
Carlo Giuliano, project manager di Axiante, ci racconta il cambiamento del mondo retail, tra digitalizzazione, opportunità e sfide per l’intero settore.
– Il mondo del retail sta progressivamente cambiando pelle in questi anni, quali tendenze individuate? Quali previsioni per i prossimi anni?
Il mondo del retail sta vivendo una trasformazione profonda spinta dall’accelerazione tecnologica, dalle mutazioni socio-culturali e dalle urgenze ambientali. La digitalizzazione non è più un mero strumento operativo, ma il tessuto connettivo di un ecosistema dove fisico e digitale si fondono in un continuum esperienziale. L’80% dei consumatori globali, come confermato da uno studio di Deloitte, considera irrinunciabile muoversi liberamente tra canali fisici e digitali, aspettandosi esperienze coerenti e integrate. Da vantaggio competitivo, “l’omnicanalità” è divenuta un prerequisito esistenziale. In parallelo, cresce il bisogno di personalizzazione; un trend che spinge i retailer ad analizzare dati di acquisto, preferenze e comportamenti per proporre offerte e comunicazioni mirate, migliorare la relazione con il cliente e ottimizzare gli assortimenti.
Quest’ultimo obiettivo si lega anche alla perdita di centralità dei grandi formati a favore del retail di prossimità: il fenomeno del 15-minute retail – negozi di prossimità che rispondono a bisogni quotidiani in tempi brevissimi – riflette l’esigenza di sincronizzazione con ritmi di vita ipercompressi. Piccoli spazi multifunzionali fungono insieme da showroom, centri di ritiro ordini e social hub, mentre la sensoristica IoT e i sistemi di computer vision abilitano formati cashier-less accessibili anche per realtà medio-piccole.
La sostenibilità è sempre più centrale: i consumatori premiano trasparenza, impegno ambientale e sociale, prodotti a filiera controllata. Per i retailer, agire e non solo comunicare valori autentici è ormai parte integrante della competitività.
Guardando al futuro, il retail sarà sempre più data-driven, predittivo e flessibile, capace di adattarsi in tempo reale a comportamenti mutevoli e a mercati instabili e complessi, in cui la differenziazione e l’efficienza non si giocano più sui driver consolidati. L’innovazione non è più un’opzione, ma una leva strategica per affrontare le sfide odierne e quelle che verranno.
– Lo streaming dei dati in tempo reale giocherà un ruolo sempre più centrale nel rispondere alle esigenze di un settore retail in continua evoluzione. Quali considerazioni potete fare?
Indubbiamente lo streaming di dati in tempo reale emerge come elemento chiave per restare al passo con consumatori sempre più imprevedibili e che chiedono di essere riconosciuti nella loro unicità. Non si tratta più di semplice tecnologia, di mera Data Analysis ma di un nuovo modo di concepire l’intera esperienza d’acquisto. In questa direzione, i negozi fisici e online imparano “leggendo” i consumatori e i loro comportamenti: una ricerca su smartphone può trasformarsi in un’offerta speciale non appena si varca la soglia del negozio o ci si rivolge a un addetto vendite. Grandi catene stanno sperimentando vetrine intelligenti che riconoscono i clienti abituali, proponendo prodotti in linea con i loro gusti e un commesso virtuale per i primi consigli.
Grazie a dati aggiornati al secondo, le scorte si autoregolano: un aumento improvviso di ricerche online e di sell out in negozio su un prodotto può attivare immediatamente ordini ai fornitori, evitando esaurimenti. Alcuni supermercati usano queste informazioni per ridurre gli sprechi alimentari, attivando sconti ma anche modificando gli approvvigionamenti in base alle previsioni meteo o agli eventi locali.
Il concetto di prezzo fisso vacilla: sistemi intelligenti permettono di modificare le etichette digitali in base alla domanda, all’ora del giorno o persino al clima. Durante un’ondata di caldo, creme solari o ventilatori possono diventare più convenienti, trasformando il negozio in un alleato attento alle esigenze del momento.
Nel prossimo futuro possiamo immaginarci negozi che si riconfigurano da soli in base all’ora e al tipo di clientela, o assistenti virtuali che suggeriscono regali perfetti analizzando semplici conversazioni. La vera rivoluzione è trasformare veramente lo shopping da transazione a relazione in evoluzione costante, dove ogni interazione arricchisce l’esperienza successiva. Per farlo, i retailer devono fare dei dati un ponte tra bisogni umani e innovazione, mantenendo sempre al centro l’empatia: perché la tecnologia più avanzata resterà sterile, se non saprà parlare il linguaggio delle emozioni quotidiane dei clienti.
– Retail e intelligenza artificiale, quale rapporto esiste tra questi due mondi? Come coniugare questi due aspetti?
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il retail, rendendo le decisioni più rapide, mirate e personalizzate. Dalla previsione della domanda alla gestione dinamica dei prezzi, fino all’assortimento ottimizzato, l’AI aiuta i retailer a migliorare efficienza e customer experience. Tecnologie come la visione artificiale e i self-checkout intelligenti innovano anche i negozi fisici, ma per ottenere veri benefici da queste tecnologie servono dati consistenti e di qualità, obiettivi chiari e una governance strutturata.
Oltre a ciò, l’AI può diventare un vero motore creativo: anticipare micro-tendenze locali, testare virtualmente nuovi format di vendita o persino co-progettare assortimenti grazie all’analisi predittiva. Non parliamo quindi solo di efficienza ma anche di intuizione, sperimentazione e capacità di adattarsi in tempo reale a un mercato sempre più fluido e a sfide sempre più complesse.
– La mancanza di competenze e nuovi talenti sta impattando in modo evidente in numerose verticali di mercato (oggi ancor di più con l’avvento dell’AI). Quali criticità evidenziate nel retail? Quali richieste ricevete dai vostri clienti?
Grande parte del retail soffre della mancanza di competenze adeguate a sfruttare appieno il potenziale dei dati e delle nuove tecnologie, AI in testa. Il settore deve abbracciare nuovi modelli sotto la spinta delle nuove digital company, in cui non basta più conoscere il mercato o comprare bene: servono figure (non solo tecniche) capaci di dialogare con la tecnologia, interpretare i segnali nascosti nei dati e agire di conseguenza.
Molti retailer si trovano invece impreparati: alcuni sono tuttora incapaci di coglierne le potenzialità, i più si trovano a rincorrere software e processi che non sanno usare in autonomia relegando l’innovazione in “scatole nere”. La richiesta che riceviamo infatti è: soluzioni potenti ma accessibili, che permettano anche a chi non è un tecnico di generare valore. Ma per farlo servono due cose: percorsi di transizione realistici e su misura e strumenti che non chiedano alle persone di cambiare competenze, ma le aiutino ad agire meglio nei loro ruoli. In questa direzione anche l’AI non deve sostituire chi lavora nel retail, ma renderlo più capace, ovviamente a condizione che le persone siano messe in condizione di comprenderla e usarla.
– Retail, come Axiante aiuta le organizzazioni a migliorare i loro processi, progettando e creando soluzioni digitali e strumenti adatti? Quale il valore aggiunto?
Axiante supporta le organizzazioni nella trasformazione dei propri processi attraverso soluzioni digitali progettate su misura. L’obiettivo è chiaro: tradurre la complessità operativa in strumenti semplici, efficaci e sostenibili, capaci di generare valore reale nel tempo.
Partendo dall’analisi dei processi esistenti, Axiante individua inefficienze, colli di bottiglia e opportunità di miglioramento. Da qui nasce la progettazione di soluzioni che integrano tecnologie avanzate, sempre adattate al contesto e agli obiettivi di ciascun cliente.
Il valore aggiunto di Axiante come abilitatore d’innovazione sta nell’approccio consulenziale integrato: non si limita a fornire tecnologia, ma costruisce con il cliente un percorso evolutivo, affiancandolo nelle scelte strategiche, nella definizione dei KPI e nell’adozione quotidiana degli strumenti.
Ogni soluzione è pensata per essere scalabile, interoperabile, integrabile nei sistemi esistenti e centrata sulle persone che la utilizzeranno. Questo consente alle aziende di aumentare l’efficienza, ridurre i costi e prendere decisioni guidate dai dati e quindi più obiettive, valorizzando le informazioni e migliorando la governance e la competitività.