Il commercio al dettaglio ha interrotto l’attività e anche il commercio online ha avuto difficoltà. L’indagine di PrestaShop ne ha evidenziato le cause. Infatti la pandemia di Covid-19 sta mettendo in discussione le dinamiche del commercio al dettaglio, ponendo al tempo stesso le basi per una crescita esponenziale del segmento online.
La situazione del commercio online e l’ottimismo dei merchant nei confronti del presente e del prossimo futuro, tuttavia, sono precari, come rivela uno studio sull’impatto del Coronavirus sul commercio online condotto da PrestaShop su 1.600 esercenti in Italia, Spagna e Francia.
Luca Mastroianni, Head of International di PrestaShop
La crescita dell’e-commerce a seguito della complessa situazione attuale promette di avere effetti a lungo termine. Chi, ad esempio, prima del lockdown non aveva familiarità con il commercio virtuale, ma la sta acquisendo ora continuerà presumibilmente a utilizzare il canale di vendita online anche una volta terminata l’emergenza.In questo contesto è cruciale che i commercianti si facciano trovare pronti e siano nelle condizioni di offrire sempre ai clienti un’esperienza di shopping virtuale completa, efficiente e appagante.
Consapevoli delle criticità eccezionali che i merchant si trovano ad affrontare in questo periodo di incertezze, abbiamo messo a punto il programma di supporto RestartFromHome. Si tratta di una piattaforma di consulenza e social learning gratuiti per aiutare i piccoli e mdi esercenti a cogliere le opportunità messe a disposizione dell’e-commerce, avviando o potenziando il loro negozio virtuale.
La situazione del commercio online
L’emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni su business di qualunque dimensione e settore, comportando una profonda riorganizzazione del lavoro e dei processi quotidiani. Il 71% degli e-merchant intervistati conferma, infatti, di aver intrapreso azioni specifiche per adattare la propria attività professionale alla complessa situazione globale. In un caso su due (49%) ciò si è tradotto, se possibile, in smart-working (49%), mentre un quarto dei rispondenti (26%) si è orientato sul part-time.
Orari e sedi di lavoro non sono gli unici aspetti oggetto di revisione da parte dei merchant. Il 27% degli intervistati spiega di aver introdotto alcune restrizioni alle consegne, mentre il 13% ha deciso di investire in un piano di comunicazione di crisi.
C’è anche chi (8%) ha sospeso le vendite, chi ha cercato di dare un boost al giro d’affari proponendo la consegna gratuita della merce. Qualcuno ha cercato di portare avanti l’attività adottando nuovi protocolli di igiene.
Nonostante queste iniziative, il 69% crede che il servizio fornito ai propri clienti sia inevitabilmente degradato a causa delle misure di confinamento. Il 65% dei commercianti online parla di un’interruzione della propria attività a causa del rinnovo della quarantena.
PrestaShop ha rilevato che oltre la metà dei merchant si aspetta una mancanza di domanda; il 43% teme che lo stop sia reso necessario dalle crescenti difficoltà logistiche. Il terzo fattore che, secondo gli esercenti, minaccia la loro attività è la complessità in termini di approvvigionamento delle scorte (36%).
La situazione del commercio online
Per tutti questi motivi, solo il 35% dei commercianti intervistati da PrestaShop si aspetta di registrare un aumento dell’attività del proprio e-commerce in questo periodo di emergenza. il 54% degli esercenti che hanno un punto vendita fisico afferma di non aver ancora notato una trasposizione online della propria attività offline.
In questo clima di sfiducia diventa quindi più che mai fondamentale studiare una strategia per impedire il ristagno del business e stimolarne la crescita.
Per potenziare l’attività del proprio e-commerce circa due terzi (65%) dei commercianti intende puntare sulla comunicazione, dai social network all’e-mail marketing. Al secondo posto dei mezzi utilizzati spiccano le offerte promozionali (36%), e l’ottimizzazione dell’esperienza utente e dei contenuti (26%).
Convinto del ruolo chiave della comunicazione, il 37% dei commercianti conferma di non aver ridotto gli investimenti nelle campagne pubblicitarie. Chi si è trovato a diminuire le spese in questo segmento ha tagliato le campagne Google (32%). Seguono quelle pianificate su Facebook. La percentuale scende al 16% per altre piattaforme, quali Instagram, Amazon o Criteo.