto.
Trasparenza energetica e consumi in crescita
Il quadro è reso ancora più opaco dall’assenza di obblighi di trasparenza ambientale. Il PUE (Power Usage Effectiveness), l’indice che dovrebbe misurare l’efficienza energetica dei data center, è un dato dichiarato ma non verificato, e spesso reso disponibile solo in forma aggregata o pubblicitaria. Ciò impedisce di valutare con precisione l’impatto reale di queste infrastrutture. Queste, secondo le stime più recenti fornite dallo studio Teha Group per A2A, potrebbero arrivare a rappresentare fino al 13% del consumo elettrico nazionale entro il 2035. Si aggiunga il crescente consumo idrico per sistemi di raffreddamento. Una componente raramente discussa ma tutt’altro che trascurabile, soprattutto in territori già soggetti a stress idrico.
I benefici promessi dagli operatori
Eppure, esistono anche casi in cui gli operatori cercano di restituire valore ai territori. A Cornaredo, ad esempio, Data4 ha promesso un investimento di 4 milioni per il recupero di Villa Castelletto, un edificio storico locale. A Peschiera Borromeo, Microsoft ha dichiarato di voler destinare parte del valore generato alla riqualificazione delle scuole e a programmi di formazione per la comunità. Boscaro commenta: “Tuttavia, la reale portata di questi vantaggi resta da verificare e occorrerebbe considerare l’impatto di medio lungo periodo di queste nuove infrastrutture”.
Sovranità digitale e rischi geopolitici
A livello geopolitico infine, si fa spesso riferimento al concetto disovranità digitale per giustificare la localizzazione di data center in Italia.
Andrea Boscaro, divulgatore digitale, formatore e partner della società di consulenza The Vortex
In cosa consista davvero questa sovranità resta ambiguo. I server sono fisicamente in Italia, ma sono spesso di proprietà di soggetti extraeuropei, operati con software closed-source, gestiti da personale tecnico formato all’estero o in arrivo da altri hub. Il rischio, concreto, è quello di una sovranità solo apparente, dove l’Italia assume i costi ambientali, infrastrutturali e urbanistici dell’insediamento senza avere reale controllo sui dati, sugli standard o sul valore aggiunto generato. La proliferazione incontrollata dei data center risponde alla crescita tumultuosa dei servizi digitali e all’avvento dell’Intelligenza Artificiale e della sua diffusione. Proprio come quest’ultima richiede però di essere introdotta nella consapevolezza del suo impatto nella società e nel mondo del lavoro, anche i data center che ne rappresentano la precondizione materiale richiedono un modello di sviluppo adeguato e capace di costruire una rete al servizio del Paese.






