Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage, analizza il mercato degli hard disk e suggerisce un futuro dello storage privo di unità meccaniche.
C’è stata un’epoca in cui non si sarebbe potuto immaginare un mondo senza più i dischi di vinile, per non parlare del loro successore – il CD. Allo stesso modo abbiamo assistito alla diffusione e alla scomparsa delle cassette VHS, dei DVD e della catena di videonoleggio che più di tutte ha rappresentato questi supporti, ovvero Blockbuster. Quelle che un tempo sono state innovazioni hardware di grande successo, insieme con i loro metodi di delivery, sono oggi un ricordo del passato sostituite dallo streaming digitale di musica e video attraverso piattaforme come Spotify e Netflix.
Quale lezione possiamo imparare da tutto questo nel 2023?
Forse che oggi possiamo aspettarci anche un mondo privo di hard disk rotanti (HDD) e persino prendere in considerazione un limite all’esistenza dei normali flash drive commerciali “off-the-shelf”. Come accaduto con CD e DVD, solo dieci anni fa questo sarebbe stato inimmaginabile; tuttavia, se guardiamo ai trend in atto nelle casistiche d’utilizzo dello storage e ai progressi compiuti dalla tecnologia dei drive, non è così fuori luogo prevedere la scomparsa degli HDD, seguiti a breve distanza dai flash drive di piccola capacità.
Questo perché ci sono state importanti passi avanti in termini di capacità e densità dei drive a stato solido (SSD) e, conseguentemente, nel loro costo per GB. Anche se gli SSD sono comunemente usati da molto tempo nelle casistiche che richiedono alte prestazioni, in prospettiva sono destinati a essere sostituiti da parte di moduli flash ad altissima densità nelle aree in cui la tecnologia ancora è rimasta alla finestra come lo storage nearline, il cold storage e gli ambienti hyperscaler.
In tutti i workload esiste una crescente necessità di maggiori capacità storage abbinate a rapidità di accesso, sulla spinta della diffusione delle attività di analytics e AI, con la AI generativa che rappresenta la più recente tendenza all’aumento della capacità storage.
Il mercato attuale sta cambiando a causa dei progressi tecnologici per cui alcuni fabbricanti di flash storage sono andati ben oltre i normali SSD commerciali per raggiungere capacità di circa 22 TB. Alcuni riescono a integrare una quantità superiore di chip di memoria flash su uno stesso modulo ottenendo drive da 75TB di capacità e anche più, con centinaia di TB in arrivo nell’arco di qualche anno.
Il risultato è un TCO (Total Cost of Ownership) attuale con un prezzo per GB pari a 20 centesimi di dollaro: una cifra comunque destinata a scendere presto fino al punto in cui i dischi rotanti non saranno più competitivi.
Moduli flash: più capacità, più efficienza, minori consumi
Alcuni hanno predetto che i dischi rotanti diventeranno obsoleti prima che giunga al termine l’attuale decennio. Con i moduli flash già arrivati a 75TB con costi per GB così contenuti, è probabile che gli HDD verranno presto scalzati anche da quelle casistiche di utilizzo nelle quali hanno resistito finora: per esempio gli utilizzi nearline, come lo storage di file e oggetti per dati non strutturati, uno scenario divenuto sempre più importante per le aziende che hanno bisogno di accesso rapido a scopo di analytics ed elaborazione AI/ML.
Inoltre, con capacità dei moduli flash pari a centinaia di TB, esiste anche un potenziale interesse ad abbandonare gli HDD in ulteriori casistiche di storage secondario attualmente dominate dagli hard disk.
E tutto questo prima ancora di prendere in considerazione gli ingenti risparmi che flash consente in termini sia di consumi energetici che di manutenzione: questioni di grande rilievo a fronte dell’attuale caro bollette e della pressione verso la riduzione dei consumi e il raggiungimento degli obiettivi ESG aziendali.
Hard disk e moduli flash
Ancora, vista la quantità di TB che è possibile concentrare all’interno dei moduli flash, i datacentre possono ridurre lo spazio rack impegnato per raggiungere la scala dei petabyte in pochi U di ingombro anziché le centinaia di Rack Unit del passato. Nel contempo anche i consumi si abbattono parecchio, dal momento che la tecnologia flash non ha bisogno di corrente per dover muovere piatti e testine. Il passaggio alla moderna tecnologia flash all’interno dei datacentre può ridurre i consumi fin anche dell’80%. Infine, non va dimenticato il bonus per cui i moduli flash presentano percentuali di guasto sensibilmente inferiori rispetto agli HDD e alla quantità di parti mobili che essi contengono.
Tutto questo significa che anche i normali flash drive commerciali minacciano di scomparire. Il motivo è che i grandi fabbricanti propongono capacità SSD all’interno di fattori forma simili a quelli dei dischi usando spesso metodi di connessioni sviluppati per questi ultimi. Vi è inoltre una limitazione causata dall’assenza di software capace di combinare insieme una maggiore quantità di chip di memoria flash per ottenere moduli di capacità superiore.
Questo genere di intelligenza dei controller è territorio di pertinenza degli specialisti negli array, figure dotate dell’esperienza adatta per poter architettare ambienti operativi storage – una situazione destinata a restare invariata probabilmente per molto tempo ancora.
Come approfittare dell’estinzione degli HDD
Cosa bisogna fare dunque per prepararsi alla possibile estinzione degli HDD e alla scomparsa dei drive flash commerciali?
Le aziende devono pianificare per arrivare ai datacentre all-flash, il che significa spostare tutti i workload su storage flash nell’arco dei prossimi cinque anni. I moduli flash che diverranno disponibili entro allora – contenenti centinaia di TB ciascuno – permetteranno di scalare gli storage array fino alla classe dei petabyte occupando solo poche U di spazio su rack. Questo permetterà allo storage basato su moduli flash di supportare workload inquadrati in casistiche d’uso secondarie come backup, data warehouse e data lake, archiviazione e storage di massa per hyperscaler. Le forti riduzioni in termini di consumi elettrici, spazio occupato e personale necessario si tradurranno in risparmi per il lato business, nel quale l’IT può giocare un ruolo di catalizzatore.
Per raggiungere questo traguardo le aziende dovrebbero valutare i vendor che possiedono una roadmap orientata a moduli flash ad alta densità adatti a una varietà di workload che vanno da quelli a più alte prestazioni fino a quelli categorizzati come secondari.
Allo stesso tempo, le aziende dovrebbero esaminare le opzioni di acquisto proposte dai vendor, dal tradizionale immobilizzo di capitale iniziale con aggiornamenti su abbonamento fino al puro costo economico dello storage as-a-service. Qui, una strategia chiara evita possibili lock-in e la stagnazione dell’hardware nel tempo, permettendo ai clienti di apportare aggiornamenti tecnologici e di capacità trasparenti negli anni a venire. Con l’imminente sparizione di un supporto storage in auge da decenni, i clienti devono programmare per tempo in modo da non farsi trovare impreparati di fronte a una obsolescenza come quella del VHS, di Blockbuster o del vinile all’interno di aree critiche dei loro datacentre.