DC sempre più diffusi, Kingston individua i più singolari

DC sempre più diffusi, Kingston individua i più singolari

Cresce la domanda e le esigenze in fatto di storage: i data center non hanno più confini. Kingston realizzarto una mappa per individuare i più singolari. Nella classifica si va dal caldo del deserto, al freddo del circolo polare, oltre a un esempio italiano particolarmente virtuoso:

Stefania Prando, Business Development Manager di Kingston Technology
A prescindere dal contesto, per tutti i data center è fondamentale riuscire a mantenere una qualità costante ed elevata delle prestazioni, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, facendo al contempo fronte alla mole in continuo aumento di dati e informazioni da processare, elaborare e conservare. Proprio per questo Kingston progetta driver a stato solido (SSD) appositamente studiati per server e data center aziendali, in grado di garantire performance costanti e qualità elevate, anche nelle condizioni più estreme che, come abbiamo visto, spesso sono sempre più ricorrenti.

L’ex bunker atomico
In questa lista, Pionen White Mountains merita sicuramente un posto d’onore. A circa 30 metri sottoterra e a pochi chilometri da Stoccolma si trova infatti questo ex bunker atomico riconvertito in data center da Banhof, un provider di servizi internet svedese. Questo luogo che sembra rimasto sospeso agli anni 70 in passato aveva attratto anche l’attenzione di Wikileaks, che aveva reso questo immenso data center la sua centrale operativa.

Nel bel mezzo del deserto
A pochi chilometri da Las Vegas, sorge SuperNap, il più potente e strategico data center degli USA. Ci sono dei motivi precisi per cui si trova in questa landa desolata: nel deserto del Nevada si snodano migliaia di cavi di interconnessione delle Telco statunitensi, che rendono la zona una delle più interconnesse della nazione. Inoltre, l’area di Las Vegas è una delle poche negli Stati Uniti a non aver mai subito particolari catastrofi naturali come terremoti, uragani e tifoni e nella zona l’energia è facilmente reperibile e a buon mercato.

Tra i ghiacci del polo
Kolos ha scelto la città di Ballangen, nel circolo polare artico, come sede del proprio data center, destinato a diventare uno dei più grandi al mondo: l’obiettivo è raccogliere una quantità di server tali da richiedere oltre 1000 MW di potenza, in un’area di circa 600.000 metri quadri. Nella terra degli orsi bianchi e del ghiaccio perenne, l’azienda punta a contenere i costi grazie basse temperature, che raffreddano naturalmente i server senza necessità di intervenire artificialmente, e all’energia idroelettrica, che non manca: infatti, nella zona ci sono numerose dighe e impianti eolici. Infine, nelle vicinanze sono stati in passato installati grandi quantità di cavi in fibra ottica, lungo una ferrovia costruita per trasportare il ferro.

In fondo al mar…
Non è un segreto che, all’interno del Project Natick, che mira a realizzare data center più efficienti dal punto di vista energetico, Microsoft ha deciso di inabissare un data center nel mare, vicino alle isole Orkney, al largo della Scozia. Il cilindro bianco di oltre 12 metri di lunghezza, contenente poco meno di 900 server, costruito in Francia dal gruppo Naval, può restare sott’acqua fino a cinque anni. In questo caso, si punta al risparmio energetico proprio grazie al raffreddamento in mare e alla riduzione della corrosione, che rappresenta un problema non da poco per i data center: non essendoci persone, è possibile eliminare interamente l’ossigeno e la maggior parte del vapore acqueo.

L’ecologico, a due passi da Bergamo
Una curiosità, che dovrebbe diventare normalità: i data center Aruba utilizzano energia interamente proveniente da energie rinnovabili, autoproducendola o, se necessario, prelevandola dalla rete certificata. Il data center più grande d’Italia è un esempio di sostenibilità unico nel suo genere: si tratta del Global Cloud Data Center, il più grande d’Italia, sito a Ponte San Pietro (Bergamo), una zona sicura dal punto di vista sismico e idrogeologico. Il data center copre un’area di 200.000 m² e recupera l’energia necessaria per la sua alimentazione dall’acqua del vicino fiume Brembo e da migliaia di pannelli fotovoltaici che ne rivestono le pareti.