Christian Turcati, Systems Engineer Manager Italy di Nutanix, esamina l’impatto del cloud sull’IT aziendale e spiega come affrontare le problematiche associate.
Non c’è dubbio che il cloud computing stia avendo un effetto importante sull’IT aziendale.
Ciò è dovuto, in parte, alla necessità di trovare una rapida e semplice scorciatoia per attuare il processo di trasformazione digitale della propria azienda. Tuttavia, se per alcuni rappresenta una buona scelta, per altri il nuovo mondo del cloud computing è ben lontano dall’essere una soluzione perfetta. Molti dei responsabili con cui mi confronto ogni giorno, si vedono infatti bloccati in quello che Gartner definisce “il baratro della disillusione” ovvero quel momento in cui ci si rende conto di aver preso determinate scelte troppo frettolosamente e senza comprendere appieno il loro impatto.
Questo è il cloud – Naturalmente, ci sono tante buone ragioni per spostare in cloud almeno alcuni carichi di lavoro, e laddove è richiesto il modello di delivery on-demand su cui si basa una parte dei servizi.
Prima del cloud, i team dedicati all’infrastruttura on-premise impiegavano mesi a giustificare e quindi ad acquistare l’hardware, il software e i servizi richiesti. Un compito reso ancora più arduo dal fatto di dover indovinare i carichi di dati in anticipo di anni, motivo per cui molti effettuavano ordini in eccesso in modo preventivo per la paura di dover ricominciare da capo il procedimento qualora le loro stime si fossero dimostrate errate.
Grazie al cloud, tutto ciò non è più necessario. Hai bisogno di un paio di server virtuali, di un’istanza di database o di un server di posta hosted per la prossima settimana, domani, oggi stesso? Capacità di archiviazione e connettività di rete? Nel cloud tutto quanto necessario può essere reso operativo in pochi minuti, senza alcun esborso anticipato di capitale. Inoltre, molte piattaforme cloud permettono di pagare solo le risorse effettivamente utilizzate, facendo così del cloud – almeno in teoria – la piattaforma di elaborazione frazionata ideale su cui ospitare i carichi di lavoro aziendali digitali.
Purtroppo, spesso è solo “in teoria”, in quanto per molti versi, il cloud pubblico è una soluzione troppo semplice e veloce, mentre è necessaria un’attenta pianificazione se si desidera offrire quei benefici derivanti dall’elaborazione frazionata che molti si aspettano da esso. Inoltre, se la pianificazione viene effettuata in modo errato, è molto più difficile rimediare di quanto si possa immaginare.
Tante (troppe) scelte – Uno dei maggiori problemi legati al cloud è rappresentato dal numero e dalla varietà di piattaforme e servizi offerti. L’ultima volta che ho controllato, solo AWS offriva 150 prodotti raggruppati in 20 diverse categorie, da elementi di base come calcolo, archiviazione, database e piattaforme di sviluppo fino a strumenti avanzati di business analytics e Intelligenza Artificiale. Se a questo si aggiungono offerte simili di altri fornitori, oltre alla facilità con cui è possibile acquistare i prodotti per il cloud pubblico, si ottiene la ricetta perfetta per creare un mix di piattaforme, servizi e app che, pur essendo efficaci e perfettamente gestibili di per sé, non vanno molto d’accordo tra loro.
Bassi costi d’acquisto complicano ulteriormente la situazione, rendendo più semplice per i responsabili delle linee di business acquisire prodotti di cloud pubblico con un controllo minimo o addirittura nullo da parte dei team IT aziendali (il fenomeno cosiddetto Shadow IT). Il che non sarebbe neanche una cosa negativa se non per il fatto che, a differenza dell’infrastruttura on-premise che permettono di verificare all’interno del data centre cosa sta accadendo, la visibilità gestionale nel cloud può variare in modo considerevole tra fornitori e tra prodotti, rendendo complesso persino sapere di cosa si dispone, figuriamoci mantenerne il controllo.
Una storia che si ripete – Non vorrei essere frainteso: sono assolutamente favorevole al cloud computing, ma laddove una volta il cloud veniva considerato come un modo per risolvere le difficoltà legate all’IT on-premise, oggi sento sempre più parlare di nuovi problemi. Uno dei più comuni è che sebbene il cloud fornisca una piattaforma economica per lo sviluppo di nuove applicazioni, quando tali app vengono messe in produzione i costi possono salire alle stelle.
Oltre a questo, alcuni responsabili con cui ho parlato si lamentano del fatto che trovano molto più difficile tenere traccia dei costi quando le applicazioni vanno in cloud rispetto alle distribuzioni on-premise, avendo solo una vaga idea della spesa complessiva e di come intervenire in merito.
Un’altra preoccupazione comune è l’ulteriore livello di complessità di una tecnologia ampiamente sponsorizzata proprio come strumento per semplificare l’IT. Invece che agevolare l’IT, le aziende spesso si trovano a dover creare ulteriori gruppi di supporto specialistici – in molti casi per ogni singola piattaforma cloud – oltre a quelli necessari per un’infrastruttura on-premise.
Infine, c’è la questione della proliferazione incontrollata di cloud con archivi di dati isolati dagli altri sistemi, situazione ancora più comune e più difficile da risolvere nelle aziende che già utilizzano un’infrastruttura in cloud.
Tutto può essere risolto – Purtroppo, tali problemi non verranno affrontati direttamente dai vendor di servizi almeno non nel breve periodo. Ecco perché così tante aziende stanno abbandonando il pensiero di un’IT basato esclusivamente sul cloud a favore di un approccio ibrido che abbraccia sia l’on-premise che le piattaforme cloud – solo per riappropriarsi un certo grado di controllo.
Allo stesso tempo, tuttavia, vogliono anche che la parte on-premise sia veloce e facile da scalare come il cloud – ecco perché, mentre è previsto un calo delle vendite tradizionali di server e SAN, sta aumentando l’interesse per le piattaforme di iperconvergenza insieme alla crescita dei servizi di public cloud.
Questo è anche il motivo per cui ci si è concentrati molto su strumenti e tecnologie non solo per consentire ai responsabili C-level di tenere sotto controllo i costi, ma anche ai team IT di spostare le applicazioni e bilanciare i carichi di lavoro tra le piattaforme, indipendentemente dalla tecnologia, dal fornitore o dall’implementazione coinvolti. Tali strumenti di orchestrazione sono l’anello mancante nell’equazione per adattare l’IT aziendale e sfruttare appieno ciò che il cloud ha da offrire alle proprie condizioni.