Il lavoro da remoto ha posto tanti quesiti anche sulla sicurezza IT e sulla tutela di dipendenti e aziende. Perciò Forcepoint offre alcuni consigli pratici. In risposta all’attuale situazione globale, le aziende si sono attrezzate per la tutelare i propri dipendenti e, in molti casi, si sono attivate per implementare gli strumenti necessari per permettere ai lavoratori di proseguire le attività in smart working.
Lo scenario di queste settimane ha messo a dura prova i comparti IT delle aziende che si sono trovati a dover gestire un numero sempre maggiore di dipendenti in smart working. Forcepoint, in qualità di azienda leader della sicurezza informatica a livello mondiale, ha stilato alcuni consigli pratici per permettere a tutti di lavorare in sicurezza da remoto.
1) Affidarsi alle disposizioni di emergenza o ai piani di continuità aziendale.
L’attuale contingenza diventa un vero e proprio banco di prova per gli strumenti informatici e la sicurezza della rete.
In tal senso sarà necessario:
-Identificare i diversi flussi di lavoro a seconda del reparto: è fondamentale per capire quali applicazioni sono necessarie ai singoli dipendenti per svolgere il proprio lavoro.
-Attivare lo smart working a rotazione per un numero limitato di persone o sedi: è consigliabile al fine di testare l’accesso alla rete aziendale per dipartimento o tipologia di lavoro.
-Sviluppare un piano strutturato per comunicare con i propri dipendenti è importante: programmare fin dall’inizio come verranno inviati gli aggiornamenti e analizzare se è necessario suddividere le comunicazioni a livello di dipartimento, di reparto o di regione è essenziale per evitare rallentamenti.
2) Testare la soluzione di sicurezza sia dal punto di vista degli accessi che della capacità.
La chiave è riuscire a valutare se la soluzione installata è in grado di supportare il crescente numero di lavoratori in smart working.
Quali sono i dispositivi locali, le applicazioni cloud e gli ambienti ibridi di cui i dipendenti hanno bisogno per svolgere il proprio lavoro?
La piattaforma Single Sign-On utilizzata ha un livello di sicurezza adeguato? In caso contrario, quali sono le criticità da affrontare?
Per quanto riguarda le applicazioni cloud: quelle utilizzate dai dipendenti hanno livelli di flessibilità adeguati? È possibile estenderne la portata a centinaia o addirittura migliaia di nuovi utenti?
3) Testare la sicurezza e la capacità dei servizi VPN.
La connessione VPN è un elemento fondamentale per proteggere persone e dati. A maggior ragione se le aziende devono far fronte ad un elevato numero di dipendenti che accedono alla rete da remoto.
Per garantire una perfetta connessione VPN e la continuità delle operazioni, è necessario quantificare il numero di dipendenti che si collegherà da remoto e moltiplicarlo per 2.
Quali applicazioni deve utilizzare il marketing? Quali sono, invece, quelle per gli sviluppatori, il finance e la contabilità? Come anticipato al punto 1, attivare lo smart working a rotazione per i diversi comparti è un ottimo sistema per testare il livello di sicurezza e capacità richiesti da ognuno di essi.
Per ottimizzare i servizi VPN è consigliabile creare connessioni “private”, a seconda delle prestazioni, dei diversi dipartimenti e della tipologia di lavoro svolto. Ad esempio, è possibile creare una VPN specifica a cui i membri del team di contabilità possano accedere durante le attività di fine trimestre.
Le situazioni di emergenza possono capitare: è proprio per questo che le aziende sviluppano piani di continuità aziendale. L’importante è riuscire a sfruttare al meglio queste occasioni per testare gli strumenti e le tecnologie a disposizione. La verifica delle connessioni VPN e una soluzione di sicurezza in grado di coprire tutte le applicazioni e i device necessari per lavorare da casa, sono essenziali per garantire la produttività e tutelare i dipendenti in questo delicato momento storico.