La recente vulnerabilità della app di messaggistica e i consigli per proteggere il tuo numero e prevenire usi impropri dei dati personali online.
Una recente vulnerabilità in WhatsApp, individuata dai ricercatori dell’Università di Vienna, permetteva l’estrazione di 100 milioni di numeri di telefono, confermando indirettamente la presenza di 3,5 miliardi di account attivi nel mondo. Sebbene Meta abbia già risolto il problema e non siano state rilevate prove di uso malevolo, gli esperti di sicurezza avvertono che l’incidente non va sottovalutato.
Gli specialisti di Avast sottolineano che, se i criminali informatici avessero scoperto per primi la vulnerabilità, non avrebbero potuto accedere alle chat degli utenti. Ma avrebbero potuto creare un registro globale degli utenti WhatsApp. Tale database potrebbe includere numeri di telefono, tipi di dispositivo, data di creazione dell’account e foto del profilo. Diventando così un punto di partenza per truffe mirate, frodi aziendali e attività di sorveglianza politica.
Persistenza dei dati e rischi a lungo termine
Un altro elemento critico evidenziato dai ricercatori riguarda la persistenza dei dati da precedenti leak. Circa la metà dei numeri esposti nello scraping di Facebook del 2021 è ancora attiva su WhatsApp. Poiché gli utenti raramente cambiano numero di telefono, ogni numero compromesso può diventare un identificatore a lungo termine, utile per rintracciare le persone su più piattaforme e facilitare tentativi di truffa futuri.
Come proteggere il proprio numero di telefono
Per mitigare i rischi derivanti dalla vulnerabilità, gli esperti consigliano di trattare il numero di telefono come un dato sensibile. Tra le principali raccomandazioni:
- Regolare le impostazioni di privacy di WhatsApp, limitando la visualizzazione di foto profilo e informazioni personali solo ai contatti.
- Evitare di pubblicare il numero personale su piattaforme pubbliche.
- Considerare l’uso di un numero secondario, separato da quello personale, per annunci o attività commerciali.
Seguire queste pratiche riduce significativamente i rischi derivanti da vulnerabilità come quella recentemente scoperta.






