La Generazione Z, nata tra 1995-2015, è la prima formata da veri nativi digitali, persone che non conoscono un mondo senza Internet o smartphone. Francesca Lerario, Managing Director di Ogury Italia, presenta la ricerca che ha analizzato il comportamento socio-demografico degli utenti mobile in Italia con un’attenzione alla Gen Z.
Una generazione con un potere d’acquisto di 44 miliardi di dollari che può arrivare fino 600 miliardi di dollari se si considera l’influenza esercitata sulle scelte di acquisto dei genitori.
Ma cosa sappiamo di loro? Come ingaggiarli in modo efficace?
Digital advertising per nativi digitali
Dallo studio è emerso come tra gli interessi della Generazione Z e dei più giovani tra i Millennials ci sia soprattutto l’apparire sui social, con app di fotoritocco e video editing. Anche l’istruzione e la cultura svolgono un ruolo fondamentale.
Molto utilizzate le app per accedere a esperienze culturali, film e libri e quelle di supporto allo studio e all’università.
Per la Generazione Z lo smartphone è anche lo strumento preferito per fare shopping , vivere il mondo dell’intrattenimento, degli incontri e della musica. La loro shopping experience è social, con applicazioni per caricare immagini e video di vestiti e valutarne altri mentre si fanno acquisti. Per questa generazione lo smartphone è essenziale per il gioco (es. Twitch, Hearthstone, Picolo Drinking Game).
Digital advertising per nativi digitali. Più condivisione dei dati personali
Internet rappresenta oggi una parte fondamentale nella vita di ognuno di noi, ma chi ha più di 25 anni ricorda come era senza smartphone e prima dell’onnipresente Internet.
La Generazione Z è invece cresciuta in un mondo a portata di touch, swipe e like: il 55% non trascorre più di 5 ore senza accedere a Internet.
Secondo una ricerca di Global Web Index, l’82% di giovanissimi italiani ha dichiarato che nelle ultime settimane, dall’inizio del lockdown, ha trascorso ancora più tempo sul proprio smartphone.
La Generazione Z non distingue mondo fisico e digitale e per il 29% non esiste alcuna differenza tra come si è online e offline. Questo ha un impatto diretto su come la generazione integri l’utilizzo dei propri smartphone nella propria quotidianità e come sia a proprio agio nel condividere i dati personali rispetto ad altri gruppi demografici.
Abituati alla vita digitale sin dalla nascita, comprendono l’importanza di fornire a brand ed editori dettagli personali per migliorare l’esperienza pubblicitaria o e-commerce. Avvezzi a registrare i dati bancari e ad acquistare a colpi di click, solo il 2% afferma di non essere “a proprio agio” a condividere i propri dati con i brand.
Digital advertising per nativi digitali, cosa pensano della pubblicità digitale
La Generazione Z è per sua natura digitale e sa che i contenuti di Internet non sono gratuiti. L’accesso può essere pagato in modi differenti. Con una sottoscrizione oppure con pubblicità online personalizzata previa condivisione di alcuni dati. Chi ha meno di 23 anni ha una maggiore comprensione del valore che si cela dietro la condivisione di informazioni personali alle aziende.
A confermarlo è The Reality Report, la ricerca condotta da Ogury nel 2019 che ha evidenziato come il 70% degli utenti tra i 18 e i 24 anni preferirebbe condividere i propri dati personali per accedere ai contenuti online.
Una buona notizia per la pubblicità digitale data-driven, oggi regolata da normative come la GDPR che hanno reso obbligatorio ottenere un consenso esplicito e tracciabile per tutti i dati raccolti e utilizzati.
Eppure, dalla ricerca è anche emerso che il 92% degli utenti reputa gli annunci mirati fastidiosi. Come mai? La Generazione Z è sì disposta a cedere informazioni personali, ma è molto esigente per quanto riguarda la propria esperienza mobile. In caso di insoddisfazione, è pronta a modificare le preferenze nelle impostazioni dedicate (33%).
Digital advertising per nativi digitali: la Choice Driven Advertising di Ogury
Per interagire in modo positivo ed efficace con la Generazione Z è necessario passare da un approccio “data-driven” a una cultura “choice first” che mette al primo posto la scelta e il controllo dell’utente.
Grazie all’introduzione di normative sulla privacy, il nostro settore sta vivendo una grande rivoluzione. Il nuovo modello pone l’accento sull’importanza dell’etica del dato, rappresentando una strategia chiave per guadagnare la fiducia degli utenti e avere successo oggi e nel lungo periodo.