Il futuro di Red Hat e il cloud, intervista a Susan James

Il futuro di Red Hat e il cloud, intervista a Susan James

Intervistiamo Susan James, Senior Director Telecommunications Strategy di Red Hat per parlare delle strategie di sviluppo del brand e di cloud.

– Quali direttrici principali sta seguendo Red Hat nel suo processo di crescita ed evoluzione? Quali sono le strategie di sviluppo che guideranno l’azienda nel medio termine?
La strategia Red Hat è incentrata sul concetto di open hybrid cloud, in cui Linux, i container e Kubernetes sono elementi fondamentali. Come fornitore di una piattaforma hybrid cloud, dobbiamo essere in grado di gestire workload emergenti man mano che evolvono, ed essere pronti a tutto quello che verrà. Lo facciamo in due modi – sia sviluppando funzionalità software a livello di piattaforma, che lavorando insieme a un ecosistema di partner in grado di fornire capacità aggiuntive.
Il modello di sviluppo di Red Hat è assolutamente open source. Andiamo a prendere il codice software ‘upstream’, dove viene creato, e vi aggiungiamo funzionalità che lo rendono più sicuro, affidabile e adatto al business. Questo significa che il nostro rapporto con le comunità open è bidirezionale: in un senso le influenziamo, nell’altro prendiamo indicazioni da loro. Vediamo l’open source come il motore dell’innovazione nel settore della tecnologia, perché quando molte persone collaborano verso un obiettivo comune, le idee si alimentano a vicenda e si sviluppano in modo più rapido. Queste comunità spingono l’evoluzione delle nuove tecnologie, da intelligenza artificiale e machine learning, a Kubernetes e container, fino a IoT ed edge computing, ed altro ancora.

– Acquisizioni e partnership sono fondamentali in un ambiente competitivo come quello che stiamo vivendo. Nonostante la sua posizione di leadership, Red Hat continua a dialogare con la community, partner e clienti, su più livelli. Qual è la ricetta segreta di un successo come il vostro?
Dobbiamo essere aperti alle diverse capacità e punti di vista in arrivo dal mercato tecnologico, perché possono aiutarci a comprendere una base clienti variegata come la nostra. Confrontarsi con idee e opinioni differenti ci aiuta a mettere in discussione regole e abitudini consolidate, e rafforza la nostra comprensione e conoscenza, proprio perché raccoglie e consolida prospettive differenti.

Un fattore critico di successo è la capacità di sfruttare al meglio i talenti di cui disponiamo internamente, prima di ricercarli all’esterno. Nel momento in cui si decide come trovare il giusto equilibrio, la prima cosa da fare è concentrarsi sul proprio core business – cosa siamo in grado di offrire meglio di ogni altro? Conoscendo il nostro core business, si possono prendere decisioni consapevoli su dove crescere internamente, dove puntare su persone esterne per risolvere un problema, e in quali aree eventualmente utilizzare software di terze parti per realizzare compiti specifici. Inoltre, nell’ambito del proprio processo di assunzione e formazione, è consigliabile andare oltre i classici ambiti STEM (science, technology, engineering and maths).

Quando si tratta di scegliere i partner, è saggio tener presente l’opzione di lavorare con aziende che non solo risolvono i problemi di oggi, ma possono aiutare a formare la propria organizzazione in modo ottimale rispetto alle problematiche future, magari non ancora del tutto identificate. Non possiamo prevedere cosa accadrà, per questo dobbiamo creare l’atteggiamento mentale e i meccanismi che ci permettano di muoverci rapidamente e di cambiare al bisogno – e di cercare lo stesso tipo di approccio anche nei partner. Si dovrebbe anche puntare su partner che condividano la nostra filosofia e i valori di base. Pensiamo a come vorremmo essere percepiti sul mercato, ad esempio: come leader nell’adozione della tecnologia e nella capacità di portare sul mercato nuove funzionalità? In questo caso, può aiutare puntare su un partner che mostra lo stesso approccio o si rivela complementare a quello che vorremmo nel nostro business.

– I modelli di business cambiano in funzione delle richieste di mercato e della disponibilità di nuove tecnologie. Che effetto hanno le tecnologie sul business? Quali nuovi modelli stanno emergendo? Che caratteristiche hanno?
Una funzione che deriva dalla penetrazione sempre maggiore di Internet e delle reti mobili avanzate è il fatto di avere a disposizione una quantità sempre maggiore di informazioni. L’informazione è potere, e questo vale sia per gli utenti individuali che per le aziende. I consumatori di ogni tipo di servizio – trasporti, hospitality, moda, cibo – ora hanno una conoscenza praticamente perfetta: possono verificare i prezzi di ogni prodotto o servizio in ogni momento, azzerando praticamente il rischio di fare un cattivo affare. Dal canto loro, le aziende hanno a disposizione quantità infinite di dati, che danno loro tutti i dettagli su come vengono usati i loro prodotti, e che possono usare per migliorarli e personalizzarli. Sono molti gli esempi che si potrebbero fare, mi limito a uno: sono cresciuta in un’area di case mobili, dove i prezzi venivano affissi fisicamente a una bacheca all’ingresso del campo. Venivano cambiati ogni anno. Ora, gli stessi prezzi sono online e possono essere variati anche ogni minuto sulla base di una serie di fattori, soprattutto per bilanciare in modo ottimale domanda e offerta, e questo può portare a un incremento significativo del fatturato e degli utili.

Un altro modo fondamentale in cui la tecnologia impatta sul business è l’accelerazione dei processi di innovazione che deriva da un approccio basato sui player di scala web, e dall’estensione dello stesso approccio ad altre situazioni. Se le aziende comprendono meglio i loro clienti, possono anche cercare di capire come affrontare in modo innovativo eventuali aree a basso rendimento. Un esempio calzante è quello di X by Orange in Spagna: anziché creare una nuova offerta di servizi nell’ambito di Orange, hanno preferito farlo attraverso un’entità del tutto nuova. Questo ha consentito di creare questo servizio con costi più bassi, implementando un modello esclusivamente software su un public cloud e sfruttando una tecnologia open source come Red Hat OpenShift.

– Il cloud ibrido è sulla bocca di tutti oggi. Qual è il futuro di questa architettura?
Il cloud ibrido è il futuro. Applicazioni differenti verranno implementate in scenari e ambienti IT differenti, che siano on-premise, private cloud o public cloud; e che siano virtualizzati, bare metal, o in container. Lo stesso formato non va bene per tutto. In Red Hat noi parliamo di open hybrid cloud – vogliamo dare alle organizzazioni la libertà di scelta e la flessibilità di potersi muovere facilmente tra architetture differenti, passando anche senza problemi da un public cloud provider all’altro. Tante aziende ci dicono che non vogliono essere legate a un solo cloud provider, per questo Red Hat offre un layer comune, neutrale, su cui ogni vendor e ogni cliente può trasferire le sue applicazioni liberamente tra le architetture che ha scelto. Red Hat fornisce una piattaforma stabile e comune, che si estende tra i differenti modelli IT, indipendentemente dal provider, dal servizio o dall’hardware sottostante, consentendo così ai team IT di concentrarsi sull’innovazione piuttosto che sull’integrazione tra tecnologie vecchie e nuove. Questa piattaforma si basa su Kubernetes; nello specifico, è Red Hat OpenShift.