Di certo, la mancanza di competenze adeguate costituisce un freno nello sviluppo tecnologico: questo vale lato IT e certamente anche in un’ottica di adozione e diffusione del cloud. Lo skill shortage è un fenomeno sempre più evidente e percepito a tutti i livelli, sia nel mondo enterprise, sia tra le PMI.
Come evidenziato recentemente nel rapporto Clusit 2019, la grave carenza di persone qualificate riguarda molti settori, in particolar modo quello della sicurezza IT. Secondo gli esperti si tratta di uno skill shortage destinato a durare anni e con cui dovremo necessariamente confrontarci. Lo stesso può dirsi per il segmento networking e cloud, come sottolineato recentemente anche da Juniper Networks a NXTWORK 2018.
Aziende e società di settore stanno però intervenendo in modo diretto: il mercato della sicurezza IT in Italia è infatti in crescita e i board stanno finalmente iniziando a capire l’importanza e la centralità del tema (il livello di investimenti, tuttavia, è lontanissimo da quanto sarebbe opportuno mettere in gioco). In termini di configurazione e gestione degli apparati, i produttori stanno abbracciando una rinnovata filosofia: da un lato, a livello globale, con strategie e tecnologie che siano gestibili da persone con meno preparazione, dall’altro, a livello locale, contribuendo a formare la prossima generazione di specialisti con programmi di training specifici.
Oggigiorno, tuttavia, figure professionali come Cloud Specialist, Cloud Systems Engineer, Cloud Operations Administrator o Cloud Native DevOps Engineer non si trovano con facilità negli ambienti medio-piccoli. Ciò nondimeno, sarebbe sbagliato affermare che il cloud sia ad appannaggio unicamente delle grandi imprese e dell’enterprise.
Affidandosi ai partner giusti, come per esempio Aruba, anche una piccola realtà può migliorare e rendere più veloce e sicuro il proprio business. Grazie a solide basi e a datacenter scalabili e distribuiti sul territorio, Aruba progetta, sviluppa, costruisce e mantiene architetture cloud altamente versatili, che portano vantaggi per le imprese, per l’ambiente e la collettività.
Come altri fornitori di servizi cloud, Aruba qualifica la propria offerta attraverso differenti soluzioni configurabili durante e dopo l’acquisto.
Il cloud Ibrido di Aruba punta fortemente sulla convergenza tra ambienti virtuali e fisici; l’approccio Aruba Cloud permette dunque l’interazione tra le due realtà per definire il concetto stesso di “hybrid cloud” e per facilitare la migrazione di asset e dati.
Come scelta alternativa, non per forza in competizione con la precedente, l’architettura Private Cloud di Aruba consente di acquistare una parte dell’infrastruttura, definendone con precisione i valori complessivi delle risorse. Il controllo diretto di tali risorse avviene tramite il software VMware vCloud Director.
Tutta l’architettura adotta questa suite e poggia su VMware vSphere.
Come abbiamo visto, in definitiva, la scelta tra cloud ibrido e privato non è concorrente ma alternativa, in funzione delle attività e della tipologia di servizi da abilitare. In entrambi i casi l’offerta dei provider, come Aruba, appare ricca e granulare, adatta per consolidare alcuni comparti di business delle imprese che intendono crescere sfruttando i processi di digitalizzazione, oggi sempre più importanti.
Il cloud potrà diventare un abilitatore per un IT più fluido solo se saranno introdotti nuovi modelli organizzativi basati su rinnovate competenze e professionalità. Un simile scenario futuro transita inevitabilmente dall’adozione di processi, metodologie e strumenti di nuova concezione, indispensabili per generare un ecosistema pronto per il cloud. Si passa dunque da un approccio specialistico a una maggiore richiesta di saper orchestrare, trasversalmente, sistemi e architetture che sono sempre più correlati tra loro, sempre più “liquidi”.