Monitor curvi per ambienti business, qualità e comfort

Il raggio di curvatura influenza non poco la scelta dell’apparecchio ed è un parametro da considerare con attenzione.

monitor curvi

I monitor curvi offrono interessanti caratteristiche e promettono una visione immersiva; possono essere un valido supporto per il lavoro di tutti giorni?

Gli schermi LCD continuano la propria evoluzione e sono oggi altamente integrati in ogni contesto, dalla casa all’ufficio, dagli spazi comuni ai dispositivi mobile, all’automotive. Alle tradizionali soluzioni con diagonali per tutti i gusti, i produttori hanno inserito nei propri listini anche le matrici curve. I primi campioni sono apparsi sul mercato circa 8 anni fa; si trattava di pannelli destinati all’intrattenimento e alle TV.
A seguire, hanno fatto il proprio debutto i monitor curvi: prodotti che hanno timidamente mosso i primi passi, ritagliandosi una piccola fascia di mercato.

Nel tempo, pregi e caratteristiche di questi display sono stati apprezzati soprattutto in ambito gaming, dove attualmente sono ben considerati e registrano un discreto tasso di vendita. Il mondo business fatica invece a cogliere i vantaggi di simili prodotti e risulta più restio a investire.

Tralasciando TV e gamers, i monitor curvi potranno “sfondare” in ambito lavorativo? Per rispondere alla domanda occorrerà attendere ancora del tempo, ma è indubbio che questi prodotti siano in grado di assicurare vantaggi anche per il professionista, chi lavora da remoto, l’ufficio e chi opera nel mondo del digital imaging.

La curvatura

L’aspetto peculiare di questi di monitor è rappresentato dalla disponibilità di una matrice, di un sistema di retroilluminazione e di una struttura appositamente progettati per catturare lo sguardo dell’operatore.
La curvatura di un display si esprime con una sigla che indica il raggio espresso in millimetri (1000R, 1500R…). Il raggio di curvatura influenza non poco la scelta dell’apparecchio ed è certamente un parametro da considerare con attenzione. Tale raggio determina la curvatura dello schermo e ne suggerisce la distanza massima di visione.

L’utente è al centro del sistema di visualizzazione e non è un modo di dire! Per osservare al meglio uno schermo curvo è opportuno trovarsi in una posizione centrale, assecondando la distanza espressa dal raggio di curvatura.

Si tratta, contemporaneamente, del più grande pregio e difetto di questa tipologia di schermi.
Durante l’uso ci si sente “avvolti” dalle immagini e si sperimenta una sensazione di “immersione”, una sensazione che cresce all’aumentare della curvatura e della diagonale dello schermo. Minore è il valore espresso dal parametro precedentemente citato e maggiore sarà la curvatura.
All’atto pratico, i monitor curvi sono in grado di assecondare la naturale visione dell’occhio umano e di andare incontro alla capacità di visione periferica.

Per contro, tali monitor possono essere usati al meglio da un solo utente per volta e non rendono al massimo se osservati da posizioni decentrate o laterali.

Monitor curvi

La salute degli occhi

L’operatore alla scrivania può beneficiare di immagini sempre definite e a fuoco, il che si traduce in un minore sforzo visivo e in una riduzione di possibili disturbi.

Come è possibile? Gli occhi di chi osserva si trovano in una posizione ideale per una lettura agevolata di ogni punto dello schermo. Idealmente, il centro e gli estremi dello schermo si trovano infatti alla stessa distanza dall’occhio; cosa che non succede sugli schermi piatti. Il cristallino sulla retina è dunque sottoposto a un minore lavoro.

In uno schermo curvo, la matrice di pixel è alloggiata in modo che ogni punto luminoso sia rivolto verso l’utente. Proprio per questo principio, le immagini riprodotte soffrono di minori distorsioni, normalmente presenti quando si lavora su display piatti, per via della curvatura del nostro campo visivo. Lavorando con questi dispositivi si può apprezzare, fin dai primi momenti, una superiore definizione in ogni area dello schermo (questo, una volta superato il primo momento di minimo disorientamento legato all’abitudine agli schermi piatti).

La ricerca “Comparison of Flat and Curved Monitors: Eyestrain Caused by Intensive Visual Search Task” della Harvard Medical School conferma quanto detto sin qui.

Attraverso l’indagine, i ricercatori dell’istituto Schepens Eye Research, Mass Eye and Ear presso la Harvard Medical School hanno osservato gli effetti sulla salute dopo un prolungato utilizzo di uno schermo per PC. Il team del Dott. Eli Peli e Gang Luo ha valutato la possibilità di ridurre i sintomi della Computer Vision Syndrome (CVS), attraverso l’utilizzo del monitor curvo.

I partecipanti, con perfetta capacità visiva, sono stati sottoposti a specifiche sessioni e hanno compilato questionari prima e dopo la prova.
La maggior parte degli intervenuti ha riferito un peggioramento dei sintomi, quali affaticamento degli occhi, difficoltà di concentrazione, visione offuscata e occhi stanchi, in misura maggiore durante l’utilizzo del monitor a schermo piatto, rispetto al monitor curvo.

Display curvi per lavoro

Considerando gli assunti precedentemente riportati è possibile affermare che gli schermi curvi possono essere usati con profitto anche in ambito lavorativo.
Il maggior comfort visivo offerto consente di lavorare per un maggior numero di ore senza eccessivo affaticamento. Non solo, la maggior parte degli schermi curvi è proposto in formato Ultra Wide. Il fattore di forma superiore al canonico 16:9 permette di usufruire di un pannello molto ampio e con una estensione lungo l’asse orizzontale. Uno schermo di questo tipo rende quasi inutili le configurazioni dual monitor, riducendo cavi e complessità d’uso e di configurazione. Anche esteticamente, la soluzione appare più ordinata e meno ingombrante.

Al tempo stesso è decisamente poco pratico ipotizzare l’affiancamento di due o più schermi curvi. In questo caso non si ottiene infatti lo stesso vantaggio dei display piatti. L’effetto immersivo del singolo pannello risulta infatti notevolmente amplificato e impedisce un corretto utilizzo dei monitor posizionati agli estremi del campo di visione. Un altro aspetto considerare è la relativa difficoltà di montaggio a parete delle matrici curve. Schermi di grande diagonale (34”, 49”) sporgono infatti di diversi centimetri dalla parete e possono risultare antiestetici in alcuni ambienti.

In termini pratici, i monitor curvi possono essere usati con profitto nella quotidianità, aprendo molteplici finestre per la navigazione, la stesura di testi, l’elaborazione di contenuti e la lettura della posta elettronica. Risultano inoltre particolarmente versatili anche in ambito di editing grafico, in virtù di una minore distorsione agli angoli e della buona uniformità visiva.

I display curvi Philips

Per mettere alla prova quanto detto, abbiamo ricevuto in prova i modelli Philips 499P9H (49”), Philips 346P1CRH (34”) e 272E1CA (27”). L’obiettivo del nostro test di oltre due mesi è stato quello di verificare l’effettiva efficacia, praticità e qualità nell’uso prolungato.
La scelta di questi tre display non è stata casuale, abbiamo voluto valutare tre pannelli fortemente diversi tra loro, in termini di aspect ratio, risoluzione e diagonale.

Philips 499P9H (1099 euro) è un monitor con prerogative uniche e può soddisfare i più esigenti. Si distingue per il formato 32:9 e una diagonale di ben 49”, un monitor Ultra Wide per la produttività personale avanzata. Questo modello ha pochi concorrenti con pari caratteristiche nel settore dei display professionali, proprio in virtù di un formato non convenzionale e di una risoluzione di 5.120×1.440 pixel. Il monitor offre il massimo con i programmi di produttività e in un contesto di interazione con molteplici applicativi.

Philips Brilliance 499P9H, il display ultra-wide professionale

Lavora al meglio nel formato nativo e offrendo un rapido colpo d’occhio di tutte le attività in corso. Questo grazie a una curvatura dello schermo di 1800R e a un’area di visualizzazione tra le più estese in circolazione (1.193,5 x 335,7 mm). Il sistema di retroilluminazione garantisce una luminosità massima di 450 cd/mq, mentre il contrasto è di 3.000:1 (il contrasto dinamico SmartContrast può raggiungere un rapporto di 80 milioni a 1). Il tempo di risposta di 5 ms G-to-G è un buon parametro, adeguato al target d’impiego.

Philips 499P9H

L’uso quotidiano è facilitato dalla presenza di numerose porte di comunicazione. Per la gestione del segnale video è possibile affidarsi agli ingressi DP 1.4, HDMI 2.0b e USB-C 3.1 Gen 2. Il monitor vanta inoltre un hub USB 3.1 con tre porte, di cui una abilitata per la ricarica rapida di device come tablet e smartphone.
Particolarmente interessante la disponibilità di un adattatore LAN Gbit. Questa funzionalità si lega alla disponibilità del supporto docking station USB 3.1 di tipo C offerto dal monitor. Il suo connettore reversibile USB-C permette di erogare sino a 65 W e di connettere i notebook abilitati con un semplice cavo.
Tra le peculiarità, la webcam FullHD da 2 MPixel a scomparsa compatibile con Windows “Hello”, per un login automatico tramite riconoscimento facciale.

Philips Brilliance 499P9H, il display ultra-wide professionale

Come anticipato l’uso in ambienti da ufficio e Soho mette in evidenza i vantaggi di una così ampia superficie. Produttività e gestione di documenti e programmi migliorano senza dubbio.

Per “abbracciare” l’intero campo visivo è meglio posizionarsi a oltre 1,5 metri di distanza; in caso contrario è facile risentire di un affaticamento del collo e degli occhi che, per correre da un lato all’altro dello schermo, risultano piuttosto impegnati.

Il 499P9H non è infatti un monitor per disegnatori e fotografi ma può soddisfare certamente un appassionato o un amatore. La gamma cromatica è estesa ma inferiori ai monitor specifici per la fotografia (con trattamento immagini a 10 bit e/o LUT a 14 bit). Durante le prove abbiamo apprezzato l’elevata luminosità del display, indicata per esaltare toni chiari e rendere più definiti i particolari di foto e video HD. L’elaborazione tramite Photoshop beneficia di un buon grado di dettaglio e di tanto spazio per i tool e per ingrandire i particolari in lavorazione.

Display Philips 346P1CRH

Il monitor Philips 346P1CRH (589 euro) rappresenta probabilmente la scelta più equilibrata tra quelle in prova. Ciò è vero da un punto di vista tecnico ed economico. A un prezzo abbordabile per molti utenti, propone una matrice WQHD da 34” e risoluzione di 3.440×1.440 pixel. Per certi aspetti potrebbe essere considerato il “fratello minore” del modello 499P9H precedentemente descritto.

Monitor curvi

Racchiude in sé quasi tutte le funzioni della versione da 49”, come docking USB-C, KVM integrato, webcam compatibile “Hello” e un supporto video HDR 400, per immagini vivide e contrastate.

Il formato 21:9 con supporto Adaptive Sync consente di mostrare immagini stabili e nitide. È così possibile lavorare con il minimo affaticamento visivo. Il monitor vanta una base e un supporto verticale molto stabili e robusti, capaci di ammortizzare urti e scossoni del piano di lavoro, e ideali per posizionare il monitor all’altezza e all’inclinazione desiderata.
Come per tutti i monitor Philips, l’attenzione all’ambiente è massima anche nel 346P1CRH. Il sistema vanta meccanismi di risparmio energetico LightSensor e PowerSensor, che aiutano a far risparmiare all’utente fino al 70% dei costi energetici. Soddisfa inoltre gli standard EnergyStar 8.0, EPEAT e RoHS.

346P1CRH si è dimostrato un compagno di lavoro e svago molto valido. Luminosità e contrasto sono di alto livello, un particolare che rende il monitor ideale anche per chi elaborato foto e video, e per il gaming.

Monitor compatto Philips 272E1CA

Philips 272E1CA (189 euro) adotta la tecnologia e una matrice Full HD da 27”. Lo schermo ha una curvatura di 1500R e una buona reattività generale, ideale per la riproduzione di video e immagini in movimento. Potrebbe essere indicato come primo passo verso il mondo dei display curvi, anche se la diagonale relativamente ridotta e il formato 16:9 non regalano particolare coinvolgimento allo spettatore.

Monitor curvi

Il rapporto di forma standard e la risoluzione non troppo elevata, in rapporto alla diagonale, lo rendono più indicato per il gaming piuttosto che per attività lavorative.

Su questo formato, la differenza rispetto a un pannello piatto si sente decisamente poco.
Il prodotto brilla per qualità d’immagine e per un contrasto di 3.000:1, ideale per la maggior parte delle attività e per la produttività. Può essere inoltre inteso come soluzione entry-level per amatori e grafici alle prime armi.

Considerazioni

Nel complesso, le tre soluzioni messe alla prova hanno evidenziato alcuni aspetti cruciali dei monitor curvi. Possiamo affermare che, maggiore è la diagonale, maggiore è il coinvolgimento dell’operatore.
Al crescere della curvatura e, solitamente, della diagonale, è bene considerare che la distanza di lavoro cresce in modo proporzionale. È dunque opportuno valutare il binomio diagonale/risoluzione in base alle proprie aspettative e all’utilizzo preferenziale.
In generale, l’uso continuativo di display curvi non impone grandi sforzi da parte dell’utente, salvo un piccolo “rodaggio” nelle prime ore.

Quale scegliere?
Probabilmente, per la maggior parte degli utenti la soluzione migliore si trova a metà strada, tra un formato standard e i modelli di grandi dimensioni. Le misure di 32” e 34” non sono particolarmente ingombranti e possono essere facilmente posizionate su qualsiasi scrivania. In più, si tratta di una misura che può essere osservata entro 1 metro di distanza o poco più, senza imporre eccessivi cambiamenti alla postura e al modo di lavorare dell’operatore.
Caratteristiche generali e prezzo non sono discriminanti sensibili da valutare in confronto con i tradizionali monitor piatti.