Solo il 10% delle aziende italiane ammette di adottare strategie di Supply Chain Risk Management. I dati dell’Osservatorio PoliMi e REMIRA Italia.
Secondo i dati dell’Osservatorio Supply Chain Planning 2025 della School of Management del Politecnico di Milano – con il supporto di REMIRA Italia – solo 1 azienda su 10 adotta strategie strutturate di Supply Chain Risk Management, evidenziando un gap culturale ancora profondo.
Lo studio, condotto su un campione di 271 aziende manifatturiere di diverse dimensioni, ha l’obiettivo di esplorare il rapporto tra le trasformazioni globali delle supply chain. Le nuove esigenze di pianificazione e le opportunità offerte dalle tecnologie digitali e operative (IT e OT). Per migliorare efficienza, resilienza e competitività nel contesto italiano. Secondo i dati, cresce la tendenza all’innovazione e l’investimento nel capitale umano interno alle organizzazioni. Ma permangono ritardi significativi su questioni come la pianificazione del rischio, la cultura del dato e l’integrazione di tecnologie come l’AI.
Lo stato della Supply Chain italiana
L’impulso delle aziende italiane verso una maggiore resilienza si riflette nei progetti di trasformazione digitale avviati nell’ultimo anno che coinvolgono circa il 60% delle aziende. Finora, queste iniziative si sono concentrate soprattutto su interventi tattici e operativi. Come la risoluzione di problemi produttivi (15%) o l’aggiornamento degli algoritmi di previsione (10%). Più che su una revisione strategica dei processi. Nei prossimi dodici mesi le principali aree di investimento mireranno a potenziare la competitività sull’Automazione dei processi (13%). Con un focus sulla Robotic Process Automation (RPA) per le PMI e sull’Intelligent RPA per le grandi imprese. E sulla formazione del personale (11%) per sviluppare competenze digitali e analitiche.
Le tecnologie digitali: Integrazione, Governance e Intelligenza Artificiale
La pianificazione della supply chain italiana è sempre più orientata in tre direzioni. Interoperabilità dei sistemi, governance dei dati e adozione dell’Intelligenza Artificiale. L’integrazione tra i sistemi gestionali (ERP, WMS e TMS) resta ancora parziale. Molte aziende operano con sistemi multipli poco connessi. Mentre solo un terzo delle grandi imprese e una PMI su cinque ha raggiunto un’integrazione end-to-end. A questo si aggiunge la rivoluzione culturale legata ai dati. Oltre il 20% delle grandi imprese e più del 40% delle PMI non dispone di regole formali sulla data ownership. Con conseguenze negative sulla qualità della reportistica e sulla coerenza dei KPI.
Per l’IA c’è ancora tanta strada da fare. Il 62% delle grandi imprese e l’86% delle PMI non ha ancora implementato soluzioni basate su questa tecnologia. Le sue applicazioni più diffuse riguardano l’analisi predittiva della domanda e l’automazione dei processi di lettura e interpretazione dei dati testuali. Mentre la pianificazione autonoma basata su IA rimane ancora a livello sperimentale.
Persone e competenze al centro della trasformazione digitale
La ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Planning 2025 sottolinea inoltre che il successo della trasformazione dei processi di pianificazione si fonda sul capitale umano. Oltre il 60% delle aziende italiane gestisce i propri progetti di innovazione con il contributo delle persone interne all’organizzazione. Resta una contraddizione. Circa la metà delle grandi imprese non investe ancora nello sviluppo delle proprie risorse di planning. In tema di esigenze formative, le PMI si concentrano su competenze tecniche legate all’uso degli strumenti digitali. Mentre le grandi imprese investono sull’upskilling analitico con l’obiettivo di aiutare i dipendenti a prendere decisioni migliori basate sui dati. Utilizzando strumenti avanzati come simulazioni, scenari “what-if” e metodologie di machine learning.






