Privacy e ChatGPT: perché l’Italia blocca il servizio

Tuttavia sono stati tanti gli utenti che non si sono fermati davanti al veto del Garante.

ChatGPT

Federico Bertamino, esperto di reti Informatiche e cybersicurezza, commenta la decisione del Garante della Privacy Italiana di bloccare il servizio ChatGPT per l’Italia.

Alla fine è arrivato, provvidenziale o no, il passo indietro. Il Garante della Privacy ha rivisto la decisione di impedire l’accesso al servizio di intelligenza artificiale messo a disposizione dell’azienda americana OpenAI, meglio noto come ChatGPT.

Privacy e ChatGPT: perché l’Italia blocca il servizio

La delusione di molti utenti che qualche settimana fa si sono trovati di fronte a un laconico messaggio che di fatto liquidava ogni possibilità di utilizzo del servizio. Con tanto di rimborso dell’abbonamento per chi aveva già effettuato il pagamento. È stata una situazione provvisoria, ma che ha portato molte persone a scelte pericolose per bypassare il blocco.

Uno strumento potente

Inutile negarlo, l’intelligenza artificiale di questo ChatBOT è utile. Molto più potente di Google o di qualsiasi motore di ricerca, ChatGPT è uno strumento potente in molti settori. Ad esempio, nel mondo informatico, è capace di scrivere in molteplici linguaggi codice in maniera quasi perfetta. Tanto utile e performante che, come detto, molti utenti non si sono fermati davanti al veto imposto dal Garante. Ma come è stato possibile bypassare il blocco? È bastato utilizzare una VPN, (acronimo per Virtual Private Network). Questo strumento permette di collegare con cavi virtuali infrastrutture di rete geograficamente situate in posti diversi.

L’escamotage VPN

È possibile realizzare queste infrastrutture in totale autonomia, a patto di avere le competenze informatiche necessarie. Oppure, in alternativa e con molta semplicità, usufruire di servizi a pagamento, dal costo di pochi euro al mese, che offrono “in affitto” la propria infrastruttura VPN. Fra i più famosi NordVPN e ProtonVPN, che, con i suoi server basati sulla Svizzera, assicura i più alti standard di sicurezza esistenti. La VPN ha permesso a molte persone di utilizzare la versione gratuita di ChatGPT senza problema alcuno.

Privacy e ChatGPT

Diverso il discorso per chi aveva un abbonamento. In quel caso OpenAI, azienda creatrice del bot, riconosceva gli utenti tramite lo strumento di pagamento utilizzato. Se l’utilizzo di servizi sicuri (che hanno un costo, per quanto basso) non costituiva nessun pericolo per l’utente, diverso è il discorso per chi ha scelto servizi VPN gratuiti di dubbia gestione.

Una risposta

Infatti, utilizzando questi servizi, l’utente ha letteralmente affidato “le chiavi di casa” della propria rete ad un estraneo. Quando viene offerto un servizio sul web a titolo gratuito, la domanda che l’utente dovrebbe sempre farsi è “come si sostenta questa azienda?”. La risposta potrebbe risultare assai sconveniente per molti: pirateria, attacchi informatici, furti di dati sensibili, etc.

Occhio ai valori di latenza

Altro aspetto da considerare nello scegliere un servizio VPN è la cosiddetta latenza, quindi il tempo in cui un’informazione va da mittente a destinatario e torna indietro. Applichiamola a Chat GPT. La latenza sarà il tempo impiegato dalle informazioni, che in rete si chiamano pacchetti, che compongono la nostra domanda ad arrivare al ChatBot e a tornare a noi. Solo a quel punto lei comincerà a rispondere. Questa grandezza si esprime nell’unità di tempo, per la precisione in millisecondi.

Il “timeout”

Introdurre una VPN, per quanto ottimizzata, aumenta necessariamente i valori di latenza. Perché, invece di fare una strada diretta fra te e Chat GPT, viene introdotta una lunga deviazione fino ai server del gestore VPN e da lì al ChatBOT e la stessa strada dovrà venir percorsa dalle risposte. Se il servizio VPN scelto non è ottimizzato o in particolari situazioni di congestione della rete, ChatGPT potrebbe semplicemente non riuscire a rispondere alle richieste qualora i valori di latenza diventino troppo elevati. Questo fenomeno si chiama “timeout”.

Allarme privacy e ChatGPT

Anche se oggi possiamo nuovamente utilizzare la piattaforma, bisogna sempre rimanere aggiornati su possibili futuri cambiamenti. L’Italia non può permettersi di non percorrere la via dell’innovazione. Quindi, per scongiurare nuovi inconvenienti, troviamo delle soluzioni o nuove regole più adeguate all’evoluzione dello scenario se non vogliamo rimanere indietro.