La community di Unguess è molto estesa e si pone come obiettivo, tra gli altri, quello di migliorare la qualità di app, siti e servizi: il consumatore diventa un tester.
Tutti i partecipanti vengono regolarmente remunerati in base allo sforzo richiesto e al progetto, a seconda dei suggerimenti e degli errori di sistema (bug) che riescono a segnalare.
Non c’è un limite di età, ma bisogna essere in grado di valutare la qualità di un servizio, come l’usabilità di un sito Internet o l’esperienza di acquisto in uno store. E si riceve un compenso ogni volta che si prende attivamente parte a un progetto. Tra i lavori “digital” del futuro si inserisce anche quello del Trybeer, definizione che prende il nome dalla community sviluppata da Unguess.
È l’utente finale che, una volta entrato a far parte di Trybeer, viene immerso in tutte le fasi di sviluppo o di miglioramento di un prodotto o servizio, entrando anche negli store fisici con dispositivi indossabili, come gli smart glasses, per garantire parametri qualitativi come la funzionalità dei servizi, l’usabilità, l’accessibilità e l’affidabilità dei prodotti.
Il consumatore diventa tester di app
Lorenzo Capecchi, Chief Community Officer di Unguess
Chi sceglie di far parte di Tryber non ha bisogno di attrezzature speciali ma deve, al contrario, affidarsi ai dispositivi che utilizza ogni giorno, ovvero smartphone, computer e smartwatch, ad esempio. L’utente si iscrive alla piattaforma e viene formato tramite corsi gratuiti sempre in aggiornamento, oltre ad essere costantemente supportato dal team interno e dai Tryber più esperti.Non c’è un utente medio nella community, ma cerchiamo di coprire una vastissima gamma di caratteristiche e casistiche, diversificando le età, gli interessi, la provenienza, la lingua, l’istruzione e il livello di digitalizzazione. Proprio per questo la mascotte di TRYBER è un personaggio neutro: non è alto, non è basso, non è uomo, non è donna, non appartiene a nessuna etnia e non ha età.