Red Hat, il valore strategico di operare cross platform

Secondo Red Hat, per supportare il business, oggi bisogna essere in grado di sviluppare rapidamente nuove applicazioni sicure, scalabili e multpiattaforma.

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Oggi tutte le imprese si trovano di fatto a competere su un mercato globale, dove la velocità gioca un ruolo strategico. A fronte di ciò, per supportare in modo adeguato il business, bisogna saper sviluppare rapidamente nuove applicazioni e funzionalità, che siano sicure e scalabili. Un obiettivo che, secondo Red Hat,  si può raggiungere solo disponendo di una piattaforma unificata che consenta di seguire tutto il ciclo di vita dell’applicazione, dallo sviluppo al testing, dal deployment alla messa in produzione. Tale piattaforma dovrebbe poi permettere integrazioni monitorabili, consentendo anche la gestione delle operation.

Evitare i patchwork di soluzioni

In tale condizione risulta evidente che non ci si possa affidare a un patchwork di soluzioni – ha sostenuto Michele Cito EMEA Head Cloud and Service Provider di Red Hat –. C’è invece bisogno di una soluzione integrata che consenta di mettere insieme tutti gli elementi per rispondere all’esigenza dell’organizzazione di essere veloce e integrata. E di poterlo fare in sicurezza”.

L’idea di Red Hat è chiara e precisa: le aziende hanno bisogno di una piattaforma che gli permetta di sviluppare le applicazioni e metterle in opera in qualsiasi ambiente (on promise, nell’hybrid cloud o in multi-edge) garantendo ovunque la medesima esperienza e gli stessi processi. Va da sé che alla base ci deve essere un sistema operativo Linux che operi su tutte le piattaforme e che si usino strumenti che abilitano lo sviluppo cross platform. Ma anche che si riesca ad automatizzare più attività possibile.

Superare i limiti delle piattaforme xKS

“E questo è ciò che consente di fare la piattaforma OpenShift – ha sottolineato Michele Cito –. Basata su Linux, ha come punto di forza la capacità di andare oltre i limiti delle tradizionali piattaforme xKS, dove, per permettere a un’organizzazione di spostarsi lungo il suo percorso, si devono ripetutamente combinare e gestire l’engine Kubernetes e le componenti usate”.  All’interno di un’unica piattaforma, OpenShift integra invece tutte le componenti consentendo alle aziende di muoversi sempre con la massima semplicità. Inoltre, al contrario di quanto avviene con le piattaforme basate su Kubernetes, che devono essere continuamente monitorare e manutenute, OpenShift non rende necessario integrare e gestire i diversi componenti senza soluzione di continuità.

Una delle peculiarità di OpenShift che fa la differenza è la possibilità di fruirne come managed service “Le aziende possono acquistare la nostra piattaforma sui marketplace degli hyperscaler e cloud service provider per fruirne in modalità completamente gestita – ha precisato Cito –. Questo permette alle aziende stesse di sviluppare le proprie applicazioni velocemente e in tutta e sicurezza”. Non doversi far carico delle gestione e della manutenzione dell’infrastruttura è certo un grosso vantaggio, perché consente di focalizzarsi sugli obiettivi di business, accelerando il time to value. Il fatto poi di poter operare “seamless” sia on premise sia in cloud garantisce una maggiore efficienza operativa.

Il cloud alla base della trasformazione digitale

Come voce di spesa per le aziende italiane, oggi il cloud computing si colloca al secondo posto, subito dietro al mobile business. E la sua adozione è in continua crescita: ha raggiunto la terza posizione, dopo Ai/Cognitive e blockchain. “Il cloud è ormai una solida realtà e il suo progresso è costante – ha affermato Thomas Giudici, MED Regional Ecosystem Leader di Red Hat –. Nonostante la spesa dei nostri clienti per erogare i propri servizi It sia piuttosto costante, l’incremento dei servizi cloud è esponenziale e non c’è azienda che, all’interno della propria strategia di crescita, non abbia il cloud come elemento principale. E questo si riflette anche sul mercato italiano”.

Per Giudici le aziende hanno ormai ben chiaro che investire nel cloud significa ottimizzare i costi, permettere di gestire i picchi e acquisire velocità. Tant’è che si può affermare che “il cloud è diventato uno standard per le aziende che intraprendono percorsi di trasformazione digitale”.

Sempre più strategici i service provider

A fronte di questa situazione, i cloud service provider hanno un ruolo sempre più fondamentale nella strategia di Red Hat in Italia. “Collaboriamo con i principali hyperscaler (Amazon, Google, IBM e Microsoft) e questa attività rappresenta una buona parte del nostro mercato”, ha precisato Thomas Giudici. Un fattore che assumerà sicuramente sempre più importanza, se si guardano le previsioni di IDC: la società di analisi afferma, infatti, che entro il 2024 il 60% delle aziende utilizzerà servizi acquisiti tramite i marketplace degli hyperscaler, come nuova modalità di approvvigionamento delle componenti software.

“Tuttavia ha concluso Giudici –, ritengo importante sottolineare che anche i cloud provider nazionali, come Aruba e Cineca, hanno un ruolo di primissimo piano perché fanno della territorialità e della possibilità di sviluppare progetti tailor-made loro punti di forza. Citerei poi anche i cloud provider del mondo delle telecomunicazioni, come Fastweb e TIM. Stanno rifocalizzando il loro business e così oggi possono sia erogare servizi tramite la nostra tecnologia sia offrire servizi per lo sviluppo applicativo basato su Red Hat.