DDL AI: Italia laboratorio europeo per l’Intelligenza Artificiale

Il nuovo DDL sancisce, inoltre, la legittimità della sintetizzazione dei dati sanitari per finalità di ricerca.

DDL AI

Il nostro paese lancia il DDL AI: governance dell’intelligenza artificiale, competenze digitali e ricerca sanitaria al centro dell’innovazione europea.

L’approvazione definitiva del Disegno di Legge sull’Intelligenza Artificiale (DDL AI) segna un passaggio cruciale per l’Italia, prima nazione in Europa a dotarsi di una normativa nazionale dedicata all’AI. Il DDL definisce un impianto giuridico autonomo con regole specifiche per la gestione dei rischi. La tutela della privacy. L’adozione tecnologica e la promozione dell’innovazione. Affiancandosi al più ampio quadro dell’AI Act europeo in fase di attuazione.

Cosa ci si aspetta dal DDL AI

“Il Disegno di Legge sull’Intelligenza Artificiale rappresenta un primo, importante segnale di attenzione istituzionale verso una delle sfide più complesse e pervasive del nostro tempo – commenta Silvana Secinaro, professoressa ordinaria di Economia aziendale e tecnologie per la contabilità e la rendicontazione presso l’Università degli Studi di Torino. Nonché Presidente dell’Associazione Tecnologie per l’Accounting e l’Accountability.

“È importante che il DDL sia accompagnato da un piano strategico di formazione e sperimentazione che coinvolga università, enti di ricerca, ordini professionali e aziende. Promuovendo un ecosistema in cui l’IA venga compresa, testata e adattata ai contesti applicativi italiani. L’intelligenza artificiale non può essere ridotta a un mero strumento tecnico. Deve diventare una leva strategica per ripensare radicalmente i modelli di accountability, sia nel settore pubblico sia in quello privato. L’Italia dispone delle competenze, delle risorse e dell’ingegno necessari per giocare un ruolo da protagonista in questa transizione. Il DDL rappresenta un punto di partenza importante. Ira la vera sfida è costruire una governance dell’IA intelligente, inclusiva e orientata al valore pubblico”.

Italia pioniera

“Il DDL AI posiziona l’Italia come laboratorio normativo per l’AI europea. È certamente un testo che introduce complessità e costi di compliance. Ma ha un approccio più cauto rispetto nall’AI Act europeo. E crea anche una struttura che può aumentare la fiducia dei cittadini nell’AI. Questo è un prerequisito fondamentale per un’adozione diffusa. Soprattutto in contesti dove la percezione pubblica è ancora fragile”, afferma Nunzio Fiore, CEO e Founder di Memori, azienda italiana specializzata nell’intelligenza artificiale conversazionale.

E aggiunge: “Tre elementi, in particolare, ci convincono che la direzione sia quella giusta. Il primo è il principio della supervisione umana: l’intelligenza artificiale deve potenziare il lavoro delle persone, non sostituirlo; si tratta di una scelta etica, fondamentale per costruire sistemi sempre più affidabili e accettati dagli utenti. L’obbligo di formazione è il secondo tassello fondamentale per democratizzare l’accesso all’AI: non basta sviluppare tecnologie avanzate se poi gli utenti non sanno utilizzarle. Infine, il fondo da 1 miliardo per supportare lo sviluppo dell’AI in Italia è un investimento significativo: il focus sui “campioni nazionali” e il trasferimento tecnologico università-impresa sono opportunità per posizionare l’Italia sulla mappa europea dell’innovazione”.

La nuova era della sanità digitale

Il nuovo DDL sancisce, inoltre, la legittimità della sintetizzazione dei dati sanitari per finalità di ricerca. Aprendo così la strada a un uso più ampio dell’AI in campo sanitario.
Secondo Daniele Panfilo, CEO di Aindo, società che ha sviluppato e brevettato una piattaforma di generazione di dati sintetici che abilita l’uso di dati sensibili nel rispetto della privacy: “L’approvazione del DDL AI rappresenta un punto di svolta per l’Italia. Proiettandoci in una nuova era della sanità digitale.

“Per la prima volta, il riutilizzo dei dati sanitari per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale viene riconosciuto come di rilevante interesse pubblico. Superando i paradigmi normativi tradizionali. E liberando un potenziale enorme per l’innovazione in ambito medico. La creazione di una base giuridica autonoma e indipendente per la sintesi e l’anonimizzazione dei dati a fini di ricerca è un passo avanti decisivo” prosegue Panfilo aggiungendo: “Ci permetterà di operare con maggiore agilità, e in taluni casi senza necessità di notifica o approvazione dei comitati etici. Riducendo drasticamente i tempi di sviluppo e accelerando il progresso scientifico. È un vero cambio di paradigma che non solo favorirà l’avanzamento della ricerca. Ma consentirà anche la costruzione di ecosistemi sanitari più intelligenti, efficienti e orientati al futuro”.