Tutto ciò che abbiamo raccontato non potrebbe essere naturalmente possibile senza un elevato tasso di tecnologia. Questo si traduce in infrastrutture moderne e all’avanguardia, ma anche in accordi e partnership con i top player a livello mondiale.
L’architetto Fabio Biancucci ci ha raccontato come l’approccio estetico e di design si fondano con l’efficienza e l’ergonomia all’interno dei nuovi datacenter di Aruba. In particolare, Biancucci ci ha raccontato come evolveranno i lavori nell’area ex-Legler di Ponte San Pietro. Il datacenter A è già operativo dal 2017 ed è ormai quasi totalmente allocato. Proprio per questo a breve partiranno il lavori per la palazzina B e C, iniziando fronte strada, verso il centro del paese. Oltre agli ulteriori ambienti datacenter arriveranno magazzini, aree di stoccaggio e un auditorium.
Queste strutture saranno pronte entro un massimo stimato di due anni da oggi. L’area prossima al fiume Brembo ospiterà uffici e il centro direzionale, preservando, ove possibile le strutture della precedente fabbrica di produzione tessuti, seguendo una logica di conservazione dell’archeologia industriale del luogo.
Si è inoltre parlato della futura infrastruttura romana Hyper Cloud Data Center, che sorgerà in quello che è definito il tecnopolo tiburtino, su una superficie di 74mila mq all’interno della città e ben servita a livello di connessioni e raccordi autostradali.
Si tratterà di un edificio in classe quattro (simile per esempio agli ospedali) e capace di resistere alle calamità più intense. Ospiterà cinque datacenter realizzati secondo il modello inside out e una pianta performance altamente scalabile per gli spazi interni. In questo caso la logica di costruzione sarà verticale ma manterrà il sistema di raffreddamento con plenum inferiore e superiore già sperimentato a Ponte San Pietro. I pali di fondazione serviranno anche da sonda geotermica e condotto per il fluido del sottosuolo, che diventerà vettore di scambio di calore per i chiller alloggiati in copertura.
In un mondo in cui il cloud e i datacenter stanno diventando sempre più importanti, cosa differenzia Aruba dai competitor? Come precisa Sordi, Aruba unisce il meglio dei due mondi e, rispetto a molti concorrenti che operano in settori verticali, è in grado di integrare al meglio i benefici di infrastrutture moderne e del cloud computing. Questo sapiente mix consente di rispondere tempestivamente alle richieste dei clienti, grazie anche ai numerosi team già formati e in fase di formazione.
Come anticipato, le partnership sono essenziali. A testimonianza di quanto detto è intervenuto Hervé Renault EMEA Head of Cloud Providers di VMware. Proprio l’intero stack VMware è ampiamente adottato nei DC Aruba, un dettaglio che consente ai servizi erogati di essere ampiamente compatibili con la base installata presso le imprese, che già da molto tempo adottano i prodotti del brand per virtualizzare sessioni e server.
Secondo indagini VMware, il futuro sarà certamente cloud. A suffragio di questa affermazione, Renault ha precisato che la Business Unit legata al mondo cloud è quella che cresce più rapidamente (+15%), mentre il 50% del fatturato della società si esprime in Europa, a sancire il primato e la particolare attenzione del Vecchio Continente verso “la nuvola”.
Non solo, VMware riconosce il primato di Aruba in Italia: il Gruppo è infatti il primo cloud provider e surclassa gli altri 150 attivi sul territorio.
Alcuni dati citati dal manager fanno riflettere: il Software Defined Data Center è ormai un service che può definirsi mainstream. Usanto il full stack di VMware è infatti possibile costruire un datacenter su misura senza dover acquistare realmente alcune server per la propria impresa. Non solo, l’hybrid cloud è il nuovo standard per il settore e il 92% del pool di riferimento intervistato riporta come la consistenza delle architetture tra cloud publico e cloud privato sia determinante.
Il cloud è ormai maturo: da 6 a 9 mln di clienti migreranno al cloud entro il 2021 e beneficeranno di sicurezza e riduzione dei costi.
Il futuro sarà certamente multi-cloud, il 94% dei clienti enterprise si aspetta di approcciare il multi-cloud a breve.
In questo contesto VMware si propone come partner affidabile, capace di assicurare una migrazione fluida, garantendo al contempo l’utilizzo di infrastrutture open (nessun vendor lock-in) e con possibilità di reversibilità.
Roberto Schiavone, VMware Senior Channel Manager Italy, fa eco a Hervé Renault, precisando come entro il 2021, il 50% dei carichi di lavoro erogati saranno eseguiti in cloud.
Per toccare con mano cosa significhi abilitare una vera e profonda trasformazione digitale sono intervenuti due ospiti esterni che hanno collaborato e stanno collaborando con Aruba.
Marco Labianca, Buyer Officer di Decathlon Italia, ha svelato le peculiarità del progetto Digital Doc e come la dematerializzazione dei dati abbia permesso di tagliare i costi del 35%. Non solo un approccio green e sostenibile (per via del minore uso di carta), ma anche una cospicua riduzione del budget per le attività di backoffice, in ambito HR e di controllo gestionale.
Davide Albanese, IT Manager di Nexive, ha spiegato come il primario operatore postale privato abbia conseguito numeri record grazie anche ad Aruba, consegnando lo scorso anno 500 mln di buste e 8 mln di pacchi. Il passaggio da IBM ad Aruba ha consentito a Nexive di guadagnare in flessibilità e prontezza di reazione, parametri fondamentali soprattutto nei periodi di carico intenso di lavoro (si pensi al periodo natalizio e alla consegna di colli in vista del Black Friday).
La transizione ha richiesto 18 mesi, secondo step di spostamento e ammodernamento dell’infrastruttura in uso. Ad oggi Nexive elabora tutti i carichi in modalità as-a-service, appoggiandosi ai servizi del DC di Ponte San Pietro e al DC di Arezzo per le necessità di disaster recovery. Il traguardo raggiunto è di primo piano: un taglio dei costi del 30% su 5 anni.