Durante la tappa italiana di AWS Summit abbiamo avuto la possibilità di intervistare Danilo Poccia, Principal Evangelist, Serverless di AWS.
Il tema dominante della chiacchierata è stato senza dubbio il “serverless”, di cui Poccia è, non solo per ruolo, un convinto sostenitore.
Difficile tuttavia non concordare con il suo approccio positivo: il serverless può davvero essere un game changer per molte aziende, perché consente di avere il meglio di quello che il cloud offre, ma senza doversi più preoccupare dell’istanza che si sta usando. Questa proposta di AWS consente infatti di creare ed eseguire applicazioni e servizi senza dover gestire alcun server. Eliminando, quindi, tutta la gestione delle infrastrutture, che si tratti del provisioning del server o del cluster, l’applicazione di patch, la manutenzione del sistema operativo e il provisioning della capacità. Tutte le operazioni necessarie per l’esecuzione e la scalabilità dell’applicazione saranno gestite in automatico.
In pratica, in caso di eventuali picchi di utilizzo, le risorse vengono aumentate automaticamente ed in modo del tutto trasparente agli utenti, garantendo non solo la continuità del servizio che stiamo erogando, ma anche le performances.
Essendo servizi a consumo, l’azienda non si troverà mai a dove pagare più di quanto sta usando in quel momento. Senza questa tecnologia, ci si dovrebbe strutturare in modo più convenzionale, quindi prevedendo il picco di utenza a priori, ma di fatto sottoutilizzando risorse nella maggior parte del tempo. Un notevole risparmio di tempo (non gestendo la parte infrastrutturale) e di soldi (pagando solo quanto si consuma).
Anche lato developers, i vantaggi sono evidenti: il serverless permette infatti lo sviluppo di applicazioni moderne con maggiore rapidità, e un sempre gradito minor costo complessivo. Avere a disposizione un’applicazione serverless significa che gli sviluppatori potranno concentrare la propria attenzione sul prodotto, e mai sulla gestione e il funzionamento di server e di runtime. Grazie a questa riduzione degli oneri di gestione, gli sviluppatori avranno più tempo da dedicare alla creazione di prodotti scalabili e affidabili.
Aziende di livello mondiale, come The Coca-Cola Company, Finra o Autodesk ne fanno ampio uso, a riprova di quanto questa proposta AWS non sia solo teoricamente interessante, ma anzi dirompente sul mercato.
Per quanto riguarda il panorama italiano, Poccia vede un futuro roseo. Anche in questo caso, con convinzione e portando fatti concreti: se Amazon ha scelto proprio l’Italia come prossima Region europea è perché sa bene di avere grandi potenzialità. Il manager ci ha infatti indicato almeno tre vantaggi della presenza diretta in un Paese: prima di tutto, la latenza. In sempre maggiori casi pratici, una latenza particolarmente bassa non è solo apprezzata, ma indispensabile: basti pensare a soluzioni di IIoT, in cui un ciclo produttivo dipende anche dalla rapidità con cui vengono inviati i dati.
Un secondo parametro è di tipo legale: esistono una serie di situazioni in cui il dato non può lasciare il territorio italiano, oppure l’azienda cliente per policy non permette che avvenga.
In ultimo, un vantaggio culturale: si risponde puntualmente a chi (non pochi) si sente ancora oggi a disagio nel sapere che i propri dati sono conservati in altre nazioni, a molte migliaia di chilometri.