TÜV Italia svela una ricerca in materia di Corporate Social Responsibility, oggi sempre più importante per affrontare il mercato globale.
La definizione classica della visione che ispira la Responsabilità d’Impresa è quella sintetizzata a livello internazionale nella definizione “Triple bottom line” e riassunta dalle cosiddette “tre P”: People, Planet, Proft. Ogni azione di una organizzazione ha un impatto maggiore o minore su queste tre grandi tematiche. Non si tratta solo di una scelta etica. Evitare gli abusi sul lavoro, essere corretti nel rapporto con i clienti, rispettare l’ambiente, oltre ai benefici economici diretti significa soprattutto condividere i valori di riferimento della larga maggioranza dei consumatori.
I temi della Responsabilità d’Impresa non sono più confinati in settori aziendali specifici, come la comunicazione, ma investono le competenze e le scelte degli stessi Consigli di Amministrazione.
I primi passi per l’adozione di una strategia CSR partono dalla mappatura degli stakeholder, dall’analisi del rischio e della differente rilevanza delle diverse problematiche di azienda o di catena di fornitura in rapporto alle grandi tematiche che la ISO 26000 sintetizza. Il secondo passo è il piano strategico: individuate le criticità, la rilevanza dei diversi temi CSR, ciascuna impresa individua i temi sui quali intervenire per essere “responsabile”. Uno step successivo può essere la scelta di essere “accountable”, cioè trasparente e in grado di comunicare all’esterno la reale applicabilità di una strategia di Responsabilità d’Impresa, con l’adozione di strumenti di Social Accountability. Un altro passaggio ancora è quello della conformità: qui si entra nel campo della Social Compliance, cioè il monitoraggio, attraverso codici e procedure riconosciuti a livello internazionale, e in alcuni casi la certificazione del rispetto delle regole di comportamento che si è scelto di seguire in azienda, sul territorio e che vincoleranno anche tutti i fornitori.
Una volta elaborata la propria strategia, vanno individuati gli strumenti concreti da utilizzare per raggiungere gli obiettivi. Tali strumenti, che si dividono in tre macro-categorie, intervengono su diverse aree dell’universo CSR. La prima è quella strategica, che si fonda innanzitutto sulle linee guida della ISO 26000, che consentono di identificare gli obiettivi di una politica di Responsabilità d’Impresa. In seconda battuta, sull’andamento di queste scelte strategiche si può costruire una rendicontazione, che in genere va sotto il nome di Bilancio di Sostenibilità (o Bilancio sociale o ambientale); qui si fa ricorso a strumenti come gli standard GRI (Global Reporting Initiative) per la comprensione, la misurazione e la comunicazione dell’impatto che una qualsiasi attività può avere sui tre versanti della CSR (economico, ambientale e sociale). La seconda area è quella della Social Accountability, di fatto un sinonimo di Responsabilità Sociale, intesa però come “affabilità”, infatti qui si parla di precisi requisiti da rispettare e di verifica da parte di un ente terzo e indipendente.
Esiste da tempo una norma di certificazione riconosciuta a livello nazionale e internazionale: è la SA8000. Legata in particolare alle questioni dell’impiego della manodopera e al rispetto dei suoi diritti, si basa su diverse convenzioni internazionali quali l’ILO (l’Organizzazione internazionale del Lavoro), la Dichiarazione ONU sui diritti umani e la Convenzione delle Nazioni Unite per i Diritti dei Bambini.
Un ventaglio di certificazioni è disponibile anche nel campo ambientale: la ISO 14001 per la gestione di sistema ambientale, la ISO 50001 per l’Energy Management, la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (Environmental Product Declaration – EPD), lo standard europeo Emas ed altri ancora. Nel quadro della Social Compliance si fa ricorso a codici e metodologie di due tipi: aziendali o internazionali, questi ultimi creati da organismi indipendenti e associazioni di produttori. Una volta individuato lo standard che più aderisce alle esigenze strategiche di una organizzazione, si ricorre poi alle strutture e agli organismi tecnici che sono in grado di svolgere a livello nazionale e internazionale le verifiche previste dalle varie tipologie di codici.
Gruppo Feralpi. Feralpi ha fatto propri i principi della sostenibilità economica, sociale e ambientale e ritiene che le imprese non debbano limitarsi ad essere efficienti, ma debbano anche operare come attori sociali e culturali consapevoli, attraverso un approccio aperto a tutti gli stakeholder. In un mondo in cui il valore si misura non solo in termini monetari, ma anche in capacità di soddisfare i bisogni della società e dell’ambiente circostante, il ruolo dell’impresa è oggi ancora più strategico.
Manpower Italia. ManpowerGroup ha adottato una politica aziendale che concilia gli obiettivi economici con quelli sociali e ambientali del territorio di riferimento, in un’ottica di sostenibilità che si esplica attraverso progetti concreti realizzati con aziende clienti, candidati, lavoratori e stakeholder. “Siamo onorati – dichiara Riccardo Barberis, amministratore delegato di ManpowerGroup Italia – di essere stati scelti come azienda testimonial per il White Paper di TÜV Italia sui progetti più importanti e innovativi nella CSR. Riteniamo che favorire sostenibilità, integrazione sociale e inclusione delle diversità sia il modo migliore valorizzare il capitale umano e sviluppare il talento delle persone, da sempre al centro del nostro lavoro. La valorizzazione del capitale umano deve riguardare tutti gli ambiti e livelli lavorativi, e soprattutto laddove si presentino situazioni di disabilità o marginalità. Promuovere progetti di inclusione porterà un beneficio a tutti: ai soggetti interessati, alle stesse aziende e al tessuto sociale”.
Original Marines. La sostenibilità è per Original Marines valore imprescindibile e prioritario. L’azienda è da sempre attiva su questo fronte; nel 2019 ha lanciato “Wear The Future”, un manifesto programmatico con cui il brand rinnova il proprio impegno per il futuro attraverso un piano strutturato di iniziative in ambito Sustainability: maggiore attenzione all’ambiente, alla tutela delle persone, alla sicurezza dei capi e all’impegno sociale.
Pirelli & C. Governance, sostenibilità economica, sociale e ambientale sono pienamente integrate nei piani di sviluppo del business. Il Modello di gestione è “multistakeholder” e presuppone un dialogo costante con i portatori di interesse in ottica di sviluppo condiviso e mitigazione dei rischi, come accaduto nella definizione della strategia Pirelli di gestione sostenibile della gomma naturale. Politica, Manuale di Implementazione e Piano di attività 2019-2021 sono il risultato di più di un anno di consultazione multi-stakeholder, iniziata nei Paesi di produzione della gomma naturale con produttori, dealers, piccoli proprietari di piantagioni, organizzazioni non governative, rappresentanti sindacali e del settore industriale della gomma, e proseguita con valutazioni e feedback da parte di stakeholder internazionali tra cui ONG, i principali fornitori di gomma naturale di Pirelli, clienti delle maggiori case automobilistiche.