Massimo Bandinelli, Marketing Manager di Aruba Enterprise, racconta come variano le esigenze di servizi Cloud in Europa
Paese che vai, cloud che trovi verrebbe da dire. Per quanto la Digital Transformation si stia muovendo sempre più trasversalmente in tutta Europa, ogni paese continua ad avere le proprie esigenze in termini di IT e la domanda di cloud nelle sue differenti forme ne è la riprova. Aruba ha voluto delineare un quadro sull’andamento della richiesta dei servizi cloud in Europa, considerando nello specifico i tre mercati in cui la presenza dell’azienda è attiva: Italia, Regno Unito e Polonia.
Il mercato europeo dell’ICT è di per sé un mercato in crescita come testimoniano i dati resi disponibili da IDC secondo cui si continuerà a crescere del 22% fino al 2022 con tassi di sviluppo più alti che in ogni altra parte del mondo e questo anche grazie all’entrata in vigore del GDPR.
POLONIA. Questo processo di trasformazione si muove con differenti velocità, in Polonia – ad esempio – la diffidenza nei confronti del cloud è ancora elevata. Secondo i dati del report “Use of cloud services in enterprises in Poland ”, l’87% delle aziende dispone ancora di un’infrastruttura fisica (on-premise), mentre ad utilizzare soluzioni cloud è solo il 27% delle aziende.
Il fattore principale che incoraggia le aziende ad utilizzare il cloud in Polonia è la disponibilità del servizio via Internet (39%), seguito dalla consapevolezza che ci sia un livello superiore nella sicurezza dei propri dati (38%) ed infine costi inferiori di attivazione (nel 36% dei casi). Ciononostante, il 63% degli intervistati indica preoccupazione per la sicurezza dei dati come il principale ostacolo nell’utilizzo di servizi cloud.
In Polonia, tutti i modelli di cloud (pubblico, ibrido e privato) sono in uso. Secondo un sondaggio commissionato da Aruba Cloud, il 50% degli utilizzatori si rivolge a soluzioni di cloud privato, il 26% al cloud pubblico ed il 23% al cloud ibrido. La ragione della popolarità del modello di cloud privato tra le aziende polacche sembra essere il controllo diretto che la soluzione fornisce ad ogni azienda sulla sicurezza dei dati.
ITALIA. La situazione è differente nel Belpaese, dove la sensibilizzazione sul tema cloud condotto nel corso degli ultimi 8 anni ha dato sicuramente i suoi effetti e le infrastrutture 100% fisiche sono diventate una rarità. Nel 2018, il mercato del cloud pubblico in Italia ha raggiunto un valore di quasi 1.5 miliardi di euro, in crescita del 26,3% rispetto al 2017 . In Italia, inoltre, il livello di adozione dei servizi Cloud nelle aziende nostrane con oltre 250 addetti è risultato superiore al 51% .
La richiesta di cloud in Italia continua, quindi, a trasformarsi. Se nel 2017 c’è stato il boom del cloud ibrido, con tantissime richieste di soluzioni miste di cloud privato e infrastruttura fisica, sia on premise che nei data center, nel 2018 è tornato a crescere il cloud pubblico, anche grazie ad una crescente attenzione nei confronti delle soluzioni di Disaster Recovery, Business Continuity e Backup su piattaforme in cloud. Un’impennata di richieste da ricondursi anche al GDPR, che prevede la protezione del dato fin dalla progettazione dell’infrastruttura ‘by design’.
La tendenza cloud che si sta evidenziando oggi in Italia è quella dell’introduzione nelle aziende di strategie multi-cloud. Le ragioni che portano alla migrazione di una infrastruttura o parte di essa su differenti provider sono molteplici: dal livello di servizio e di assistenza offerto (SLA), alla tipologia di servizio, dal livello di esperienza di un provider nella gestione di un servizio, alla ridondanza geografica e – perché no – anche al prezzo.
REGNO UNITO. Anche in questo paese, la strategia multi-cloud ha preso il sopravvento, coinvolgendo addirittura l’81% delle aziende, mentre le soluzioni ibride stanno perdendo popolarità (-7%), dato che potrebbe rappresentare un vero e proprio cambiamento nel modo in cui le imprese stanno percependo il cloud .
La velocità con cui le aziende con sede nel Regno Unito stanno adottando il cloud diventa sempre più incalzante. Solo sette anni fa, nemmeno la metà (48%) delle organizzazioni utilizzava consapevolmente servizi basati su cloud; una cifra che è salita oggi all’88%. E questi dati suggeriscono che il tasso di adozione del cloud aumenterà ulteriormente nei prossimi due anni. Di quelle organizzazioni che attualmente non utilizzano il cloud, infatti, la metà si aspetta di farlo in un prossimo futuro, così che entro due anni il 93% delle aziende utilizzerà almeno un servizio cloud.
Una percentuale sempre più elevata di aziende UK, inoltre, si sta affidando al cloud pubblico per ottenere soluzioni che mirano al backup dei dati e al disaster recovery. E la cosa non sorprende se si pensa che le previsioni pubblicate da Gartner, dicono che nel 2021 i ricavi prodotti dal cloud pubblico a livello mondiale saranno stimati attorno ai 278 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto ai 145 miliardi del 2017. E una buona parte di questo mercato è costituito proprio dall’Europa.
In conclusione, un concetto è chiaro a tutti: avere un cloud europeo rientra in un discorso strategico, industriale ed economico. Ed il raggiungimento di questa consapevolezza pan-europea è anche merito del GDPR che da presunto ostacolo si è trasformato in un vero e proprio acceleratore del processo di digitalizzazione delle aziende di tutta Europa, aumentando la consapevolezza di tutti sull’importanza del dato e della privacy delle informazioni.
#CloudNewNormal L’evoluzione dei servizi di cloud e il loro impatto sugli ambienti IT ibridi aziendali saranno i temi al centro del nuovo roadshow organizzato in collaborazione con IDC che vedrà 3 tappe: Ancona il 28 maggio, Verona il 6 giugno e Milano il 24 settembre. Intitolato “Cloud, la nuova normalità”, questo roadshow territoriale costituirà l’occasione per un confronto aperto tra IDC, gli esperti di Aruba Enterprise e i direttori dei sistemi informativi italiani sulle nuove soluzioni cloud su misura, sui modelli single, hybrid e multicloud e sulla migrazione al cloud degli ambienti legacy.