Networking, per HPE Aruba servono modernizzazione e automazione

HPE Aruba ha chiamato a raccolta clienti e partner per fare il punto della situazione su networking e cloud, proponendo le soluzioni per affrontare le nuove sfide.

edge services networking

HPE Aruba ha chiamato a raccolta clienti e partner per fare il punto della situazione sul networking e sul cloud. E anche capire come affrontare le nuove necessità, tecnologiche e di sicurezza, create dell’inaspettata e repentina esplosione del lavoro ibrido.

Il punto di partenza, la sicurezza del network

hospitality

Il Country Manager di HPE Aruba Edoardo Accenti ha sottolineato come le aziende siano vivendo una fase di trasformazione. Una fase iniziata già prima della pandemia, ma che è stata accelerata dalla diffusione del Covid. E oggi le aziende si stanno organizzando, sfruttando le opportunità offerte dall’innovazione per affrontare le nuove sfide. Prima fra tutte è quella della sicurezza.

Il numero degli incidenti di cybersecurity presenta una netta crescita. Il rischio è evidente e costante”, ha affermato Mauro Cicognini di Clusit, Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica. I settori più presi di mira dagli attacchi informatici sono la Pubblica Amministrazione e la Sanità. Ma anche la GDO desta un certo interesse, visto che dai 30 casi del 2018 è passata a 82 casi nel 2021, con un paio di attacchi a settimana.  Tradizionalmente poco esposta, a fronte della crescente diffusione dell’IoT, anche l’hospitality si trova a fronteggiare un numero di attacchi in costante aumento.

Occorre avere una maggiore consapevolezza in azienda che la cybersecurity è un tema che tocca tutti prima o poi.  Bisogna dare una misura quantitativa del rischio facendo scelte basate sul business reale e sul valore di quello che si potrebbe perdere”. Secondo Cicognini è importante adottare politiche organiche di cybersecurity, utilizzare una delle best practice internazionali, investire nella formazione delle persone e in tecnologia. “Le soluzioni esistono e sono molto performanti ed è sempre più importante avere infrastrutture che siano adeguatamente attrezzate per combattere gli attacchi che devono avere una visibilità completa su cosa è connesso sulle nostre network magari automatizzandole affinché si possano applicare delle politiche di sicurezza tramite dei policy manager o anche tramite integrazione con piattaforme di terze parti”.

deepfake SIM Swapping

Il cloud ha aumentato la complessità delle infrastrutture – ha fatto eco Marco Fanuli, Security Engineer Team Leader di Check Point Software Technologies –, ma, d’altra parte, ha fornito anche numerose opportunità e sono molteplici le funzioni di cybersecurity per andare con sicurezza verso il cloud. Le aziende hanno capito che le risorse in cloud vanno protette tanto quanto quelle che erano on-premise”.

security

Secondo Paolo Passeri, Cyber Intelligence Principal di Netskope, il cloud ha portato una nuova complessità per la sicurezza: il numero di applicazioni usate. “Si stima che un’azienda oggi abbia mediamente circa duemila applicazioni cloud, sono un potenziale enorme per la veicolazione delle minacce – ha sottolineato Passeri –. Infatti, circa il 40% del malware arriva proprio da applicazioni cloud, come Office365, che nel tempo hanno preso il posto delle versioni on premise”. Risulta perciò evidente che le soluzioni di sicurezza usate in passato non sono adatte al nuovo scenario. “Non si può più dire che è colpa del firewall, come si era soliti fare, servono piattaforme di protezione cloud-native”, ha precisato Passeri.

Modernizzare la rete per renderla più agile

Madani Adjali, Vice President Product Management di HPE Aruba, ha sottolineato il valore che ha rivestito il networking durante il periodo della pandemia, sia nella comunicazione tra le persone sia nel consentire alle aziende di poter lavorare. Si è operato in emergenza, ma è stato l’unico modo per poter essere davvero resilienti. Ora che l’emergenza è superata, molte cose sono cambiate definitivamente, prima fra tutte il modo di lavorare. Il lavoro ibrido è ormai una realtà consolidata e “questo richiede di modernizzare la rete e di usare una piattaforma di networking avanzata come quella che propone HPE Aruba, che comprende prodotti hardware continuamente rinnovati, come gli access point o gli switch, e di soluzioni software che permettono di gestire con grande flessibilità tutta l’infrastruttura di rete”.

In termini di software, Adjali ha messo l’accento sul valore dell’automazione nella gestione della rete e come possa aiutare a rendere il networking più efficiente per soddisfare la sempre più diffusa esigenza di riuscire a fare di più spendendo meno perché i budget IT si contraggono sempre di più. “Non intendo però dire che i sistemi automatici dovrebbero sostituire l’uomo – ha precisato Adjali –, quanto invece che le persone dovrebbero farsi carico solo dei problemi più complessi, mentre tutto il resto potrebbe essere automatizzato”.

In tutto il resto Adjali fa ricadere anche la cybersecurity. Ora che il perimetro del networking aziendale non è più quel chiaro e definito baluardo di sicurezza di una volta, ma si estende fino al più remoto dei device mobili dei dipendenti, serve poter operare in modo innovativo e rapido come solo l’automazione consente di fare, per avere un sistema davvero in grado di contrastare gli attacchi dei cybercriminali. Come esempio è stata citata la strategia di prevention, detection e response. Non solo. Con un network che cambia estensione in funzione dei suoi endpoint assume grande importanza l’agilità nell’apportare modifiche al network stesso.

Secondo Adjali, per adattarsi facilmente ai nuovi modelli di consumo si possono usare soluzioni come il network as a service, che dovrebbero essere implementabili lungo tutta la rete, dalla casa la data center.

La modernizzazione del networking origina una unified infrastructure, all’interno della quale Adjali vede come protagoniste alcune nuove tecnologie come per esempio il Wi-Fi 6E, che caratterizza i nuovi prodotti HPE Aruba. Ma all’unified infrastructure in cui si possono collegare dispositivi IoT o access point dotati di tecnologia Zigbee.

Adjali ha fatto anche un accenno servizio Open Locate che consente una precisa localizzazione dei dispositivi mobili utilizzando il GPS anche indoor, inserendo dei ricevitori negli access point. Adjali ha detto che Open Locate è pronto per diventare uno standard che possano adottare anche gli altri produttori.

Il ruolo del partner

Il mondo IoT è stato l’argomento su cui si è focalizzato Stefano Napoli, Business Development & Engineering di Mobimesh. “I consumatori vogliono sempre più servizi personalizzati ed è questo l’obiettivo verso cui stiamo muovendo – ha precisato Napoli –. L’azienda per fornire tali servizi devi disporre di un’infrastruttura adeguata, che sappia riconoscere il cliente e cosa sta facendo. In pratica si deve poter gestire il maggior numero di dati possibili assicurando però la privacy. È un altro modo di gestire la sicurezza”. E questa gestione si deve integrare nei sistemi esistenti. Nasce perciò il problema dell’integrazione, che può non essere semplice risolvere e per il quale assume un ruolo fondamentale il ruolo del partner che offre i servizi infrastrutturali.