
Secondo lo studio dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, l’AI è fondamentale per affrontare le trasformazioni del mercato del lavoro e le sfide demografiche che coinvolgeranno l’Italia. La ricerca è stata presentata il primo ottobre alla Camera dei Deputati durante il convegno ‘Intelligenza Artificiale e Lavoro: evidenze sul Sistema Paese tra rischi e opportunità’.
L’AI necessaria per colmare il gap lavoratori-pensionati, ma servono investimenti
Il 18% dei posti di lavoro equivalenti in Italia risulta già oggi automatizzabile e la quota potrebbe salire al 50% entro il 2033, con un impatto potenziale su circa 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti. Ma le stime dell’impatto devono tenere conto delle previsioni demografiche, per cui si stima un gap di 5,6 milioni di posti di lavoro equivalenti, pari al 25% degli occupati attuali. Entro il 2033, infatti, la popolazione italiana in età lavorativa calerà di 2,8 milioni, mentre i pensionati aumenteranno di 2,3 milioni, con 21,2 milioni di occupati previsti. Mentre sarebbero necessari 26,8 milioni di occupati, necessari per mantenere in equilibrio il sistema previdenziale. L’intelligenza artificiale è quindi leva necessaria per colmare parte del divario. A patto di investire in formazione, tutele ed equa redistribuzione dei benefici.
Un settore in crescita esponenziale
Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence
Nel 2024 il mercato dell’Artificial Intelligence in Italia mostra una crescita record (+58%), toccando 1,2 miliardi di euro. Un risultato che testimonia l’interesse del tessuto produttivo a cogliere le opportunità offerte da questa tecnologia. E la tecnologia sta avendo già un impatto sulla vita quotidiana dei lavoratori italiani con il 61% che ritiene che l’AI abbia già cambiato molto o abbastanza il proprio modo di lavorare.
Uno sguardo sul futuro
In particolare, il 54% segnala che l’AI semplifica e velocizza le attività, il 34% che svolge autonomamente alcune mansioni; il 17% che svolge nuove attività non sostituite dall’AI. Infine per il 6% il lavoro è interamente dedicato alla supervisione dell’AI. Guardando al futuro, oltre un lavoratore su 10 si aspetta che molte attività del proprio ruolo possano essere sostituite dall’AI entro i prossimi 5 anni.
AI, come trattenere i talenti in Italia
Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence
Con il rilascio della seconda Strategia nazionale dell’IA per l’orizzonte 2024-2026, l’Osservatorio ha continuato il proprio lavoro di monitoraggio dell’ecosistema nazionale dell’intelligenza artificiale. Raccogliendo in questo modo oltre 30 indicatori che ci permettono di restituire una fotografia complessa e dettagliata del nostro contesto. Tra i temi toccati vi è quello della formazione. In questo ambito, i KPI sono incoraggianti da un lato, ma più preoccupanti dall’altro. Il numero di studenti STEM rimane pressoché stabile, circa 124mila nel 2023/24.Mentre il numero dei dottorati in AI è più che raddoppiato tra il 2021/2022 e il 2022/2023, toccando quota 342, grazie allo stanziamento di fondi del PNRR. Tuttavia, non possiamo ignorare un dato allarmante: il flusso migratorio netto delle competenze italiane in AI è negativo, con un valore di -0,18 nel 2023. Invece Paesi come il Regno Unito ad esempio registrano valori positivi (+1,04). Questo ci impone di riflettere su come trattenere i talenti e favorire la loro crescita nel nostro Paese, per non compromettere il potenziale che abbiamo costruito.