Il settore dell’hospitality è stato pesantemente colpito durante la pandemia e ora si trova in una fase di ripresa e si sono intravisti dei trend legati a una nuova esperienza da parte degli utilizzatori. Dopo anni di trasformazioni, che hanno portato l’intero settore ad adottare soluzioni tecnologiche allo scopo di sopravvivere, hotel, locali pubblici e altre strutture si sono specializzati nell’offerta di esperienze digital-first trasparenti.
“La visione e la filosofia di HPE – spiega Edoardo Accenti, country manager di HPE – è di proporre un’innovazione guidata dal principio “customer first/customer last”, mettendo cioè il cliente al centro della tecnologia e cercando sempre di anticiparne le esigenze in base ai trend che guidano i diversi settori verticali. E l’hospitality è uno dei vertical dove possiamo raccontare una storia italiana legata all’esperienza che abbiamo come in ambito cruise e dove la digitalizzazione è fondamentale per la costruzione delle revenue”.
Per l’hospitality assume un ruolo centrale l’intelligent edge, ovvero l’infrastruttura intelligente che sta al margine della rete e che è fondamentale per la fornitura di servizi. “Va però sottolineato – precisa Accenti – che l’intelligent edge oggi non è esclusività dell’hospitality ma è di supporto anche ad altri settori, come per esempio la sanità o il manufacturing, che in Italia vede la presenza di un tessuto produttivo molto rilevante, anche di aziende che hanno contatti commerciali con l’estero. Per tutte queste realtà sono essenziali la continuità del servizio e di un livello di automazione che permetta di adattarsi all’evoluzione prevedibile e non prevedibile dell’azienda stessa, come dimostra la storia recente”.
In tal senso, un grande aiuto può arrivare dal cloud che rende disponibile un’enorme capacità computazionale che può essere usata dagli attori dell’hospitality per raccogliere ed elaborare le informazioni ottenute sull’edge e quindi fornire l’automazione di cui parla Accenti.
L’intelligenza si estende fino all’edge
L’intelligenza si estende perciò al perimetro della rete in modo da consentire di estrarre valore dalle informazioni raccolte sull’edge per realizzare interazioni in grado di fornire esperienze significative. In questa situazione è l’infrastruttura nel suo complesso che assume importanza più che i singoli componenti.
Una soluzione capace di soddisfare questi requisiti è Aruba Central. Si tratta di una soluzione di networking basata su cloud, in grado di raccogliere sull’edge informazioni sul funzionamento che possono essere poi analizzate tramite l’AI per ottimizzare le attività e i flussi di lavoro. Un’unica dashboard assicura il controllo globale e reti SD-Wan permettono di avere performance di connettività adeguate ai dati e alle applicazioni in gioco.
“La piattaforma Central – afferma Accenti – governa lo strato intelligente dell’infrastruttura e si integra all’interno della proposizione fornendo gli output, le informazioni legate ad essa che permettono di avere una visione unica di tutta l’infrastruttura andando contro una visione a silos”.
Cambiamento radicale nei modelli di acquisto
Versatilità e performance sono però solo due delle peculiarità tipiche del cloud. Un’altra caratteristica basilare è l’eliminazione delle spese per l’hardware. Il cloud comporta infatti un cambiamento radicale nei modelli di acquisto grazie alla fruizione as a service. Si può infatti pagare a consumo, un aspetto questo che tenta la grande maggioranza delle aziende che sono passate al cloud. “Anche a fronte della flessibilità che consente di ottenere – evidenzia Alessandro Ercoli, System Engineering manager, HPE Aruba –, più dell’80% di tali aziende sta valutando le modalità a consumo, una scelta che permette di fronteggiare al meglio l’evoluzione non prevedibile delle esigenze nel tempo”. Non solo. Consente anche di andare oltre l’outsourcing infrastrutturale e di usufruire in modo agile di servizi da remoto”.
Investire sui partner
“Stiamo investendo sempre di più anche a livello locale – spiega Accenti – nella trasmissione delle informazioni verso il cliente e nella conoscenza di questa modalità nelle diverse sfaccettature. Questo perché non vale che one size fit all, ma bisogna analizzare i business case del cliente e lo si può fare soltanto avendo una visione globale. Stiamo investendo in questa tipologia di awareness anche verso i partner con i quali lavoriamo e ci presentiamo sul mercato e che per tipologia hanno diverse capacità di proposizione. È importante far coincidere la nostra proposizione con quella fatta ai clienti dal canale e dare una risposta alle sue esigenze. Stiamo arricchendo molto l’offerta che andiamo a proporre in funzione dell’esigenza del cliente”.
“Stiamo portando sul mercato la strategia aziendale che prevede una trasformazione partendo dall’edge fino ad arrivare al cloud in una modalità ibrida – conclude Alessandro Ercoli –. Vogliamo offrire ai nostri clienti il vantaggio di poter scegliere qual è la miglior soluzione per loro a seconda dei servizi e delle applicazioni che hanno la necessità di mettere in campo. E di farlo con un modello a consumo come HPE Greenlake, che non è altro che una common cloud platform dalla quale si può avere una visione completa delle infrastrutture”.
HPE dà appuntamento a clienti e partner il 15 settembre all’evento HPE Aruba Atmosphere che si terrà a Milano.