Autodesk ci ha illustrato una serie di collaborazioni e attività che hanno portato alla produzione di strumenti applicativi per il generative design.
Negli ultimi 50 anni si è indiscutibilmente assistito a numerose ed entusiasmanti innovazioni tecnologiche, con l’aumento della velocità di progettazione e produzione di tutto ciò che ci circonda.
In questo periodo si può parlare di generative design, un processo di progettazione in grado di combinare algoritmi, mediante software informatici, al fine di creare centinaia di opzioni diverse di progetto; soluzione che l’uomo, in autonomia, non riuscirebbe nemmeno ad immaginare. Usando software come Autodesk Within o Dreamcatcher, il progettista mantiene un ruolo attivo nell’impostazione degli obiettivi da raggiungere e dei vincoli dai quali non transigere.
Successivamente sarà il sistema ad attuare un’analisi delle performance attraverso l’utilizzo di algoritmi specifici, mettendo a disposizione dei professionisti un elevato numero di soluzioni possibili. Ciò vale anche per strutture complesse e permette un approccio olistico al problema, oltre all’ottimizzazione di costi, tempo e risorse.
Chi progetta ha la possibilità di intervenire lungo tutto il percorso, modificando obiettivi e vincoli in modo che il computer rielabori e generi nuove soluzioni in itinere. In questa fase l’esclusività dell’intuito umano, associata alla rigida intelligenza artificiale del computer, permette di abilitare una vera sinergia, utile per identificare le problematiche e potenziare la capacità risolutiva.
In seguito, spetterà al progettista il compito di produrre il prototipo secondo metodi tradizionali oppure attraverso la stampa 3D.
Molteplici sono le collaborazioni che Autodesk ha intrapreso al fine di sviluppare nuovi prodotti, sempre più tecnologici e all’avanguardia.
In concomitanza con l’apertura del salone del mobile 2019 a Milano è stata annunciata la collaborazione tra Autodesk e il designer Philippe Stark con Kartell, azienda leader nel design di interni rigorosamente made in Italy, il tutto con l’intento di sviluppare la prima sedia interattiva.
La collaborazione tra Autodesk e Nasa ha invece permesso lo sviluppo di un nuovo Lander, in grado di atterrare su Marte e rilevare la presenza di acqua sulla superficie del pianeta. L’innovativa architettura in alluminio del dispositivo spaziale vanta un peso ridotto di circa il 35% rispetto ai lander tradizionali. Al centro della struttura trovano sede gli apparecchi scientifici per lo studio e valutazione dei campioni di suolo.
Il Generative Design diventa nodale anche nel mondo dell’architettura. In un edificio di Toronto, in Canada, tramite i propri software, Autodesk è stata in grado di monitorare l’intensità della luce irradiata nelle diverse stanze. Così facendo è stato possibile calcolare le performance delle varie parti delle strutture e ottimizzare al meglio l’efficacia e l’efficienza complessiva.
Il processo creativo inizia in modo tradizionale, con un’idea riportata da parte del progettista su software informatico. Lo sviluppo di questa idea è poi accelerato dalle soluzioni di calcolo offerte dal programma e dalle numerose varianti che possono essere selezionate per raggiungere un determinato obiettivo.
Il generative design costituisce dunque un metodo rapido per esplorare svariate possibilità di progettazione in campi quali l’arte, l’architettura e il design, ma non solo, rappresenta uno strumento utile per tutte le realtà produttive.