Correva l’anno 2002, nel mese di marzo vedeva la luce Red Hat Enterprise Linux 2.1. Era la prima versione del sistema operativo, ma si decise di far partire la numerazione direttamente da 2.
Sfruttando l’opportunità di poter finalmente organizzare un evento in presenza con la stampa, la filiale italiana dell’azienda ha deciso di festeggiare i primi 20 anni di Red Hat Enterprise. Il top management costituito da Gianni Anguilletti, vice president Mediterraneo (con Italia anche Spagna, Portogallo, Israele, Grecia e Cipro), dal country manager Rodolfo Falcone, dal Senior Manager Solution Architecture Giorgio Galli, e con il marketing manager Danilo Maggi a far da anfitrione, ha colto l’occasione per fare un po’ il punto della situazione, a fronte anche di quanto emerso dal recente Red Hat Summit 2022.
Il carburante per il business
“L’open source si sta rivelando sempre di più il carburante dei servizi finanziari, delle aziende assicurative, della PA e delle telecomunicazioni – ha esordito Gianni Anguilletti –. Stiamo vedendo un’adozione sempre più massiva di questa tecnologia secondo il modello open source in settori più tradizionali come quello manifatturiero, del retail, dei trasporti, dell’energy e delle utility”.
Per testimoniare che non è un punto di vista personale, Anguilletti cita numeri reali. Per esempio, al kernel Linux sono state aggiunte 32.000 righe di codice e ogni giorno ci sono 500 contribuzioni in termini di nuovi sviluppi, migliorie, nuove funzionalità portate al progetto Kubernetes per la gestione dei container. In più, 10.000 malfunzionamenti vengono identificati e corretti in maniera efficiente e tempestiva.
L’alimentazione dell’innovazione digitale
“Sono dati che forniscono una sensazione concreta di come il modello di sviluppo open source si stia sempre di più affermando come l’alimentazione dell’innovazione digitale – ha sostenuto Anguilletti –. Ma ci sono altri fatti ancora più concreti. Oggi le tematiche tecnologiche che stanno attirando i maggiori interessi e investimenti da parte delle aziende in termini di trasformazione digitale sono big data, cloud computing, container, mobile, edge computing, artificial intelligence, machine learning”.
“Sono tecnologie tutte concepite secondo il modello di sviluppo open source – ha aggiunto Anguiletti –: Linux per quanto riguarda i sistemi operativi, Android per il mobile e Kubernetes per i container. E proprio per questo c’è una maggior rilevanza da parte di Red Hat sul mercato: le aziende necessitano sempre di più di un’entità che consenta loro di ottenere il meglio dall’innovazione proposta e generata secondo il modello open source per poter sfruttare gli ambiti più sofisticati, quelli business critical”.
Tre capisaldi
Per consentire alle aziende di acquisire un potenziale vantaggio competitivo, Red Hat sta continuando a investire in tre aree che ritiene tre capisaldi:
- Lo sviluppo di framework per la creazione di applicazioni più moderne native per il cloud basate su microservizi o container e applicazioni in grado di sfruttare nuovi paradigmi tecnologici come l’intelligenza artificiale, il machine learning, l’edge computing, la realtà virtuale e l’Iot.
- La costruzione di architetture cloud ibride e aperte per fare in modo che tutte queste risorse di potenza computazionale possano essere sfruttate secondo le più disparate esigenze dei clienti e fare, quindi, in modo che le applicazioni possano essere sviluppate, messe in esercizio e gestite sostanzialmente da e su qualsiasi tipo di dispositivo.
- Gli strumenti per la gestione dell’automazione di infrastrutture informatiche. L’obiettivo è che le operazioni siano sempre più intelligenti in modo tale da dotare le aziende di quella resilienza che assume sempre più valore in un momento in cui gli attacchi alla cybersecurity diventano sempre più preoccupanti.
“Riteniamo che queste siano le aree a maggior potenziale per i nostri clienti – ha concluso Anguilletti – perché ci permettono di fornirgli quella velocità, quella scalabilità e quella sicurezza che sono di vitale importanza nel raggiungimento delle iniziative di business”.
Open source significa innovazione
Giorgio Galli è tornato su un concetto già espresso da Anguilletti: open source significa innovazione. A riguardo cita i dati emersi dall’indagine The State of Enterprise Open Source (2022). “L’82% dei leader IT intervistati dice che preferisce lavorare con un vendor che opera nel mondo open source e che abilita le loro soluzioni attraverso l’open source – ha sottolineato Galli –. I leader IT si aspettano di incrementare l’utilizzo dell’enterprise open source all’interno delle loro organizzazioni per quanto riguarda le tecnologie più recenti. Questo per portare innovazione all’interno delle aziende (77%) e il cloud ibrido”.
Tra le tecnologie che i leader IT vogliono portare all’interno del loro sistema primeggiano i container. “È già iniziata la trasformazione della virtualizzazione nella conteinerizzazione” ha evidenziato Galli.
C’è poi un tema emergente, l’edge, che è una delle aree dove Red Hat sta investendo e maggiormente. Ma si comincia anche a vedere un utilizzo della tecnologia per sviluppare applicazioni di intelligenza artificiale, machine learning, serverless e, soprattutto, verso un efficientamento dell’utilizzo delle risorse non solo applicativo. Questa è la direzione che Red Hat ha intrapreso con l’obiettivo di supportare le aziende con le infrastrutture e le applicazioni che operano con modelli cloud ibrido per capitalizzare gli investimenti fatti e trasformarli in nuovi modelli cloud. Eventualmente anche da estendere al cloud pubblico e agli hyperscaler.
Focus su Red Hat Enterprise Linux
“Red Hat Enterprise Linux rimane ancora l’elemento focale – ha aggiunto Galli –. Ed è anche alla base di importanti funzionalità sviluppate da altre tecnologie, prima fra tutte la sicurezza. Ora viene esteso anche all’edge, perché l’edge non deve essere visto come un elemento a sé stante ma deve rientrare nella strategia”.
Sopra questi due livelli c’è il tema della piattaforma che disaccoppia la parte infrastrutturale da quella applicativa. Si è lavorato negli ultimi anni per rendere Red Hat OpenShift una platform as a service fruibile in modo molto più semplice sia da parte di chi deve governarla, sia di chi la utilizza. Quindi, gli sviluppatori perché contiene una serie di funzionalità che abilitano al time to delivery e al time to market. Su questa piattaforma basata su container, Red Hat ha anche strutturato la strategia per usare l’open source in modo da far migrare le applicazioni tradizionali all’hybrid cloud.
“Tuttavia – ha sostenuto Galli – oggi ai tavoli con i clienti discutiamo anche di architetture event driven e serveless (anche on prem). Nasce però un tema di automation, perché approcciare una strategia di hybrid cloud significa automatizzare. L’automazione delle architetture diventa perciò un elemento di strategica importanza nell’evoluzione infrastrutturali applicative”. È stata annunciata Red Het Enterprise Linux 9 che espande diverse funzionalità e rafforza la posizione sul mercato. Ma soprattutto supporta ARM e quindi estende oltre la piattaforma x86 e i sistemi Power e Z di IBM il numero di architetture hardware su cui può essere installato.
Una nuova automazione
Automatizzare vuol dire non gestire più l’automazione come si è fatto in passato a silos per l’infrastruttura, il cloud, il network e per la security ma vederla come un’unica tecnologia che permetta di indirizzare tutti questi scenari e casi d’uso. La tecnologia che consente di ottenere tale risultato è Ansible. La versione 2.0 di Ansible automation platform introduce diverse funzionalità per rendere più fruibile e certificata una serie di asset per automatizzare ambienti Linux, Windows, cloud e anche la parte di network security che sono due aree estremamente importanti di automazione che stiamo portando avanti. Questa piattaforma è stata rilasciata su Azure.
È stato firmato anche un accordo con Kyndryl, già cliente Red Hat che come system integrator gestisce un parco installato di oltre 500.000 endpoint. Il nuovo accordo mira a estendere l’utilizzo ad altri clienti. È stato poi creato un Ansible solution center per studiare insieme nuovi casi d’uso e indirizzare il tema dell’automazione.
In ottica edge è stata invece siglata una partnership con General Motor per portare la tecnologia open source, quindi Red Hat Enterprise Linux, all’interno di un progetto di inveicle operating system. L’obiettivo è avere una piattaforma sicura che permetta di rilasciare molto più velocemente le nuove funzionalità in tema autonomous driving, di sicurezza, di connettività e che consenta di accelerare il time to market.
Red Hat in Italia, tra clienti e partner
Non potendo fornire dettagli sulle performance di Red Hat in Italia, il country manager Rodolfo Falcone ha focalizzato l’attenzione sull’andamento economico del nostro Paese. “Il Fondo Monetario Internazionale indica una crescita dell’Italia pari al +2,3% per il 2022. Si ha quindi un vistoso rallentamento rispetto al +6,6% presunto nel 2020. E per il 2023 la crescita dovrebbe essere solo dell’1,7%”.
Se da una parte i 42 miliardi di euro previsti dal recovery fund dovrebbero dare un impulso alla crescita, dall’altro si contrappone un importante problema: la mancanza di competenze. “Mancano gli ingegneri – ha ammesso Falcone – e le aziende non si creano problemi a contendersi quei pochi che ci sono”.
Secondo il rapporto Il digitale in Italia 2022, lo scorso anno nel nostro Paese la spesa per il digitale ha superato i 75 miliardi di euro. Quello del cloud si è mostrato il settore più dinamico con il 70% del mercato che apprezza l’hybrid cloud e punta a decentrare l’intelligenza centrale nelle sedi periferiche attraverso le opportunità offerte dall’edge computing.
“Tra i clienti italiani di Red Hat – ha sottolineato Falcone –, Intesa San paolo puntando su Linux ha consolidato e standardizzato tutta la gestione dell’infrastruttura. Questo grazie al fatto che oggi Linux non è più solo un sistema operativo ma è una piattaforma su cui basare la digitalizzazione, anche oltre Red Hat”.
Il country manager ha anche evidenziato che i più importanti partner italiani di canale hanno riorganizzato la propria offerta per servire quella Red Hat. In tal senso, ha citato Gruppo Project, Engineering, Lutech, Mauden, R1, Vargroup. Ma anche alcuni dei principali cloud provider italiani hanno messo a listino l’offerta Red Hat per completare la propria proposta cloud. In particolare, si tratta di Aruba.it, Brennercom, Cineca e Fastweb.