La composable enterprise (il termine è stato coniato da Gartner), è un’impresa che basa la sua architettura IT su componenti software modulari, scomponibili e riutilizzabili, così da adattare l’organizzazione IT, i processi e gli strumenti aziendali ai cambiamenti del mercato.
Per approfondire una delle premesse della composable enterprise, l’architettura IT, abbiamo parlato con Manuel Zini, Senior Manager & Solution Architect, Distributed Architectures & New Technologies di Kirey Group, e con Francesco Soncini Sessa, Head of Strategic Alliances e cofondatore di Mia-Platform.
Kirey Group è tra i principali IT system integrator italiani. Progetta e fornisce soluzioni tecnologiche personalizzate, che permettono alle aziende di evolvere verso organizzazioni più agili e pronte ad affrontare positivamente i cambiamenti. La società opera in 10 Paesi, conta oltre 1.000 dipendenti e ha più di 100 clienti.
Mia-Platform è una tech company che ha portato sul mercato la prima soluzione al mondo per la realizzazione end to end di piattaforme digitali cloud native. L’azienda è stata fondata in Italia alla fine del 2016, con lo scopo di aiutare le grandi società ad affrontare le tematiche di platform engineering e più recentemente la nuova frontiera del composable. Mia-Platform è una società di prodotto, non fa attività di sviluppo presso i clienti. Per questo si appoggia ai partner, in particolare a Kirey Group, con cui ha rapporti fin dal 2020.
– Composable enterprise: quali vantaggi porta questo nuovo modello di azienda?
[Manuel Zini] La composable enterprise permette all’azienda di essere adattabile, veloce a rispondere a un contesto in continua mutazione, dando così la possibilità non solo di adattarsi ma anche di cogliere prontamente le opportunità di business e di innovazione che si presentano nel contesto in cui l’azienda opera.
– Quale percorso e quale filosofia sono alla base della composability?
[Manuel Zini] Perché l’organizzazione sia capace di adattarsi e sfruttare alcuni elementi tecnologici e organizzativi per riconfigurarsi velocemente, deve adottare un pensiero modulare. Parliamo di pensiero perché non si tratta solo di un tema tecnologico.
Non è solo un software modulare, è anche una progettazione modulare, un modo di pensare modulare, un modo di creare architetture e definire anche modelli organizzativi che consentano una veloce ricomposizione delle funzioni aziendali. Questo però non significa sconvolgere il modo in cui un’azienda è organizzata, ma piuttosto gestire i processi – anche dell’IT – non più come progetti di lunga durata, ma come prodotti, componenti.
– Scomponibilità e adattabilità: dall’informatica alla strutturazione aziendale?
[Manuel Zini] Innanzitutto bisogna tener conto di un contesto che cambia in maniera rapida, anche a causa degli hyperscaler come Google, Azure, AWS. Oggi i vari sistemi aziendali e la capacità computazionale sono venduti come servizio, quasi come fossero utility. Questo consente all’azienda di essere flessibile, di pagare solo per quello che consuma e di comprare i servizi che servono in un dato momento.
Manuel Zini, Senior Manager & Solution Architect, Distributed Architectures & New Technologies di Kirey Group
La grande varietà di servizi che gli hyperscaler offrono favorisce un uso modulare, ma serve una grande capacità di pianificazione e di progettazione in termini di integrazione. Quindi sono necessari una piattaforma di integrazione e un modo di pensare modulare per servizi. Per tenere il passo con i cambiamenti bisogna creare una flessibilità di adozione, immaginando i vari servizi IT gestiti come prodotti interni, siano essi dati, tecnologie, funzioni.
Questo consente di avere l’azienda sempre pronta su tutti i fronti interni, capace di attivare le risorse che servono quando occorre aggiungere funzioni o modificare il flusso. Tutto questo non vuol necessariamente dire cambiare l’organizzazione dell’azienda, ma magari modificare il modo di gestire i prodotti interni e i progetti.
Naturalmente è fondamentale una governance, soprattutto architetturale, che definisca le best practice e i blue print da utilizzare. Altrimenti si rischia di avere uno sviluppo non armonico, addirittura che i componenti modulari non riescano a funzionare insieme. Sempre grazie alla governance architetturale è possibile vigilare in modo che non ci sia un eccessivo frazionamento dei moduli. In altre parole, stabilire la granularità in funzione delle capacità dell’azienda di gestirla in maniera corretta.
– Embracing Evolution è l’evento che Kirey a tenuto a Firenze il 16 novembre 2023. Quali sono stati i punti salienti?
[Manuel Zini] Sono stati trattati vari temi, dai data lakehouse, al low code, all’RPA (Robotic Process Automation), all’automazione dei processi, alla security. È risultato evidente che la composability è un buon filo conduttore per tutti questi elementi.
L’evento è stato anche l’occasione per parlare con i clienti, per riflettere sulla loro visione. Molti clienti erano di dimensioni importanti e sono stati numerosi quelli che hanno riconosciuto che l’incontro ha permesso loro di capire meglio la composability, talvolta percepita come un concetto un po’ astratto e di difficile implementazione.
– Mia-Platform è un Digital Platform Builder, cosa significa?
[Francesco Soncini Sessa] Per rispondere a questa domanda è necessario fare alcune premesse. Per approcciare la filosofia composable bisogna prima di tutto abbandonare la gestione delle iniziative dipartimentali come fossero progetti distinti. Queste iniziative devono invece essere come pezzi componibili di un’unica grande fotografia.
All’azienda serve avere una piattaforma propria con uno strato di integrazione funzionale, che metta insieme le iniziative dei diversi dipartimenti, come il marketing, la logistica, la distribuzione, la contabilità e la finanza, e che consenta di reagire velocemente ai cambiamenti del mercato. Questo grazie a soluzioni più piccole e componibili (composable, appunto), con progetti molto più agili e temporalmente molto più brevi.
La piattaforma deve essere unica, comune e trasversale. Una piattaforma di questo tipo non esiste già pronta, ma va costruita con componenti che per la maggior parte arrivano dai grandi vendor cloud. Sono come mattoncini che devono essere integrati nei sistemi aziendali, anche quelli monolitici che sono sempre presenti nelle grandi società.
Ecco quindi l’utilità del Digital Platform Builder, un acceleratore che consente di avere una piattaforma personalizzata, per arrivare velocemente a un sistema completo. Per la costruzione si usano i tool Internal Developer Portal, che sostanzialmente permettono di arrivare a un frontend self service per i team di sviluppo.
Per quanto riguarda i dati, Mia-Platform offre componenti che sono come mattoncini elementari, che consentono di prendere i dati dai sistemi esistenti, come le fatture, la ricezione delle bollette, l’arrivo in negozio di un prodotto, l’interazione del cliente con un contatto aziendale, per portarli alla nuova piattaforma riaggregandoli a seconda dello scopo.
– Con Mia-Platform le organizzazioni possono diventare componibili, basate sui dati, agili e flessibili. Come si attua la trasformazione?
[Francesco Soncini Sessa] Per fare questa trasformazione composable, l’azienda deve attuare una revisione dell’organizzazione dell’IT e dotarsi dei tool corretti. Soltanto con queste due premesse è possibile raggiungere il successo. Portare tutto su un’unica piattaforma richiede una governance forte, per gestire in maniera chiara e decisa i vari soggetti che ci lavorano.
Una piattaforma unificata consente sia di ridurre i tempi per arrivare al mercato sia di migliorare la riusabilità in un’ottica self service. I singoli team devono essere autonomi all’interno delle regole consentite dalla governance aziendale, regole (e controlli) che garantiscano di raggiungere l’obiettivo comune.
Tipicamente, il percorso di questa trasformazione verso il composable inizia con team di avanscoperta che costruiscono la piattaforma e la dotano delle caratteristiche di base. Questi team diventano i platform engineer, cioè quelli che mantengono e governano la piattaforma, per poi aprirla a tutti gli sviluppatori.
Questo processo non richiede tempi molto lunghi. Diversi clienti di Mia-Platform hanno costruito e portato le proprie soluzioni a mercato in circa tre mesi. È un processo di continua espansione: si parte da un primo caso di successo – rilevante all’interno dell’azienda e che generi consenso e coinvolgimento nelle persone – per poi espandersi ad altri settori aziendali.
In una grossa società è importante ottenere il consenso di chi poi lavora e opera nella costruzione di questi servizi. Poiché la composable enterprise è una filosofia di cambiamento, è fondamentale vincere resistenze e opposizioni che possono nascere nei dipartimenti interessati, magari abituati da sempre a una certa autonomia.
L’approccio self service è molto utile per superare queste resistenze, perché elimina il sistema dei ticket, alla base di una organizzazione tradizionale di richiesta e intervento. Così i singoli team applicativi possono essere agili e attivare le proprie risorse senza dover attendere l’intervento di un altro dipartimento.
– Le esperienze delle imprese che hanno scelto di adottare Mia-Platform?
[Francesco Soncini Sessa] Un caso significativo è un’azienda pubblica estremamente tradizionale che opera nel trasporto ferroviario, che ha scelto questo approccio e si è dotata di una piattaforma per l’erogazione dei propri servizi in formato digitale, come gli orari dei treni, le informazioni, la vendita di biglietti, un’interazione sempre più multimodale. La nuova piattaforma ha dato risultati enormi. Basti pensare che oggi i due terzi dei biglietti sono venduti attraverso canali digitali, anche in mobilità, cosa che non sarebbe stata possibile con un approccio più a silos, più tradizionale.
Le imprese che hanno beneficiato di più di questa trasformazione sono quelle prettamente digitali, con un prodotto non fisico, come quelle nei settori finanziario e assicurativo, aree in cui Mia-Platform ha molti clienti. Per esempio, è stata accelerata la compliance alle normative che le banche e le assicurazioni devono rispettare.
Hanno beneficiato anche aziende che offrono prodotti fisici, in special modo nell’ambito retail e grande distribuzione organizzata. Queste possono gestire meglio il flusso dei materiali e avere informazioni allineate e fruibili senza dover interrogare il sistema informativo tradizionale ERP (Enterprise Resource Planning), che magari è già sovraccaricato da interrogazioni per cui non era stato pensato.
Un altro esempio interessante è un grosso produttore globale che costruisce veicoli industriali, cliente di Mia-Platform dal 2023. Questa impresa ha deciso di sposare la composability come disegno. Essendo il gruppo molto grande, il processo è partito da un team che sta disegnando la nuova architettura di riferimento, su cui poi pian piano migrare gli applicativi nei prossimi anni.
Il team ha creato un’iniziativa interna basata sul prodotto di Mia-Platform, realizzata in meno di sei mesi. Per stimolare l’interesse, hanno fatto partire anche una formazione per oltre 1.000 persone a livello globale, in Europa, negli Stati Uniti e in Australia. I primi risultati ottenuti sono significativi. Hanno costruito un servizio digitale basato sull’AI che aiuta a cercare nella documentazione elettronica materiali video e manuali, così da fornire al dealer o al meccanico le informazioni necessarie.
Una volta stimolata la curiosità delle persone nell’azienda, si può fare in modo che le figure dell’IT possano accedere al nuovo servizio per provarlo, magari in una sandbox. È proprio un cambio di concezione dell’organizzazione all’interno della società, che rende la tecnologia più allineata a un approccio da tech company. Piattaforme digitali di questo tipo sono molto portabili, anche in imprese che sono lontane dal settore tecnologico, come i trasporti e l’automotive.