Portare il 3D interattivo del mondo dei videogiochi all’interno delle aziende per trasformarlo in strumento di business. Con questo obiettivo è nata nel 2011 Shin Software. Dall’epoca di cose ne sono successe molte e c’è stata anche una pandemia che ha giocato un ruolo fondamentale per la tecnologia. Ce ne hanno parlato Stefano Provenzano, fondatore e amministratore delegato dell’azienda, ed Emanuele Zinna, direttore marketing.
– Di preciso, di cosa si occupa Shin Software?
Provenzano – L’azienda è stata fondata una dozzina di anni fa per introdurre un approccio completamente nuovo nel mercato, ma fino al 2019 parlare di tecnologia 3D interattiva in azienda veniva interpretato come qualcosa legato più alla fantascienza o al mondo gaming piuttosto che uno strumento in grado di offrire opportunità di business.
L’arrivo del Covid ha radicalmente modificato la situazione, perché ha imposto a tutti, e in modo indifferenziato, un’accelerazione nella transizione digitale. E le cose sono cambiate.
Attraverso la nostra piattaforma SHOWin3D, oggi proponiamo servizi che portano innovazione all’interno di processi aziendali, dalla produzione alla vendita. Il 3D interattivo può essere di grande aiuto all’interno di tutto il ciclo vita del prodotto. A partire dalla validazione prototipale dove si può avere un’anteprima fotorealistica di un oggetto che non esiste ancora, così da capire come potrà essere e quindi decidere in quale modo organizzare le linee di produzione. Oppure, nel momento della vendita, si può avere un configuratore che mostra in concreto come può trasformarsi un prodotto integrando le varie opzioni disponibili. Ma potrebbe anche essere il caso della rappresentazione virtuale di un macchinario o di uno strumento nell’ambito della formazione, come per il training del personale o l’assistenza postvendita, dove si possono creare procedure 3D guidate per l’assistenza, la manutenzione o la sostituzione della componentistica.
Dovendo collocarsi all’interno di un processo aziendale per portare innovazione, il più delle volte la presenza nostra tecnologia non viene evidenziata, ma diventa un elemento di vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza.
– Cosa intende Shin Software per 3D interattivo?
Zinna – Che sia un macchinario, un abito o un oggetto d’arredo, creiamo una versione virtuale che lo riproduce nelle dimensioni e nei colori e che permette di manipolarlo, modificarlo, ruotarlo, esploderlo nei suoi componenti e configurarlo, aggiungendo accessori se necessario. Si ha un rapporto con quell’oggetto che non è detto si possa avere con l’equivalente reale perché, per esempio, se tale oggetto è molto grande e pesante si è limitati dalla sua fisicità (come accade per la trevigiana Breton che usa la nostra piattaforma nella realizzazione di macchine per il taglio del marmo). In pratica, il 3D interattivo implica un concetto di trasmissione delle informazioni estremamente efficace.
Oggi le aziende possono ottenere qualcosa di simile con i sistemi CAD di progettazione usando workstation con hardware molto potente. Però noi consentiamo di ottenere tale risultato con dispositivi commerciali e non professionali, di cui tutti dispongono. Inoltre, abilitiamo l’azienda ad aggiungere al 3D di base effetti speciali in modo molto semplice. Senza essere dei programmatori, usando la nostra piattaforma SHOWin3D si possono integrare funzionalità come l’esplosione dell’oggetto o una sua animazione. Tali effetti si possono vedere su un monitor ma anche su uno smartphone o su un tablet. E pure collocarli nel mondo reale attraverso la realtà aumentata.
Questa è la parte rivoluzionaria. Abbiamo lavorato tanti anni per costruire uno strumento che fosse in grado di abbattere le barriere di ingresso e che abilitasse più persone possibili a costruire un contenuto 3D interattivo.
– Come si ottiene un contenuto 3D interattivo?
Provenzano – Anni fa si progettava col tecnigrafo, oggi si usano i modelli 3D. Il progetto è rigoroso, molto complesso, con file pesantissimi. Noi consentiamo alle aziende di trasformare tali file, rendendoli molto leggeri così che possano essere distribuiti in modo sicuro attraverso formati proprietari. Con questo metodo si può, per esempio, mostrare una macchina in funzione. Un menu molto semplice permette di attivare funzionalità e animazioni. È poi possibile presentare elementi particolari e spiegarli nel dettaglio, oppure si possono aggiungere alla visualizzazione box di testo, informazioni o video. La differenza con i video tradizionali è che se si vuole analizzare in dettaglio un certo particolare si può modificare la vista e inquadrare l’area di interesse. In un film è il regista a decidere cosa far vedere, invece, in questo caso con l’interattività è l’utente che diventa regista del video potendo vedere ciò che desidera. Chiaramente, si può creare una sorta di guida alla visualizzazione, per esempio, per presentare processi particolari.
Si può anche simulare il contorno del prodotto perché a volte anche le ambientazioni sono importanti per aiutare a capire una funzionalità o a fare apprezzare caratteristiche estetiche.
– Quali sono gli ambiti o i settori più adatti all’impiego della vostra piattaforma?
Zinna – I benefici di questa tecnologia ricadono a pioggia su tutti i settori. Le discriminanti possono essere il tipo di user experience che si vuole offrire alla clientela e come integrare la tecnologia all’interno dei processi aziendali. C’è chi la utilizza per la prototipazione virtuale, il cosiddetto design review, per visualizzare un prodotto ancor prima che sia realizzato: si possono variare in tempo reale le forme e i materiali. Tramite la realtà aumentata, si può mettere tale prototipo accanto a un prodotto già in commercio per vedere quali sono i punti di forza del nuovo design.
Si può usare la nostra piattaforma anche nel caso in cui si voglia un configuratore di prodotto (come è il caso di Zegna che consente di creare 49 miliardi di configurazioni tra colori, materiali e stili di abiti) o uno strumento per la formazione del personale o anche della forza vendita. La cosa importante, però, trattandosi di applicazioni 3D interattive, è il punto di partenza, il file 3D. Tradizionalmente, le aziende che hanno l’accesso più rapido a questa tecnologia sono quelle manifatturiere perché per loro il file 3D non è nient’altro che il risultato di un software di progettazione che utilizzano per generare le matematiche per le macchine a controllo numerico o per creare i calchi per eventuali stampi. Quindi, le aziende manifatturiere dispongono già della chiave di volta per questo tipo di applicazione.
– Come si compone la vostra offerta commerciale?
Zinna – Quella che noi proponiamo è una piattaforma SaaS. C’è una subscription che abilita l’accesso agli strumenti di autoformazione, ai tool per costruire le esperienze interattive e all’infrastruttura per distribuirle ovunque, senza dover configurare server o svolgere attività complesse. Per questo si adatta all’impiego sia in piccole realtà sia in quelle di grandi dimensioni: la differenza sta chiaramente nella richiesta tecnologica e anche nelle funzionalità. Una carpenteria avrà bisogno di far vedere il suo prodotto con qualche semplice animazione, un’azienda che produce grandi macchinari avrà invece bisogno di mostrare tutto un macchinario con un’animazione complessa. Entrambe avranno però la necessità di poter operare in tempi brevi. La piattaforma viene sempre proposta in modalità SaaS, ma ha diversi tier, diverse forme di abbonamento per adattarsi alle varie tipologie di azienda.
– Alla fine, si ottiene un file “autonomo” o comunque deve fare riferimento al cloud per funzionare?
Provenzano – Fa riferimento al cloud perché è uno strumento che rimane attivo. Perciò se si vogliono apportare modifiche si rientra nell’editor e si interviene. Tramite cloud, ogni variazione viene automaticamente propagata a tutti gli utenti, ovunque si trovino. Ci si può svincolare dal cloud ma si perdono tutte le funzioni di navigazione, esplosione e così via. Si ottiene una sorta di istantanea che si può solo consultare così com’è.
Abbiamo anche una licenza particolare, che permette di utilizzare la piattaforma senza le funzioni di editing. Può essere un’opportunità per chi, dopo aver realizzato tutti i modelli 3D di cui aveva bisogno, non ha più necessità del tool di editing ma vuole solo poter distribuire i contenuti agli utenti. Si potrà usare questa modalità per tutto il tempo necessario, senza limiti. Se poi in futuro si dovranno modificare tali modelli o produrne di nuovi si potrà riattivare l’abbonamento per l’editing.
– Ai vostri clienti vi rivolgete direttamente o lavorate anche con partner?
Provenzano – In parte in modo diretto e in parte tramite partner. I nostri partner sono tendenzialmente dei system integrator, grandi aziende che hanno già un mercato e che, appunto, creano progetti di integrazione di sistemi. Lavoriamo anche con delle software house che sono capaci di scrivere applicazioni, ma non hanno una competenza specifica sullo sviluppo del 3D: noi possiamo fornire il componente che manca per completare il loro offering. Infine, abbiamo i distributori di software 3D che hanno già maturato una sensibilità per comprendere i bisogni del mercato della modellazione e che possono avere un’attività di upselling rispetto alla clientela già esistente. Stiamo cercando ulteriori partner per avere una presenza più capillare sul territorio e presso le aziende.