Nutanix Italia: data center e conformità energetica

data center Nutanix multicloud

Benjamin Jolivet, Country Manager di Nutanix Italia, pone al centro tematiche riguardanti la conformità energetica dei data center e la compliance GDPR.

Non sorprende che alcuni dei maggiori utilizzatori e gestori di dati personali, ovvero Meta, Google e Amazon, siano le principali aziende multate per violazioni al GDPR. Solo la stessa Meta ad esempio è stata multata per 1,2 miliardi di euro all’inizio di quest’anno, su un totale di oltre 2,5 miliardi di euro di multe emesse dall’attuazione della direttiva cinque anni fa. Il GDPR sta dunque riuscendo nel proprio intento di far sì che le aziende proteggano i dati personali o ne subiscano le conseguenze in caso di inadempienza.
Ciò è interessante poiché, nell’ambito delle normative europee, il GDPR è diventato una sorta di manifesto, un modello per le direttive future, un aspetto da tenere presente quando si parla della Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) dell’UE. Sebbene il GDPR abbia avuto i suoi oppositori, non ultimo Meta, è molto efficace, ecco perché questa direttiva deve essere anch’essa presa sul serio.

Direttiva sull’Efficienza Energetica

Per le aziende che gestiscono i Data Center, la direttiva EED è un quadro di riferimento attraverso il quale verranno strutturati i processi e le procedure di misurazione e rendicontazione. Sebbene l’UE abbia pubblicato qualche tempo fa il suo Codice di Condotta per i Data Center, si prevede che entro il 2030 i Data Center produrranno 98,5 TWh, con un aumento del 28% rispetto al 2018, secondo la direttiva. In tal senso, per ridurre il consumo energetico i data center devono svolgere un ruolo centrale.

green data center

Secondo l’articolo 8 della EED, le aziende sono tenute a effettuare audit energetici e a implementare sistemi di gestione dell’energia. Per i data center, ciò rappresenta una grande sfida. A differenza del GDPR, che si concentra maggiormente su processi e procedure, la direttiva EED si baserà prevalentemente sulle metriche. Nei data center, ciò significa misurare e gestire l’uso dell’energia e, nel caso di sistemi preesistenti, lo stato di salute.
La presenza di più ambienti cloud è un’ulteriore sfida: quanto saranno accurate le misurazioni e come faranno le aziende a sapere se sono conformi?
Sicuramente si tenderà a adottare una strategia attendista. Un po’ come per il GDPR, ci sarà un certo margine di manovra iniziale, ma allo stesso modo, ci saranno delle sanzioni molto pesanti.

Per tutte le aziende che gestiscono un data center è chiaramente una fonte di preoccupazione, anche se la consapevolezza sui contenuti della direttiva EED sembra essere ancora piuttosto bassa. Il modo in cui i singoli Paesi adotteranno e modificheranno le esigenze di rendicontazione per soddisfare i nuovi obiettivi è ancora incerto, ma far finta di niente non è un’opzione.

Data center, redditività e costi

In effetti, aspettare che la legge faccia il suo corso non ha alcun senso, soprattutto in un periodo di instabilità dei prezzi dell’energia. Indipendentemente dalla direttiva EED, l’efficienza energetica nei data centre ha assunto un ruolo sempre più importante per la loro redditività. I costi dell’energia e gli obiettivi di sostenibilità sono diventati un’insolita combinazione che ha creato una situazione insidiosa che i responsabili IT non possono ignorare.

data center climate neutral

Per questo è fondamentale il modo in cui l’energia viene misurata e gestita, non solo per la conformità EED, ma anche per l’ottimizzazione dei costi e la futura resilienza aziendale. I data center devono essere rinnovati, devono sfruttare l’automazione e l’approccio al cloud ibrido, con la possibilità di spostare rapidamente i carichi di lavoro. Si tratta di una strategia essenziale per i CIO in termini di costi, consumo energetico e competitività.

L’esternalizzazione del problema energetico ai fornitori di colocation o agli hyperscaler è una strategia potenzialmente valida, ma non priva di rischi. Le scelte energetiche sbagliate di fornitori come Sungard (sottoposta ad amministrazione controllata l’anno scorso) evidenziano la necessità di evitare di legarsi a un unico fornitore. Allo stesso modo, data la scarsa trasparenza di alcuni strumenti di rendicontazione delle emissioni di anidride carbonica, si presenteranno senza dubbio sfide significative per i fornitori di cloud pubblico. Le aziende devono assumersi la responsabilità, per quanto possibile, e rendersi conto che è necessario cercare modi più intelligenti per gestire e archiviare i dati.

Edifici, operations e controllo del dominio

La direttiva EED richiederà una rendicontazione su tre categorie principali: edifici, operations e controllo del dominio per avere un’idea della distribuzione delle responsabilità, in termini di siti di colocation, cloud pubblico e così via. Come dice il vecchio proverbio, si può gestire solo ciò che si misura. Sebbene per alcuni data center ciò venga già fatto, tali misurazioni sono solitamente più volti a fini di ottimizzazione interna o di pianificazione della capacità.

Per alcuni data center moderni, quelli che hanno un approccio software-defined alla gestione, il compito sarà più semplice. Per altri, con un mix di tecnologie legacy, una miriade di interfacce di gestione, carichi di lavoro on e off-site, sarà una sfida accedere alle misurazioni da più fonti e ottenere cifre accurate o persino stime credibili. C’è anche il rischio aggiuntivo di affidarsi a fonti terze per i dati.

La direttiva EED è un’opportunità per crescere

Sebbene la misurazione non sia una procedura così semplice come probabilmente dovrebbe essere, almeno per ora, è bene comunque prepararsi e comprendere i contenuti della direttiva e il suo impatto sui servizi del data center. La direttiva EED, dopo tutto, va considerata come un’opportunità, la sfida è come sfruttare al meglio tale occasione.

Le moderne tecnologie per data center, come l’infrastruttura iperconvergente, stanno già dimostrando la loro validità, come indicato da Atlantic Ventures nel suo studio Improving sustainability in data centers, secondo il quale nella regione EMEA le moderne architetture infrastrutturali possono potenzialmente ridurre i consumi fino a 56,68 TWh nel periodo 2022-2025 e far risparmiare fino a 8,22 miliardi di euro in costi di elettricità nello stesso periodo alle aziende e ai fornitori di hosting che intraprendono una trasformazione completa. Oltre a questi vantaggi, l’ammodernamento dei data center può anche aiutare le aziende ad affrontare le verifiche previste dalla direttiva EED. Rendendo facilmente fruibili le informazioni sulle prestazioni e sull’utilizzo, si possono ottenere ulteriori riduzioni grazie a decisioni basate sui dati e sfruttando strategie più avanzate come FinOps, GreenOps e cloud bursting.

È chiaro che c’è spazio per il cambiamento e che, mentre l’EED punta alla creazione di un contesto di responsabilità energetica attraverso la regolamentazione, il vero incentivo per i data center è l’efficienza.

Il lato positivo è che negli ultimi anni le tecnologie che aiutano a gestire gli aspetti più fisici della gestione dei data center si sono evolute in modo significativo. I sensori IoT possono, ad esempio, monitorare e misurare le metriche della struttura in tempo quasi reale e con un investimento relativamente modesto. Il punto è che, sebbene le aziende debbano gestire la direttiva EED (e le relative versioni regionali) all’interno dei data center, la modernizzazione attuale, attraverso il cloud ibrido e l’automazione dei carichi di lavoro, contribuirà in modo significativo ad affrontare le sfide che la direttiva imporrà. Nel frattempo, per qualsiasi CIO, tenere sotto controllo i costi e migliorare le prestazioni nella gestione dei dati è sempre un’ottima cosa.